Quando il tuo nome viene siglato nei titoli dei giornali significa che basta la parola. Non c’è bisogno più di spiegare chi sei. A volte diventi anche un brand come Cr7, ma quella è un’altra storia. Dominique Strauss-Kahn, Dsk appunto, era invece un economista, un politico del Partito socialista francese che faceva un mestiere non popolarissimo, il direttore generale del Fondo monetario internazionale. Ma soprattutto era il predestinato alla carica di presidente della Repubblica francese, almeno fino a quando incappò nella storia narrata nella serie di Netflix Stanza 2806.
Affascinante, fino ad allora un paio di mogli e decine di donne, intelligente, in pochi minuti afferrava i concetti principali di un problema e li padroneggiava, a volte anche simpatico, Dsk viaggiava con il vento in poppa nei sondaggi. Poi quella mattina Nafissatou Diallo raccontò di essere entrata nella sua camera al Sofitel di New York per fare le pulizie e di essersi trovata davanti un uomo nudo che l’ha stuprata. Le indagini trovano tracce di liquido seminale nella stanza.
I quattro episodi raccontano di indagini molto concentrate sulla vittima del presunto stupro e molto meno sull’aggressore, di investigatori convinti della colpevolezza di Dsk e di qualche labile indizio che porta verso la tesi di un complotto ordito per fargli perdere la corsa verso la presidenza. La mente sarebbe Sarkozy. Solo che da una parte scende in campo il miglior avvocato di New York e dall’altra emergono contraddizioni e un’immagine non cristallina della signora che tutte le mattine per 25 dollari l’ora parte dal Bronx, uno dei quartieri più poveri di Nyc, per andare a lavorare nella zona più ricca, Manhattan.
Il finale potete intuirlo.
Ma più che la storia in sé, quasi scontata, salta all’occhio un sistema giudiziario che se sei bianco e potente ti permette qualcosa in più e comunque quel qualcosa te la fa anche pagare. Ricordate la foto di Enzo Carra, il democristiano che in piena Tangentopoli fu costretto a passare in mezzo ai fotografi con gli schiavettoni bene in vista? Negli Stati Uniti si tratta di una prassi istituzionalizzata tanto che uno degli investigatori ammette candidamente che prima di fare uscire Dsk ha allertato i suoi amici giornalisti indicandogli l’ora precisa. “Doveva fare la passeggiata in manette” davanti a centinaia di giornalisti. Perché tutto questo per loro è normale, “I media sono aggressivi e io li aiuto” riferisce un poliziotto.
Quelle immagini contribuiscono a distruggere la carriera politica e di capo dell’Fmi di Dsk, uno che le donne le ha usate per costruire la sua carriera e come ingrediente principale del suo tempo libero. Siano conquiste classiche o a pagamento. Perché, dicono, la morale della fedeltà coniugale non faceva per lui.
Eppure Dsk è diventato una sigla anche grazie alle donne. La seconda moglie lo introduce nel mondo della politica e dei media. Gli organizza un incontro con Anne Sinclair, la giornalista più famosa di Francia. Bella, colta, intelligente e schifosamente ricca diventa la sua terza moglie. Abbandona per lui il lavoro e gli mette a disposizione le sue conoscenze. Dsk la riempie di corna. Lei per un po’ lo difende. Paga la cauzione con un Picasso e spende 40mila dollari al mese per un appartamento a New York in attesa della sentenza definitiva. Poi lo mollerà e lui dovrà abbandonare anche quell’appartamento così carino in place des Vosges a Parigi.
E la politica? Inizialmente i suoi compagni del Psi lo difendono. Qualcuno invoca il francese spirito libertino, si parla del complotto. Ma poi anche loro lo mollano e la Francia non vedrà mai un giorno come quello che abbiamo visto noi quando, come ricorda Enrico Deaglio in Patria 2010-2020, il 5 aprile 2011 232 deputati del Popolo della Libertà votarono “compatti che Ruby, la ragazza marocchina che il 27 maggio 2010 era stata recuperata alla questura di Milano da Nicole Minetti dietro ordine di Silvio Berlusconi, è la nipote di Hosni Mubarak”.
Ma c’è una bella differenza fra Berlusca e Dsk. Il primo infatti, nonostante i processi, la condanna, i servizi sociali, le 79 ragazze, citiamo di nuovo Deaglio, delle “cene eleganti” e la Papi girl Noemi Letizia è sempre lì. La sua parabola politica ha da tempo, precisamente dal 27 maggio 2010 il giorno di Ruby, infilato una china discendente ma è ancora in grado di recitare un ruolo nella disastrata politica italiana. E poi chissà quale parlamento eleggerà il prossimo Presidente della Repubblica.
L’altro invece, un Berlusconi che non ce l’ha fatta, ha infilato un altro scandalo per un giro di prostituzione a Lille e ha dovuto dire addio alle ambizioni politiche. Ma non preoccupatevi, oggi Dsk è consulente di alcuni Paesi africani e società che investono nel continente. E si è sposato per la quarta volta con una ex giornalista di 49 anni, una ventina in meno di lui, Myriam L’Aouffir, che per lui ha lasciato il marito dopo 22 anni di matrimonio.