Zurigo, nel febbraio del 1917, è la porta girevole dell’Europa: entrano e escono, con movenze di balletto in una città dove si progetta o si sogna un nuovo mondo, maledicendo il vecchio, rivoluzionari russi e sradicati scrittori irlandesi, musicisti italiani e psichiatri svizzeri, dadaisti francesi e donne tedesche che hanno a che fare con declinanti dinastie di Lubecca. Lenin e Joyce, Jung e Busoni, proprio loro, e tutti gli altri…
Sembrano accodarsi tutti metaforicamente alla folle e irridente processione degli artisti che apre il libro e che anima l’oggi leggendario Cabaret Voltaire: quattro uomini escono sulla Spiegelgasse, legati da una corda, indossando fasce da neonati.
Una mucca sta alla finestra, come dice il titolo del primo romanzo di Luca Billi – e qui c’entra in veste di pedagogo il dada Tristan Tzara -, ma una donna italiana, umile e coraggiosa – e lei sì inventata dallo scrittore emiliano – è il cuore che dà slancio vitale al sistema di porte girevoli, ai passi di danza, agli incroci, agli incontri e agli agguati che vanno in pagina in brevi capitoli scritti col ritmo di chi sa che la storia – soprattutto nel periodo del racconto, tra il 1917 e il 1920 – non aspetta nessuno.
Adelaide Lechner, maestrina giunta a Zurigo sulle orme del fratello, abita a casa del ciabattino Kammerer, nella stessa strada dall’esplosivo Cabaret: mentre s’improvvisa bambinaia, incrocia gli illustri vicini, ed è pronta a un’esperienza umana e politica che la porta a combattere per una “rivoluzione” al femminile.
La storia si chiude con una lettera di Adelaide scritta nel 1971, che si aggiunge alle altre, indirizzate agli esordi del secolo breve dalla Lechner alla confidente e sorella Nadja Krupskaja, moglie di Lenin.
Che cosa intenda fare Luca Billi, della sua scrittura precisa e senza fronzoli – chiusa in un apparentemente ludico gioco post moderno – è serio.
Billi scrive per ribellarsi all’oggi che gli è allergico, scrive per fare passare il tempo – e ciò va inteso in senso letterale: far passare questo tempo – e per amore – della sua Adelaide e di un’idea di giustizia sociale su cui lui – che si definisce nella biografia “strano, chiuso, anarchico e verdiano” – non ha cambiato idea.
Lo abbiamo incrociato per la prima volta sul web, nel torrenziale blog Verba Volant: un dizionario impossibile, colto e pignolo, di cose inattuali (dall’Antica Grecia ai palcoscenici di Broadway), come forse i sentimenti politici che animano questo romanzo e “tutte le Adelaidi del mondo”. Billi è partito a scrivere dal 1917, anno di cruciale crisi e di speranza, forse perché vuole comunicarci che anche il nostro, di anno, se guardiamo bene, gli assomiglia e può avere riscatto.
IL LIBRO Luca Billi, Una mucca alla finestra (Villaggio Maori Edizioni)
Per il blog Verba Volant di Luca Billi/Protagoras, qui. Per il libro, qui