Vietnam revisited. Da Spike Lee: ed è una revisione nera, che parte dal fatto che i neri, in Vietnam, erano la carne da macello.
Se lo ricordano bene i quattro vecchi veterani afroamericani che tornano sul posto molti anni dopo per riportare in USA le spoglie dell’amico che li ha “formati”, sotto il fuoco nemico, e ha spiegato a loro “che cosa succedeva davvero” in America e in Asia e che cosa diavolo i quattro poveri neri erano venuti a difendere – il capitale innanzitutto.
Stormin’ Norm (Chadwick Boseman), l’amico e maestro caduto, non era uno zio Tom qualsiasi – dice Spike Lee nel film – ma uno tosto, con il coraggio di Muhammad Ali, e la saggia capacità di applicare il verbo pacifista del Dr. King…
Non è solo la nobiltà del ricordo che spinge i quattro neri al ritorno, ma l’avidità, il desiderio di mettere le mani su un tesoro in lingotti, requisito ai tempi e sepolto nella foresta. Già non è facile ritrovarsi da anziani sul luogo del massacro, soprattutto se si soffre tuttora di stress post traumatico, ma i quattro più uno – si aggiunge il figlio square del Viet vet più frustrato – hanno da smaltire anni di veleni nella vita civile, che li ha tutti, in qualche maniera provati.
Al punto che è sbiadito fino a scomparire il diktat di Stormin’ Norm: i lingotti del tesoro dovevano servire alla lotta dei fratelli neri, non alle tasche dei singoli. Ecco: vallo a dire a Delroy Lindo, il vet che ha il cappellino rosso con lo slogan di Trump (Make America Big Again). E vallo a dire ai Viet Cong che – sorpresa – ci sono ancora e stanno nascosti, insieme a improbabili sminatori europei pacifisti, dietro i rami della foresta.
In Da 5 Bloods – Come fratelli, sulla piattaforma Netflix, c’è il meglio di Spike Lee (sequenze potenti e colpi di genio) ma anche il peggio: per desiderio di spiegarsi bene, arriva spesso, e soprattutto nella seconda parte del film, il didascalismo o l’enfasi, da cui nascono svolte di trama o dialoghi-dibattito poco credibili. Ma questo è Spike Lee, da sempre, regista urbano oggi in trasferta nella natura selvaggia. E da sempre è un faro nel cinema non omologato e in una società infettata dal razzismo.
Interessante notare che Da 5 Bloods, prima di passare di mano per contrasti produttivi, era nato in bianco per Oliver Stone, quello del Vietnam virile, per uomini veri (Platoon). E invece è tutto più complicato… Nel mood di fondo e di sottofondo, il consueto binomio The Doors-canne, viene sostituito da un meno canonico Marvin Gaye (What’s Going On)-ossicodone.