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Paola Crestani (Ciai): Sara ha ragione, la scuola deve fare uguaglianza

Paola Crestani è la presidente di CIAI. Ci invia questo commento all’intervento di Sara Pardo.

Quando i ragazzi parlano, hanno l’abitudine e il pregio di essere diretti, di non avere filtri, perché non devono compiacere nessuno. E se una ragazza di 15 anni punta il dito contro noi adulti per non aver messo la scuola al primo posto durante l’emergenza Covid – e quindi l’educazione tra le priorità della politica – allora siamo noi a ritrovarci nudi davanti allo specchio, come quell’imperatore che voleva sempre abiti nuovi. Siamo spesso bravissimi a parole e meno con gli esempi, che, alla fine, sono quelli che aiutano i nostri figli a crescere.

Mi ha colpito la lettera di Sara per la lucidità e la franchezza, per la capacità di arrivare al punto come pochi politici sanno fare.

E mi sono sentita interpellata per quanto, attraverso i progetti educativi di CIAI in Italia, #tu6scuola e Piccoli che valgonosi cerchi di mettere sempre i bambini e i ragazzi al centro del nostro impegno, con le loro scelte, i loro sogni e soprattutto i loro diritti.

Se da un lato posso dire a Sara che ha ragione da vendere, aggiungo anche che lei appartiene a quella parte di giovani che sta crescendo consapevole non solo delle proprie scelte ma di come le scelte degli adulti siano a volte causa della fragilità dei giovani. 

Non tutti gli studenti possono nutrire gli stessi convincimenti, trovandosi in condizioni svantaggiate. 

Oggi e soprattutto dopo la pandemia, l’Italia si è ritrovata divisa sempre più nelle diseguaglianze e nei diritti non garantiti per tutti. La scuola non è stata in grado, per dirla con le parole di Erri de Luca, di “fare uguaglianza”, in queste condizioni.

Chi appartiene già a contesti fragili oggi si ritrova ancora più ai margini, a rischio di drop out, non in grado, in prospettiva, di agire positivamente per il proprio futuro e  la società di domani: durante questa pandemia si stima che degli 8 milioni di studenti circa un milione e mezzo di loro siano stati esclusi non solo dalla didattica a distanza ma anche dalla partecipazione alla comunità scolastica.

Come ha evidenziato Fondazione Agnelli, si tratta in gran parte di ragazzi appartenenti a famiglie in difficoltà, caratterizzate da analfabetismo funzionale che si è accresciuto negli ultimi mesi.

Dobbiamo essere consapevoli della caduta di apprendimento generatasi, che varia dal 35 al 50% rispetto al 2019, un dato solo in apparenza astratto che rischia però di pesare sul futuro di tanti ragazzi, i loro percorsi futuri, le opportunità di lavoro. Un impatto quindi che si riversa su tutta la società

E’ nostro dovere adesso non lasciare indietro nessuno di questi studenti e fare di tutto per aiutarli a recuperare lo svantaggio subito per evitare che quelle fratture sociali createsi durante il lockdown si divarichino ancora di più.

Occorre a mio avviso essere consapevoli che la scuola non è solo banchi o didattica a distanza, ma un sistema di relazioni ed esperienze che interagiscono continuamente con le famiglie, la comunità, il territorio, gli insegnanti e anche le realtà del privato sociale come CIAI che con #tu6scuola è entrato in sei scuole secondarie di primo grado, da Milano a Palermo a sostegno di una scuola inclusiva. 

Garantire a Sara e a tutti gli studenti italiani il diritto allo studio e alle relazioni educanti significa certamente intervenire in termini di supporto materiale con la fornitura di strumenti digitali per quelle famiglie o scuole che ne siano sprovviste, ma, soprattutto, garantire tutte quelle relazioni che sono così importanti per la crescita ed il percorso educativo oltre ad un supporto psicologico e pedagogico indispensabile per affrontare gli effetti dell’isolamento e della socialità interrotta in questi mesi.

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