L’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla salute mentale evidenzia che oggi nel mondo quasi un miliardo di persone convive con un disturbo mentale e che l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 ha provocato un significativo incremento dei disturbi psichiatrici. Queste righe nascono anche per presentare uno studio sul problema e sostenere l’iniziativa del 10 e dell’11 ottobre Tutti Matti per il Riso.
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Se è vero, come è vero, che “da vicino nessuno è normale”, come recita il verso di Caetano Veloso poi attribuito a Franco Basaglia, nella sua lotta al superamento dei pregiudizi contro la malattia mentale: se tutti siamo anormali e allora la normalità non esiste e siamo tutti affratellati in una straordinaria devianza, l’emergenza imposta dal Covid-19 ha rivelato quanto lo stesso assunto sia spesso volutamente o ignorantemente, come direbbe Cetto Laqualunque, inteso come la via preposta, invece che ad accogliere le differenze, a includere tutti, in una disumana raccolta indifferenziata, nell’indistinto concetto secondo il quale tutti saremmo accomunati nella diversità e perciò di nuovo tutti uguali e normali.
La scelta draconiana, sostenuta con la grancassa dei media (per non dimenticare: le foto schiacciate dallo zoom, i titoli catastrofici sul virus nell’aria, i runner nuovi untori, gli elicotteri a caccia sulle spiagge e i droni sulle terrazze) tra libertà e salute (ma se non sono libero di scegliere, di quale libertà si parla?), sfociata poi nell’imposizione di un lockdown totale, ne è l’esemplificazione più lampante. Accomuna nella regola approssimativa del “distanziamento sociale” – involontaria cartina di tornasole – e del “restate a casa” – a cui era sottinteso un esplicito obbligo di custodia, alla lettera, cautelare – un’umanità per forza di cose più variegata di quanto un decreto emergenziale con le sue discutibili psicomagiche mascherine che tutti omologano, al netto dell’afflato umanitario verso gli anziani, potesse anche solo cercare di comprendere.
Così è nel nome della ristabilita normalità di facciata che la norma paradossalmente si consuma, allargando inevitabilmente la forbice della diseguaglianza sociale e psichica. Mentre ogni sera si sciorina il rosario dei contagi senza mai precisare la percentuale che andrebbe comunque calcolata sulla popolazione e non sui letti della terapia intensiva, la cui esiguità è responsabilità prima della politica.
La sanità è un concetto polifonico che non può in alcun modo essere risolto in una generica “salute dei cittadini”. Tutti uguali davanti alla legge già fa ridere, non di certo nelle malattie e nelle epidemie, né nei loro rimedi.
Se da lontano dobbiamo essere apparsi tutti uguali mentre i cosiddetti “normali”, più normali degli altri, trovavano in se stessi o nel milieu sociale di appartenenza le risorse per sopravvivere all’emergenza, normalizzandosi nell’accettazione dell’obbligo, a fare le spese del generale lockdown sono state inevitabilmente le fasce più deboli della popolazione.
Basti pensare a chi si è ritrovato a convivere forzatamente in spazi limitati, mentre si tenevano inspiegabilmente aperte le fabbriche e si chiudevano i parchi, a essere impedito per mancanza di strumenti, conoscenze e mezzi economici a provvedere allo smart working e, per di più, alla didattica a distanza dei figli – con i bambini il cui spazio di gioco era ingiustificatamente ridotto e i giovani a più riprese colpevolizzati nel mentre si recitava il mantra segnaletico dell’Andrà Tutto Bene – a dover sospendere la propria attività o ad affrontare una complessa e dolorosa rivoluzione personale per far fronte all’impedimento delle proprie abitudini, spesso unico modo per sopravvivere alla disabilità psichica e al male di vivere.
Allo stesso modo, chi viene contagiato dal Covid-19 mostra risposte diverse a seconda delle sue patologie pregresse e questo vale inevitabilmente anche per chi soffre di disturbi mentali. Troppo semplice avere cura di un essere speciale. Da vicino siamo tutti straordinari e tutti abbiamo bisogno di attenzione e di donarla agli altri.
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Lo studio
Uno studio dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, pubblicato sulla rivista scientifica Brain, Behavior and Immunity e coordinato dal professor Francesco Benedetti, psichiatra e Group leader dell’Unità di ricerca in Psichiatria e psicobiologia clinica, mostra per la prima volta le ripercussioni a medio termine che il Covid-19 può lasciare a livello psichiatrico sui pazienti con patologie quali disturbo post traumatico da stress, ansia, insonnia e depressione mentre oltre la metà degli italiani che hanno ricevuto un trattamento ospedaliero per Covid-19 riporta almeno un sintomo riconducibile a disturbi della salute mentale.
“È apparso chiaro da subito che l’infiammazione causata dalla malattia potesse avere ripercussioni anche a livello psichiatrico. Infatti, gli stati infiammatori, anche in conseguenza di infezioni virali, possono costituire dei fattori di rischio per diverse patologie, in particolare la depressione” afferma Benedetti.
Lo studio è stato condotto su 402 pazienti (265 uomini e 137 donne) nell’ambito dell’ambulatorio di follow-up (FU) post Covid-19 che il San Raffaele ha attivato lo scorso maggio.
Sulla base di interviste cliniche e questionari di autovalutazione, sono stati esaminati i sintomi psichiatrici dei pazienti Covid-19 a un mese di follow-up, dopo il trattamento ospedaliero. Di questi circa 300 erano stati ricoverati presso il San Raffaele e 100 erano stati seguiti al proprio domicilio.
Nel complesso, i pazienti con una precedente diagnosi psichiatrica sono peggiorati e il 56% dei partecipanti allo studio ha manifestato almeno uno di questi disturbi, in proporzione alla gravità dell’infiammazione durante la malattia:
disturbo post-traumatico da stress nel 28% dei casi;
depressione nel 31%;
ansia nel 42%;
insonnia nel 40%;
sintomatologia ossessivo-compulsiva nel 20%.
Tra chi non ne era mai stato affetto, in particolare sono le donne ad aver sofferto di più per l’ansia e la depressione, nonostante la minore gravità dell’infezione.
“Questo conferma quello che già sapevamo, ossia la maggior predisposizione della donna a poter sviluppare disturbi della sfera ansioso-depressiva, e ci conduce a ipotizzare che questa maggiore vulnerabilità possa essere dovuta anche al diverso funzionamento del sistema immunitario nelle sue componenti innate e adattive”, commenta Benedetti.
Sono state riscontrate ripercussioni psichiatriche meno gravi nei pazienti ricoverati in ospedale rispetto ai pazienti ambulatoriali. Da qui, il ruolo e l’importanza del supporto sanitario nel diminuire l’isolamento sociale e la solitudine tipiche della pandemia.
In generale, infatti, le conseguenze psichiatriche da Covid-19 possono essere causate sia dalla risposta immunitaria al virus stesso, sia da fattori di stress psicologico come l’isolamento sociale, la preoccupazione di infettare gli altri e lo stigma.
“Questo studio è solo il primo di molti altri che si propongono di indagare l’impatto psicopatologico del Covid-19. Il prossimo obiettivo è approfondire la ricerca sui bio-marcatori dell’infiammazione per diagnosticare condizioni patologiche emergenti e monitorarle nel tempo. Infatti, grazie alla creazione di una bio-banca fin dai primi giorni dell’epidemia, abbiamo oggi a disposizione informazioni cliniche e materiale biologico dei pazienti ricoverati e trattati nel nostro ospedale” conclude Benedetti.
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Tutti Matti per il Riso
Sabato 10 e domenica 11 ottobre, nelle piazze di 17 città italiane, a chi sosterrà l’iniziativa Tutti Matti per il Riso, giunta alla VI edizione, gli oltre 300 volontari di Progetto Itaca offriranno una confezione da 1 kg di pregiato riso carnaroli e l’esclusiva ricetta che l’executive chef del ristorante Seta del Mandarin Oriental di Milano Antonio Guida, testimonial 2020, ha creato per l’occasione: Risotto al limone con peperoni, caprino e cardamomo nero.
“Quest’anno, in modo particolare, vogliamo far sentire la nostra voce perché oggi, più che mai, la salute mentale va tutelata e Progetto Itaca offre da più di 20 anni ascolto e aiuto concreto a tutti coloro che ne hanno necessità” precisa Ughetta Radice Fossati, segretario generale di Fondazione Progetto Itaca, la Onlus che promuove un’informazione corretta per sensibilizzare la comunità e superare lo stigma e il pregiudizio che ancora accompagnano la sofferenza psichica, unendosi all’appello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Move for Mental Health: Let’s Invest!” per chiedere alle istituzioni pubbliche maggiori investimenti e auspicando come necessaria una concreta azione a supporto di una delle aree più trascurate della salute pubblica. “Un forte messaggio di speranza per chi soffre o ha una storia di disturbi mentali”.
L’elenco delle piazze italiane che aderiscono all’iniziativa è disponibile sul sito di Progetto Itaca, da giovedì 1° ottobre inoltre sarà possibile ricevere comodamente a casa il riso di Progetto Itaca. Per maggiori informazioni, qui.
Credit:“violet(ed)” by BetterThanYourLuckyStar is licensed under CC BY-ND 2.0