Midnight Sun, la versione di Twilight vista da Edward, è già al primo posto. Poi ci sono le altre saghe: il classico Harry Potter, After, L’Attraversaspecchi. Qualche libro di giovani star passate da Tik Tok alla carta (e si vede che non è il loro mezzo), infine alcune storie intramontabili, tipo Piccole Donne. Il mercato dell’editoria per ragazzi, visto dalle classifiche, è vivacissimo. E meno male che c’è: in un anno in cui l’editoria ha subito un colpo del -20% nel fatturato (ora in risalita), esiste una certezza: i ragazzi restano il target ideale, a differenza degli adulti. Il 2019, secondo i dati Aie, per il settore si è concluso con una crescita del 3,4% e rappresenta un mercato da 250 milioni di euro. Già, ma cosa leggono oggi i ragazzi? Lo abbiamo chiesto a Lodovica Cima, scrittrice, consulente editoriale, fondatrice della casa editrice per ragazzi Pelledoca, specializzata in gialli, thriller e mistero.
Possiamo iniziare con una domanda snob? Dopo Twilight, in questi ultimi dieci anni, è stata una fioritura di saghe: Hunger Games, Maze Runner, Shadowhunters, Divergent… Per leggere, i ragazzi leggono. Ma questa passione “seriale” apre anche ad altri orizzonti o li chiude in un recinto?
«La serialità è una forma di lettura un po’ legata all’età. Si immergono in mondi in cui possono provare a lungo le stesse emozioni, e non le vogliono perdere. La saga garantisce di “restare” in quel mondo, la cercano un po’ maniacalmente – i ragazzi vanno sul distopico e il fantasy, le ragazze sull’amore e l’intimismo – perché è una garanzia. Da quello, certo, non puoi pretendere che passino a Primo Levi, però puoi aiutarli ad arrivarci, offrendo un panorama di maggior qualità narrativa e “variando la dieta”. E’ un po’ l’obiettivo che ci siamo posti nel 2017 creando una casa editrice come Pelledoca, immaginando che i nostri giovani lettori possano diventare un giorno un po’ onnivori, senza snobismo verso il commerciale, ma con la capacità di apprezzare la letteratura alta».
Pelledoca ha coperto una nicchia molto particolare, la paura.
«Sì, perché la paura è una delle emozioni più forti, è imprescindibile, ci permette – letteralmente – di sfuggire alla morte. Ci siamo dedicati a questo settore, nell’ambito della letteratura per ragazzi, perché intorno alla paura girano tanti generi, dal giallo al noir, dal thriller al gotico. Penso che oggi più che mai i lettori vadano catturati prima emozionalmente e poi cognitivamente».
Il mercato del libro per ragazzi è centrale nel comparto editoriale. Come va in termini di qualità?
«Sì, è centrale, e fa gola anche a editori che non si occupano di letteratura per ragazzi, perché sempre più spesso sono loro i protagonisti delle storie e i destinatari delle stesse. Così succede che gli editor dedicati al settore young adult vengano spostati sotto la direzione della letteratura per adulti oppure che nascano nuove categorie, come la “new adult”, che sarebbero i ragazzi “più grandi” dei ragazzi… È un sistema strategico che si sposta, a poco a poco, per incontrare il mondo dei giovani lettori, che sono forti e danno ossigeno al settore ma, personalmente, resto dell’avviso che queste categorizzazioni lascino il tempo che trovano. Se una storia funziona, se è bella, se è nata dalla pancia di un autore e veicola grandi emozioni e messaggi di senso, non importa che sia nata per il mercato degli adolescenti o dei giovani adulti, quella storia funzionerà e piacerà a tutti».
Hai scritto un romanzo, La voce di carta, edito da Mondadori, per parlare alle ragazze di realizzazione femminile senza i muscoli del “girl power”, senza effetti speciali, magia o superpoteri.
«È un romanzo ambientato alla fine dell’Ottocento, in cui la protagonista trova la sua strada attraverso i passaggi che vivono anche i giovani di oggi: lei passa dalla campagna ottocentesca alla città, loro oggi passano dalla casa al mondo; lei incontra la “rivoluzione tecnologica” della carta, loro stanno navigando in una rivoluzione tecnologica. La mia protagonista non è una temeraria: è una ragazza che si realizza attraverso la tenacia e la capacità di far tesoro di quello che ha intorno, delle esperienze positive e negative, degli adulti che si sono occupati di lei. Credo che si debba parlare di un’avventura del crescere come questa, che riguarda la maggior parte dei nostri ragazzi, e che dentro questa avventura ci possa stare anche il trovare un amore che ti accompagna, e che ti è alleato, e non ti chiede di scegliere».
Ultima domanda. Al Circolo dei Lettori di Milano conduci un gruppo di lettura teen chiamato “Lettori coraggiosi”. Quanta paura fa la digitalità dei ragazzi? Possiamo sperare che comprendano i testi?
«Non è tanto una questione di supporto, e-reader o libro, questo non deve spaventare. L’aspetto da considerare è che la lettura richiede un approccio cognitivo verticale, mentre i ragazzi hanno un approccio orizzontale o a spirale, come un drone che sorvola un territorio. Allora la sfida, per far sì che si concentrino e comprendano il testo, è allenarli alla profondità della lettura, facendoli innamorare di questo sforzo, perché i risultati sono più intensi. Devo dire che i ragazzi sanno leggere anche cose toste, e apprezzano lo scarto, ma noi adulti dobbiamo saper proporre e star loro vicino, in questa avventura, senza giudicarli».
Credit foto di apertura: “Do you guys have Twilight?” by Number1MrazFan(Martina Yach) is licensed under CC BY-NC-SA 2.0