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Allonsanfàn
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Best seller. Peter Cameron e le Cose (di un altro mondo) che succedono di notte

Un marito e una moglie della middle class nordamericana, collocati dagli eventi (e, va da sé, dallo scrittore) in una situazione limite – essendo lei malata terminale, desiderano adottare un bambino, che faccia compagnia a lui dopo la dipartita della consorte – si recano a prendere l’infante in un Paese del Grande Nord (europeo), denso di buio e sommerso di neve.

Dopo un allucinato viaggio in ferrovia, i due approdano in una stazione abbandonata e di qui alla reception del Borgarfjaroasysla Grand Imperial Hotel, dal nome altisonante ma in netta decadenza. Qui, come in tutto il ghiacciato Paese – più che straniero, quasi metafisicamente “altro” – ogni cosa pare andare per conto suo. Così si inizia, così si prosegue per tutto il nuovo romanzo di Peter Cameron, edito da Adelphi.

Il sessantenne scrittore del New Jersey in Cose che succedono di notte – sogni, incubi, azioni e fatti da celare alla luce del sole, posto che sorga ancora – gioca la partita utilizzando una sorta di (lo chiamerei con rozzezza) effetto Kafka. Cioè: i suoi personaggi arrivano in un luogo dove esistono regole già stabilite (se poi ci sono) e da loro ignorate, le quali regole spiazzanti non consentono trasgressione alcuna, a meno di non pagare esose penalità.

Esempio terra terra: è normale per i locali mangiare una zuppa insaporita di spazzatura – vagli a spiegare che è tutt’altro che prelibata -, lo straniero la consuma contro voglia, poco dopo va alla toilet a liberarsi lo stomaco e, mentre lo fa, viene pure picchiato e derubato – il rozzamente nominato effetto Kafka si abbina infatti volentieri a ogni sfigata complicazione.

Peter Cameron è bravo nel reggere la tensione continua tra i due mondi (il nostro e il loro, ma loro chi?) e a contrapporre ai due americani – lui misurato e realista, lei resa imprevedibile dalla malattia – un piccolo esercito di ben riusciti rappresentanti del Grande Nord: un’anziana attrice e cantante brechtiana che veste Balenciaga e porta un’esagerata pelliccia d’orso, un gigantesco uomo d’affari con l’ossessione per la convivialità e il sesso (omosessuale), un guaritore leggendario assai diverso da come ce lo si aspetta – sembra ragionevole, immune da deliri di onnipotenza – e così via, tra baristi fatalisti e pappagalli che dicono una sola parola in una lingua sconosciuta…

Spetta a noi lettori dare o o no corda a Cameron: si può mollare il libro dopo venti pagine o proseguire chiedendosi a ogni pagina dove andrà a parare lo scrittore. Che ha tre possibili The End più tutte le soluzioni intermedie o ibride – finire in un intricato mondo di simboli e metafore, chiudere in levare e buona notte a chi resta in sospeso, optare per una soluzione realistica, con il protagonista che si sveglia e magari dice “ma era tutto un sogno?”. Nessuno spoiler.

“Cose che succedono di notte” è la definizione che dà l’americano (senza nome: forse è il suo unico tratto misterioso) a fatti che lo inquietano e ci farà compagnia per tutta l’angosciante lettura come una troppo corta coperta di Linus.

IL LIBRO Cose che succedono di notte, traduzione Giuseppina Oneto (Adelphi)

In apertura, una foto di Man Ray

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