Per poter parlare del nuovo lavoro di Zerocalcare, Scheletri, è necessario che sia io la prima a tirar fuori uno scheletro. Ho snobbato le graphic novel per anni, con ostinata convinzione, e devo confessare che ciò non aveva nulla di logico, ammetto; e ora che sono pentita e penso sempre a tutti gli anni sprecati e alle letture meravigliose che mi sono persa, ho un occhio di riguardo per questo genere letterario che trova qui espressione nel tratto e nelle parole-opere e (ormai celebri) omissioni di Zerocalcare, spalleggiato da una casa editrice che eccelle per qualità e ricerca: Bao Publishing, naturalmente.
Scheletri uscito il 15 ottobre in versione regular (ma c’è anche la variant) e i colori del fumettista Alberto Madrigal è balzato quindi non solo in vetta alle classifiche ma pure al primo posto della mia pila di libri da leggere.
Le aspettative erano alte, sono state accompagnate da innumerevoli voci – stavolta ha una vena thriller, è a tinte forti, ahhh, è la svolta noir di Zerocalcare! – che tentavano di imbrigliare in un genere una storia che in realtà sfugge a qualsiasi classificazione, e non sono state tradite.
Perché le storie del fumettista romano sono molto di più di un prodotto convenzionale, e scavano a fondo in un modo che quasi quasi non vorresti; certo, ci sono le costanti che amiamo e sappiamo che ritroveremo: Rebibbia, la cultura anni ’80-’90, gli amici di sempre e un nuovo personaggio, Arloc, che è come una bomba che esplode in città. E poi? Be’, la sinossi, potete trovarla ovunque, io da lettrice apro gli armadi di questa storia che, tra un videogioco e parecchi rimandi raffinati, dai film di François Truffaut a L’avversario di Emmanuel Carrère, fino all’apoteosi di citare La coscienza di Zeno, racconta di come può capitare di sentirsi fermi e bloccati quando tutto attorno a noi si muove e ha una direzione; della sensazione di svegliarsi ogni mattina e costruire un castello di finzioni, quando in realtà il falò delle bugie, che raccontiamo e ci raccontiamo, lo alimentiamo noi ogni giorno, e con perizia; dell’incapacità di affrontare la vita e del fascino comodo della codardia.
Tutto questo è il coro greco di un romanzo grafico che sta in equilibrio tra realtà e finzione in un tempo ben definito tra i giorni di oggi e di vent’anni fa dove sicuramente alcuni episodi hanno risvolti cupi ma stanno lì a ribadire la stoffa di narratore di Zerocalcare, che mette a segno un altro punto, un’altra puntata da non mancare; e quali migliori parole, se non le sue, per commentarla: “Nel corso degli eventi è difficile capire il momento esatto in cui inizia una storia, anni dopo invece ti riguardi indietro e ti sembrerà così evidente”.
IL LIBRO Zerocalcare, Scheletri (Bao Publishing, 288 pagine)