C’è un’aria strana stasera all’ingresso del chiostro del Piccolo Teatro Grassi a Milano. Strana e anche lieta e si respira tra noi che, in fila e a distanza, con mascherine e gel igienizzante, siamo qui per lo spettacolo L’umano nell’uomo interpretato da Sonia Bergamasco.
Siamo uomini e donne fieri – sì, proprio fieri – di essere riusciti ad “acchiappare” un biglietto che costa 5 euro ma è preziosissimo perché nei teatri che hanno riaperto da qualche giorno i posti sono proprio pochi. Io mi sono attaccata al telefono e ce l’ho fatta. Come i miei compagni di fila (un metro l’uno dall’altro, il distanziamento sociale non è uno scherzo).
Sonia Bergamasco legge due racconti esemplari di Vasilij Grossman, grande autore del Novecento russo, conosciuto per Vita e destino. Racconti che il Piccolo ha proposto per due stagioni, con la regia di Lev Dodin, e che sottolineano l’eterno conflitto tra il bene e il male, tema particolarmente caro all’autore.
«E’ una serata speciale» dice Sonia Bergamasco con un sorriso e lo sguardo un po’ smarrito, fare teatro nel chiostro non è forse come ce lo immaginavamo tutti, i rumori del tram che passa fuori, della musica sparata da un bar, della gente che chiacchiera sul corso ci disorientano, almeno all’inizio.
Ma. «Dio che emozione» dice la signora davanti a me. Sono passati quasi quattro mesi, «è un po’ come rinascere». «Devo trovare un altro biglietto» commenta il ragazzo dietro. «Per quale spettacolo?» gli chiedo. «Per uno qualsiasi, purché possa tornare qui». Ci sorridiamo, noi fortunati 68 che facciamo il tutto esaurito in un teatro che ospiterebbe in sala 300 persone.
«Il teatro non è solo un diversivo» ha ricamarcato qualche giorno fa Stefano Massini, il primo a rientrare in scena al Piccolo con le sue Storie e l’accompagnamento di Paolo Jannacci. «Ma un importantissimo rito in cui una collettività si ritrova e ripercorre il senso del suo essere comunità».
Sì, ci sentiamo proprio comunità stasera, seduti nel chiostro Nina Vinchi, ad ascoltare Sonia Bergamasco che legge il primo racconto: si intitola La cagnetta, scritto da Grossman pochi anni prima di morire.
Attraverso lo sguardo innocente di una piccola randagia descrive i preparativi e la realizzazione di un viaggio spaziale che produce, come effetto secondario e inaspettato, una nuova forma di rapporto tra i protagonisti di questa esperienza. L’amore tra la cagnetta che torna da un volo straordinario e lo scienziato che da subito ha cominciato a volerle bene.
E poi il secondo, La Madonna Sistina, che prende spunto da una visita di Grossman al Museo Puškin, nel 1955, dove ammira “La Madonna Sistina”, celebre dipinto di Raffaello portato da Dresda a Mosca come preda di guerra.
Da quella visione Grossman è turbato: nello sguardo della Madonna e del Bambino legge l’immagine delle innumerevoli donne che, con i propri figli, erano state condotte nell’inferno del campo di sterminio di Treblinka.
«Guardando la Madonna Sistina» aveva detto il grande scrittore «noi conserviamo la fede che la vita e la libertà sono una cosa sola e non c’è niente di più alto dell’umano dell’uomo. Che vivrà in eterno, e vincerà».
Io ascolto la Bergamasco che legge e, ogni tanto, mi guardo intorno in questo chiostro bellissimo e così strano stasera.
E’ uno spettacolo importante, che l’attrice ha voluto spiegare: «Secondo Montaigne la parola appartiene per metà a chi parla e per metà a chi ascolta, e per questo motivo mi sono chiesta a lungo quale fosse la voce più giusta per noi, sotto il cielo di Milano, oggi.
Non poteva essere semplicemente una voce “efficace”, doveva tenere insieme un prima e un dopo, doveva parlare a tutti con semplicità e profondità.
Una voce empatica, nuda, avventurosa. È lui – ho pensato – Vasilij Grossman, di cui ho letto molto, ma mai in pubblico.
L’occasione delicata e preziosa di questa serata mi permette di condividere con voi la luce sottile dello sguardo di Grossman, scrittore e corrispondente di guerra russo che ha raccontato storie di donne, uomini, bambini e animali con la tenerezza assoluta di chi ha attraversato e sofferto la Storia con passione, con coraggio, e con una fiducia laica e inestinguibile nella bontà individuale».
La stagione estiva del Piccolo Teatro prosegue fino al 20 settembre, con 13 spettacoli che saranno proposti nel chiostro ma anche nei Municipi della città di Milano, a partire dalle sedi dell’Housing Sociale sostenute dalla Fondazione Cariplo.
Ogni prima viene trasmessa in diretta, su grande schermo, a Mare culturale urbano, la cascina centro di produzione artistica.
In cartellone, oltre alla Bergamasco, Stefano Massini, Gabriele Lavia, Davide Enia, Paolo Rossi, Massimo Popolizio, Michele Serra, la compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli, Lella Costa, Enrico Bonavera, Enrico Intra e un’ospitalità del Teatro dell’Elfo, Frankenstein, nell’interpretazione di Elio De Capitani.
* la foto in apertura è di Alessandro Schinco