Forse non è un caso che giri questo titolo nei giorni del (post?) Covid e dell’omicidio di George Floyd. Vado a vedere Che fare quando il mondo è in fiamme? di Roberto Minervini, al Beltrade di Milano, non per caso: il piccolo cinema indipendente è stato l’ultimo a chiudere e il primo a riaprire dopo il lockdown, con una programmazione varia e distanziata, tra classici (Fellini) e film che parlano di realtà. Fa parte del 2,5 degli schermi italiani oggi attivi, pari a un totale di 85 (dati aggiornati al 17 giugno 2020).
Bianco e nero e docu-fiction: non per punirsi, ma forse perché non si ha poi questa voglia o capacità di sfrenata evasione, almeno a Milano. Ben venga dunque Minervini, che ha scelto di girare non una storia ma il procedere di una storia.
Al centro, la comunità afroamericana di Baton Rouge, Louisiana, in un’estate (2017) segnata dall’uccisione di uomini e ragazzi neri. Ed è quasi impossibile per i personaggi reali cercare un posto di conforto nella marginalità di un luogo in bilico sul precipizio.
Non sarà certo il Mardi Gras a portare salvezza. Un vecchio della minoranza indiana, Big Chief Kevin, cuce un costume tradizionale con la pazienza di un artigiano condannato a morte.
Ma pure dove il quartiere è in via di gentrificazione, si cammina senza respirare, a capo chino. È un percorso a handicap. Un handicap solo se sei bianco, ed è quello classista. Due, se sei nero: classista e razzista. Tre, se sei nero e donna: classista, razzista, sessista.
Parte del docu-fiction, poco disturbato dalla macchina da presa – non c’è l’invadenza un po’ sadica del precedente Louisiana (2015) – ruota attorno a Judy che ha aperto un bar, dopo una vita di crack e violenze, e lo chiude con un party – tanto, sembra dire, i grandi musicisti che amava sono morti…
Ma ovunque si apra l’obiettivo, compare un mondo frustrato. Nel peregrinare di due ragazzini sull’orlo del vuoto, tra discariche e miraggi di treni in fuga, nell’anacronistica e volonterosa marcia di un gruppo di nuove Black Panther per le strade, che arriva allo scontro con poliziotti bianchi imperturbabili come sfingi.
Intanto, si scandiscono i nomi dei morti. Prima di tutti quello di Alton Sterling – ucciso da un agente mentre vendeva cd fuori da uno store, nel luglio 2016: Justice for him, no justice – no peace.
Venti persone, allo spettacolo delle 18,30, tornano a casa pensose. Qui, la programmazione del cinema Beltrade di Milano.
Credit: WClarke