Ma può mai essere – anche nel caso tu debba fuggire da un pianeta in completa rovina o vittima di catastrofi nucleari (ma andrebbe senz’altro ricordato ai follower della Natura che la stessa matrigna ha resettato la terra cinque volte e che considerare l’uomo come corpo estraneo non avvicina per niente alla soluzione solo la posticipa di qualche miliardata d’anni) – una buona idea affidare gli ultimi embrioni dell’umanità a due androidi per quanto ribattezzati amorevolmente Father e Mother?
Già il mestiere di genitore è complicato per chi appartiene alla stessa genìa, figuriamoci per due robot desessuati in tutina argentea che di esseri umani sanno appena quanto altri esseri umani votati all’autodistruzione hanno inserito nei circuiti dei loro processori.
Catapultati su fondali deserti come le lande attuali di Second Life, i poveretti si applicano ma dopo aver resuscitato quello più debole dei sei nascituri ne seccano in rapida successione cinque tanto che Mother finisce per sentirsi inadeguata al ruolo stabilito per lei e nemmeno un corso di psicopedagogia l’aiuterebbe a questo punto a fare di meglio (pure Winnicot avrebbe dei seri problemi a considerarla “sufficientemente buona”). Father intanto, assente come la gran parte dei prototipi umani, un po’ se la cava seminando zampironi attorno all’accampamento, un po’ – come tutti gli umani che non sanno che pesci prendere – buttandola sul ridere approntando barzellette alla bisogna per tenere su di morale la truppa, come si è detto presto ridotta a una sola unità.
Il piccolo Campion intanto cresce e inizia a farsi delle domande anche perché Mother ogni tanto sbrocca di brutto, entra in modalità Negromante, le s’infiammano gli occhi come la Medusa, pare incarnare al top la madre coccodrillo di Lacan anche se strilla piuttosto come un gabbiano affamato e fa stragi di astronavi ritenute minacciose per la sua missione che a questo punto pare ormai fallita, non avendo il maschio sopravvissuto alcuna femmina con la quale, accoppiandosi, dare inizio a una colonizzazione.
Lo stesso inadeguato Father, già di suo impacciato come C-3PO mentre Mother s’alza in volo sexy, bronzea e leggiadra come un avatar vitruviano, l’androide più bello dai tempi di Daryl Hannah, una volta che tenta di ribadire la legge paterna finisce sventrato come tutti i maschi che provano a mettere becco negli affari di famiglia e abbandonato in discarica.
Fortuna vuole che l’astronave abbia un carico di nuovi bimbi assortiti male, dal presunto intelligentone con QI a 250 (che presto dimostra quale abisso ci sia tra l’essere clever e l’essere smart: altrimenti pure Will Hunting potrebbe fare il CEO di Apple) alla ragazzina gravida, al piccolo Paul i cui genitori sono stati sostituiti da due loschi figuri della fazione avversa nella lotta tra Mitraici adoratori del dio Sol e Atei duri e puri ma che probabilmente gli sono più affezionati dei genitori biologici.
Forse Ridley Scott vorrebbe farci intendere, prima di abbandonare con passo lento la regia alla seconda puntata, che sotto il problema della paideia si nasconde il conflitto fede e ragione (che però è stato già ampiamente risolto se stiamo parlando degli esseri umani del pianeta Terra da Tommaso d’Aquino nel medioevo). Mentre i sopravvissuti risolvono le loro beghe di potere peregrinando come i fascisti su Marte di Guzzanti, Mother concede a Father una seconda chance e lui, neanche avesse introiettato un manuale di PNL, col piglio motivazionale di un qualsiasi Tony Robbins che vorrebbe spiegare a dei poveracci in cinque ore di corso accelerato come si realizza se stessi senza passare dal tempio di Delfi, prima si lascia scappare la banda di marmocchi e poi per istruirli alla sopravvivenza gli incita a seccare la creatura animale che per colmo di sfiga risulta essere una femmina e pure gravida.
In tutto questo, menefregandocene degli spoiler, che apparteniamo per formazione a quelli a cui interessa nulla di come va a finire quanto piuttosto di dove si va a parare, auspicheremmo qualcuno ci anticipasse chi cazzo mai tra tutti, alla lettera, è allevato dai lupi (visto che nessuno risulta particolarmente incolto) o se trattasi, come da manuale di psicoanalisi solo di un sogno di Campion che copre il ricordo dei due androidi visti scopare more ferarum (a meno che non si voglia credere che un enfant sauvage possa sviluppare un senso della fede che non sia riposto in Wolverine?).
- Raised By Wolves è uno dei titoli dell’autunno di Hbo Max, il servizio streaming WarnerMedia. Dall’8 febbraio su Sky Atlantic
- Per altri (S)visti di Gabriele Nava, qui.