Esiste un album intero che Neil Young ha messo da parte, nascosto, perché ai tempi gli sembrò troppo intimo e doloroso: lo “rilascia”, dopo 45 anni, oggi 19 giugno 2020. Alcune canzoni delle sessions di Homegrown – questo il titolo – erano già comparse alla spicciolata, ritoccate, rifatte: piccoli gioielli trascurati; altre, davvero inedite, sono oscure sorprese custodite per quasi mezzo secolo nella cassaforte di un’anima. Qui ci limitiamo a fare un po’ di storia.
THE DITCH TRILOGY Le registrazioni di Homegro
L’ADDIO DI WHITTEN È il primo dolore: la canzone Time Fades Away inizia con l’immagine potente e (io ho sempre pensato) sfanculante dei 14 junkies troppo deboli per lavorare… Per un po’ non lavora bene, è weak, pure Neil Young, cui muore per overdose il 18 maggio del 1972, l’amico e compagno d’avventure Danny Whitten.
Whitten, chitarrista dei Crazy Horse, viveva in un nebuloso periodo di droghe che lo aveva reso di fatto incapace di suonare. Young lo convoca nell’autunno del 1972 per far parte della Harvest band, provare le nuove canzoni che daranno vita a Time Fades Away, da incidere live nel North American Tour del 1973. Crede che Whitten si sia ripulito, lo ospita in un trailer a casa sua, al Broken Arrow Ranch, acquistato nel 1970 vicino a Redwood City. Piccolo particolare: Whitten ha sostituito l’eroina con la tequila. È troppo fuori per tenere in mano una chitarra. “Too far gone”, dice Young, che gli mette in mano un biglietto di ritorno per Los Angeles. Il giorno dopo gli arriva la notizia che Whitten è morto per overdose di alcool e Valium. Il canadese scrive sui due piedi Don’t Be Denied, una delle canzoni più amare sulle disgrazie correlate al successo (fonte: Every record tells a story).
Young racconta di questo periodo (con molte reticenze) nella famosa intervista concessa a Cameron Crowe, nell’agosto del 1974, per Rolling Stone, botta e risposta effettuato a zonzo per Sunset Blvd su una Mercedes rossa a nolo e nel porch della casa del cantautore sulla spiaggia di Malibu. L’intervista chiarisce gli altri motivi alla base della Trilogia.
L’ADDIO CON CARRIE L’altro dolore riguarda la relazione con l’attrice Carrie Snodgress – quasi Oscar con Diario di una casalinga inquieta di Frank Perry: dura dal 1971 al 1974 e termina, secondo Young, in modo amichevole. In musica, la love story è compresa – ma ora c’è anche Homegrown! – tra A Man Needs a Maid (Harvest) e Motion Pictures (On the Beach), che la chiudeva con le parole:
Well, all those headlines, they just bore me now/ I’m deep inside myself, but I’ll get out somehow/ And I’ll stand before you, and I’ll bring a smile/ To your eyes
Carrie Snodgress, per inciso, compare anche in un film di Neil, l’ostico art movie Journey Through The Past. Fa precipitare le cose, forse, la nascita di un bambino, Zeke, con un grave handicap cerebrale, l’8 settembre del 1972.
La coppia passa dall’estasi alla disperazione, ma per un po’ Neil tiene botta (fonte: intervista della Snodgress a People Weekly, 1986) anche se è dell’attrice il maggior sacrificio. Negli anni con Young, la bionda e elegante Carrie, che poteva divenire una nuova Carole Lombard, stacca dal lavoro e si occupa della famiglia.
Quando si sente pronta a tornare, Hollywood la snobba, perché ha addosso “lo stigma del rock”, ricorda lei, anche se non ha mai preso neanche un’aspirina… Snodgress calca di nuovo un set nel 1978 in una parte secondaria in Fury di Brian De Palma, dopo aver perso per un mancato accordo sul compenso un ruolo da protagonista in Rocky (1977), film che le avrebbe cambiato la vita.
CARRIE SAYS Lo split del 1975 con Young, racconta Snodgress, le è incomprensibile: definisce Neil “enigmatico”, ma ricorda come un sogno la vita nel ranch di 15.000 acri nella California del Nord, afferma di non aver mai litigato con Young e di aver affrontato con forza, e supportata da lui, i problemi per la disabilità di Zeke.
Un giorno, che segue a lunghi periodi in cui Young si assenta per stare a Los Angeles, Carrie viene messa alla porta e “trasferita” con il bambino in una casa di Neil a Hancock Park. Più tardi, Snodgress lamenta il disinteresse finanziario del cantautore nei suoi confronti, specie quando Young trova una nuova compagna, nel 1977, e sparisce dalla vita sua e di Zeke.
Alla fine dei Settanta, Snodgress finisce in ospedale per percosse, vittima di un’altra relazione rock, con il solitamente cortese musicista e produttore Jack Nitzsche (al piano in Tonight’s The Night).
NEIL SAYS La versione del canadese sta nell’autobiografia poetica Waging Heavy Peace – Il sogno di un hippy (Feltrinelli, 2012): “Carry aveva molto da dare ma con me non durò a lungo. Posso prendermi io la colpa. Molta gente mi ha detto che le ho rovinato la carriera da attrice portandola al ranch dove l’avevo reclusa. Potrebbe essere vero. Ma grazie a Carrie ho Zeke Young, il meraviglioso figlio che amo. Perciò non cambierei mai quello che è stato”. Amen. Non aggiungo altro perché ricordo di aver abbandonato il libro su un treno, perché troppo auto-encomiastico e privo di dettagli interessanti.
LA NASCITA DI HOMEGROWN Il 1974 è stato un anno turbolento e produttivo. Con Tonight’s ancora
“It was the darker side to Harvest. A lot of the songs had to do with me breaking up with my old lady. It was a little too personal . . . it scared me. Plus, I had just released On the Beach, probably one of the most depressing records I’ve ever made”.
Alla fine opta per fare uscire Tonight’s, cioè l’album più “liquido” (ubriaco) che abbia mai fatto, grezzo e stonato, sporco e sofferto, ma che resta un picco incontrastato nella lunghissima carriera di Young. Poi arriverà Zuma e si cambia pagina.
IL DISCO CHE VIENE DAL PASSATO è bellissimo, acustico ed elettrico, country e dark, dolce e allucinato. Come disse Neil Young a David Carr in un articolo del NYT (Neil Young Comes Clean, 2012), è il missing link tra Harvest e
Alcune tracce sono già note agli youngiani. Ci limitiamo a quelle presenti nella tracklist e non alle altre canzoni appartenenti alle sessions. Little Wing è uscita su Hawks&Doves; Star of Bethlehem su American Stars n’Bars; Love Is A Rose su Decade. Sono state registrate ex novo: Homegrown su American St
Non resta che ascoltarlo, dimenticando pure tutta questa storia.
A MARGINE The Needle and the Damage Done, incisa nel gennaio 1971, per Harvest, non parla della morte di Danny Whitten, come molti credono, per evidente dato cronologico, ma ne descrive l’heroin habit. L’allucinata Tonight’s The Night è invece notoriamente dedicata a Whitten e a Bruce Berry, il roadie morto per droga. La voce di Whitten compare in un track, C’mon Baby, Let’s Go Downtown. Come a suggello di una storia di tre album incisi tra i fantasmi.
Credit: foto in apertura tratta da After The Gold Rush