Era il mio assassino o il mio salvatore?, si domanda il giovane tormentato sfuggito a un duplice tentativo di omicidio, per soffocamento o annegamento, la specialità della casa di Dennis Nilsen, per gli amici intimi Des, ribaltato dall’arcigno difensore nel processo che infine condannò il serial killer a 8 ergastoli (ma lui si accusò di 15 omicidi salvo poi dichiararsi non colpevole).
Entrambi, verrebbe da rispondere con Schrödinger, nell’universo quantistico di una mini serie tv in 3 puntate all’insegna di quel british style che dà il meglio quando applicato, con cast impeccabili, alla Cronaca Vera, non solo quella truculenta di White House Farm ma anche quella scandalistica di Quiz o inquietante di The End of F…ing World, un formato tabloid che diventa addirittura meta-narrativo in Press (ovviamente cancellata dopo la prima serie).
Chi è veramente Des? Un omicida spietato, un millantatore anaffettivo, un sadico calcolatore, un cinico manipolatore, un assassino che cerca di sfuggire a se stesso oppure un solitario in cerca di compagnia, un paziente ascoltatore di casi umani, un uomo impaurito che si interroga sull’identità?
Mentre la sceneggiatura sembra seguire le vicende delle indagini e del processo dove il verdetto finale si divide nel consueto copione giudiziario – che solo si affanna a distinguere tra la responsibilità lucida della premeditazione e la follia omicida –, e un novello Truman Capote tenta di portare a termine il suo libro senza cadere fino in fondo alla fascinazione del crimine, s’insinua il dubbio che alla fine non solo non si giudicherà come responsabile l’uomo che nel passato ha compiuto il Male, non essendo più egli quella persona, trovando nella pena il modo di castigare non la colpa ma la presunzione di un futuro reiterarsi della stessa – e quindi ancora una volta non giudicando l’individuo ma difendendo piuttosto l’ordine sociale e riaffermando le regole del convivere civile –, ma nemmeno la maschera Daniel, cittadino esemplare, intelligente e di sani principi che come il celebre gatto non è né vivo né morto, è al contempo colpevole e vittima, fatto anch’egli come tutti di quanti, particelle elementari che assumono forme diverse, mai più solidi noumeni, ma relazioni nel tempo e nello spazio, personalità multiple sempre sul punto d’essere svelate. Un monumentale David Tennant costringe tutti noi a guardarci d’ora in poi con sospetto nello specchio delle nostre mattine tutte uguali.
- Per altri (s)visti di Gabriele Nava, qui.
Des è stato programmato su ITV il 14 settembre 2020