Incomincia oggi, e seguirà per quattro domeniche, una grande storia hollywoodiana, di amore e successo, declino e destino: la storia di Norma Desmond, la diva dimenticata (ma davvero?) di Viale del Tramonto, vale a dire di chi la creò e di Gloria Swanson che divenne lei
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Nel 1928 Gloria Swanson è una delle grandi regine di Hollywood. Non ha ancora trent’anni – è nata il 27 marzo 1899 – e non le basta essere una delle attrici più amate dal pubblico e più pagate dagli studios, vuole essere come Mary Pickford, vuole poter scegliere le storie di cui sarà la protagonista, vuole diventare una produttrice, vuole che i film che decide di interpretare siano davvero i “suoi”. Conosce bene l’industria del cinema, sa che per un attore è difficile riuscire a imporsi. E soprattutto sa che per una donna è ancora più difficile che per un uomo, quasi impossibile, ma lei ha la determinazione per riuscirci.
Non è più l’adolescente che nei cinema delle città dove la sua famiglia si trasferisce, seguendo la carriera militare del padre, si prende una cotta, come tutte le ragazzine dell’America degli anni Dieci, per Francis X. Bushman. Francis è soprannominato “The King of Movies”: nel 1911 gira ventisei film, e l’anno successivo quarantanove. È l’idolo delle donne, anche quando, nel 1925, interpreta il “cattivo” Messala in Ben-Hur. Bushman è uno dei tanti che non riuscirà a sopravvivere all’avvento del sonoro e la crisi del ’29 gli farà perdere gran parte di quello che ha guadagnato negli anni precedenti. Continuerà a recitare in televisione: la sua ultima apparizione è in un episodio delle serie televisiva Batman, in cui interpreta il ruolo di un eccentrico collezionista di film muti. Un perfetto finale di carriera.
Negli anni Dieci il centro dell’industria cinematografica americana è Chicago, la città in cui Gloria è nata, e in particolare gli studi della Essanay Company, che produce, oltre ai film di Bushman, i primi western, il cui protagonista è uno dei proprietari della compagnia, Gilbert M. Anderson, alias Broncho Billy, e le comiche di un giovane attore arrivato da poco dall’Inghilterra, Charlie Chaplin. Quando Gloria compie quindici anni, la zia Inga decide di farle un regalo: la porta a visitare gli studi della Essanay. La ragazza capisce che quella è la sua vita. È bella e ha due grandi occhi, perfetti per il cinema in cui non si parla, dove bisogna avere una faccia: viene assunta come comparsa, per 13,25 dollari a settimana.
Ma Gloria e sua madre capiscono presto che il futuro è in California. Prima di Hollywood c’è Edendale: in questo sobborgo di Los Angeles si trovano gli studi della Keystone, che mette sotto contratto quell’ambiziosa ragazza di Chicago. Anche Bobby Vernon viene dalla “città del vento”: lui e Gloria sono una bella coppia e girano insieme parecchi cortometraggi comici. Ma i due rulli non sono la misura di questa giovane attrice, che viene notata da Cecil B. DeMille, che nel 1919 la vuole alla Paramount: è la protagonista di sei film diretti dal grande regista, con un compenso che arriva a 350 dollari alla settimana. Gloria diventa una star e i suoi occhi incantano il mondo.
Nel 1922 Sam Wood, un altro dei grandi della Hollywood del muto, dirige Beyond the Rocks – che in Italia arriverà con il titolo L’età di amare – dal romanzo della “scandalosa” Elenor Glyn, in cui recitano Gloria Swanson e Rudolph Valentino, che è all’apice del successo dopo I quattro cavalieri dell’Apocalisse. Ma è il nome di Gloria quello che campeggia per primo sui manifesti: è lei la vera star del botteghino. Gloria e Rodolfo sono amici da anni, da quando sono arrivati, praticamente negli stessi giorni, a Los Angeles, ma gireranno insieme solo questo film.
Gloria vuole avere un ruolo di “autrice” nelle sue pellicole. Non vuole passare per la diva capricciosa che fa licenziare i registi, come succede in Fine Manners, quello che è il suo ultimo film con la Paramount, quando ottiene l’allontanamento dal set di Lewis Milestone, che diventerà uno dei grandi registi di film di guerra dell’età d’oro di Hollywood. Nello stesso anno Gloria rifiuta un contratto per la cifra di un milione di dollari all’anno e anche il ruolo di Maddalena che DeMille le offre ne Il Re dei Re, il suo colossal sulla vita di Gesù Cristo.
Gloria Swanson fonda una propria casa di produzione e si associa alla United Artists, ritrovandosi con Mary Pickford e Charlie Chaplin. Finalmente è lei che sceglie le sceneggiature, i registi e gli interpreti, è lei che ha l’ultima parola sui suoi film. Il primo è The Loves of Sunya, che in Italia diventa Gli amori di Sonia. Il film viene proiettato la prima volta a New York, la città in cui è stato girato, l’11 marzo 1927, nella serata di gala in cui viene inaugurato il Roxy Theatre, il più grande e lussuoso cinema della città, al 153 West della 50esima Strada, tra la sesta e la settima avenue, appena fuori Times Square, quello che viene pomposamente chiamato “The Cathedral of the Motion Picture”. E tutto è smisurato in quel cinema, che ha quasi seimila posti a sedere nella sua sala dall’architettura di ispirazione spagnola e nel foyer il tappeto ovale più grande del mondo. Ci sono davvero tutti quella sera al Roxy e Gloria è splendente come non mai nell’abito nero disegnato per lei da René Hubert, il sarto di origini svizzere che l’attrice ha conosciuto qualche anno prima a Parigi, quando ha disegnato i suoi abiti per Madame Sans-Gêne e che ha voluto con lei in America.
Prima della proiezione del film, c’è uno spettacolo musicale in cui si esibiscono l’orchestra di cento elementi del Roxy, il suo corpo di ballo con quarantadue ballerini, e il coro. Per quell’occasione Irving Berlin compone una nuova canzone A Russian Lullaby. Sempre quella sera viene data una dimostrazione del sistema sperimentale di cinema sonoro Vitaphone: una novità stravagante per molti, destinata a una vita effimera, secondo tanti addetti ai lavori.
Nonostante il fasto della première il film non ottiene il successo sperato e Gloria riesce appena a recuperare i soldi che ha speso. Il presidente della United Artists Joseph M. Schenck chiede a Gloria di pensare a un film più commerciale per recuperare l’insuccesso di The Lovers of Sunya. L’attrice sembra acconsentire, ma vuole fare la gold rush, vuole emulare il grande successo di Chaplin. A teatro ha assistito per due volte al dramma intitolato Rain, scritto da John Colton e Clemence Randolph, basato sul racconto del 1924 di William Somerset Maugham dal titolo Miss Thompson. È la storia di una giovane donna, che a San Francisco faceva la prostituta, arrivata a Pago Pago nelle Samoa americane decisa a rifarsi una vita. Qui incontra un militare che si innamora di lei e che, nonostante il suo passato, la vorrebbe sposare, ma anche un pastore che la vorrebbe redimere, e le cui intenzioni diventano morbose, tanto da spingerlo al suicidio.
La storia però è troppo scabrosa, Hays e i suoi uomini l’hanno già inserita in un elenco ufficioso mandato agli studi per “sconsigliarne” la trasposizione cinematografica. Gloria però ha deciso: vuole essere Sadie Thompson. L’attrice coinvolge da subito Raoul Walsh, che è uno dei registi più importanti di Hollywood. Ha soltanto due anni più di lei, ma è stato l’assistente alla regia di David Wark Griffith per The Birth of a Nation, dove ha anche avuto la parte di John Wilkes Booth, l’attore che ha ucciso Lincoln. Poi è il regista di alcuni film di grande successo: Regeneration, probabilmente il primo film di gangster della storia, poi, dopo la guerra – Raoul combatte in Europa – Il ladro di Bagdad con Douglas Fairbanks. Gloria sa che Walsh è l’uomo giusto perché non ha paura di sfidare le convenzioni. I due cominciano a scrivere la sceneggiatura.
Gloria invita a pranzo William Harrison Hays, gli descrive il film che vuole girare, gli racconta che Sadie non verrà presentata come un personaggio positivo. Il presidente della Motion Picture Association of America sembra convinto e si impegna a non ostacolare il film. D’altra parte come è possibile negare qualcosa a Gloria Swanson.
Il 22 maggio su tutti i giornali americani campeggia un’unica notizia: alle 22.00 del giorno prima, dopo 33 ore e 32 minuti esatti, al Champs de Le Bourget, vicino a Parigi, è atterrato lo Spirit of St. Louis. Charles Lindbergh è il primo uomo ad aver trasvolato da solo l’Atlantico. Gloria sceglie proprio quel giorno per annunciare che iniziano le riprese di un film che si intitolerà Sadie Thompson: per il momento è meglio avere meno pubblicità possibile. La notizia non passa però inosservata. Maugham, nonostante non abbia più i diritti della sua opera, minaccia di fare causa: non vuole che la sceneggiatura sia scritta da Swanson e Walsh. Per tacitare lo scrittore, Gloria lo mette sotto contratto: gli offre centomila dollari per scrivere il sequel, ossia cosa succede a Sadie una volta arrivata in Australia, in vista di un prossimo film, che ovviamente non si farà.
Ma soprattutto l’United Artists riceve una lettera firmata da tutte le altre case di produzione, che sono anche proprietarie delle più importanti catene di cinema: quel film non deve essere fatto, viola le regole di moralità che gli studios si sono autoimposti e, se sarà girato, non verrà proiettato in nessun cinema degli Stati Uniti. Ovviamente la lettera è firmata anche da Hays, che si rimangia la promessa fatta a Gloria. L’attrice sa che quella decisione, per quanto ammantata da un’ipocrita difesa della moralità, è contro di lei, contro la sua decisione di diventare una produttrice indipendente. Per questo decide di non arrendersi. Cerca altri canali e finalmente Marcus Loew, che ha una catena di cinema, accetta di distribuire il film: le riprese possono cominciare.
Le cose non vanno come Gloria ha sperato. Chiama come cameraman e direttore della fotografia George Barnes, che è il migliore di Hollywood e che ha già lavorato con lei nel film precedente. Ma Barnes è sotto contratto con Sam Goldwyn, che, a metà film, lo richiama, negandogli il permesso di continuare. Allora Mary Pickford le presta Charles Rosher, che diventerà un famoso direttore della fotografia alla MGM soprattutto nei film musicali, ma Gloria non è soddisfatta del suo lavoro. Accanto a lei i due protagonisti maschili sono il veterano Lionel Barrymore nella parte del pastore e lo stesso Walsh, che ha accettato di tornare anche davanti alla macchina da presa nel ruolo del sergente innamorato di Sadie. Douglas Fairbanks Jr avrebbe voluto questo ruolo, ma per Gloria è ancora troppo giovane. Gloria non è contenta neppure di Lionel, che si presenta sul set per sei giorni di fila con lo stesso vestito; gli fa dire che sarebbe meglio lavarsi. Barrymore invece fornisce una delle migliori prove della sua lunga carriera. Intanto le spese sforano il preventivo: Gloria deve vendere la sua fattoria a Croton-on-Hudson ed è pronta a rinunciare anche al suo attico a Manhattan.
Comunque il film è finalmente finito, la censura osserva ogni fotogramma, ma viene distribuito, dopo la première del 7 gennaio 1928. Ed è un successo. Il pubblico ama quella storia: Sadie Thompson incassa un milione di dollari negli Stati Uniti e sette a livello internazionale. Anche i critici sono entusiasti del film, in particolare dell’interpretazione di Gloria. L’anno successivo i membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences decidono di istituire un premio, quello che diventerà diversi anni dopo, grazie a Bette Davis, l’Oscar. Sadie Thompson ottiene due nomination. Una per George Barnes, che viene nominato anche per The Devil Dancer e The Magic Flame, anche se il premio va a Charles Rosher e Karl Struss per Sunrise. E naturalmente uno per Gloria Swanson. Insieme a lei vengono nominate Janet Gaynor per tre film: 7th Heaven, Street Angel e Sunrise e Louise Dresser per A Ship Comes In. Gloria non vince, le grandi case di produzione hanno la meglio. Viene preferita Janet Gaynor, il cui viso negli anni Trenta servirà a Disney come modello per disegnare la sua Biancaneve. Gloria non partecipa nemmeno alla cerimonia: “è come paragonare le mele con le arance”.
È il 1928: Gloria Swanson ha potere, successo, fama. Ma non ha soldi. E per continuare a produrre film ne servono. Tanti. Joseph Patrick Kennedy Sr ne ha molti. È nato a Boston nel 1888 da una famiglia di origine irlandese. È abile e spregiudicato negli affari, investe in borsa e nelle materie prime, compra e rivende immobili, ha interessi in moltissimi campi. Nel 1914 ha sposato la figlia del sindaco di Boston ed è molto attivo nelle file del partito democratico. Ha fiuto: capisce che il cinema può fargli guadagnare molti soldi. Lascia a Boston la moglie e i primi sette figli e si trasferisce a Hollywood. Compra piccole case di produzione, spesso sull’orlo del fallimento, e le unisce in quella che sarà la RKO. In poco tempo diventa uno dei più ricchi produttori di Hollywood e anche lui firma la lettera in cui chiede a Gloria Swanson di lasciar perdere il progetto di Sadie Thompson.
Ma dopo qualche mese diventano amanti: la loro storia è nota a tutta Hollywood e dura tre anni. Consiglia a Gloria di chiudere la sua casa di produzione per aprirne una nuova, in cui lui è socio. Kennedy non crede al cinema sonoro, convince Gloria a interpretare un altro film muto, Queen Kelly, con la regia di Erich von Stroheim. L’attrice è dubbiosa, la fama di Stroheim è pessima: i film da lui diretti sforano, e di molto, i budget e soprattutto è tirannico nella gestione degli attori. Gloria sa che per lei sarà impossibile lavorare con lui: entrambi vogliono avere l’ultima parola.
Erich è nato a Vienna nel 1885, suo padre è un cappellaio, ma quando arriva in America nel 1909 dichiara di essere il rampollo di una famiglia della nobiltà austriaca e si inventa un passato da ufficiale di cavalleria. Va subito ad Hollywood, fa lo stuntman, interpreta piccole parti, si presenta come una sorta di consulente di cultura tedesca. Lavora con Griffith e quando serve un ufficiale tedesco, ovviamente cattivo, lui è sempre pronto. Nel 1919 dirige il suo primo film. Si costruisce la fama di regista intrattabile e questo gli causa una serie di licenziamenti durante la lavorazione dei suoi film. Non vuole fare pellicole commerciali, non è disposto a derogare ai propri principi artistici, è un maniaco dei dettagli e non presta alcuna attenzione ai costi. In breve tempo nessuno studio lo fa più lavorare.
Di Queen Kelly Stroheim scrive anche la sceneggiatura: è una storia torbida, in cui sono molte le allusioni sessuali. A Gloria il regista non racconta neppure tutta la trama, che lei scopre giorno per giorno, prima di girare. I costi lievitano senza controllo, e al momento di iniziare le scene ambientate in Africa Gloria si rende conto che il suo personaggio finisce in un bordello. Il regista viene bruscamente licenziato. I lavori sono sospesi.
Kennedy e Swanson non sanno cosa fare: c’è molto girato e bisogna in qualche modo recuperare le spese. Viene ingaggiato Richard Boleslawski per girare quello che è conosciuto come il “finale Swanson”. Il contratto di Stroheim però impedisce che il film venga proiettato negli Stati Uniti. Quattro anni dopo ne viene rilasciata una versione parzialmente sonora in Europa e in Sud America. Ma per la nuova casa di produzione di Gloria si tratta di un disastro, da cui non riuscirà a sopravvivere.
Anche la storia d’amore con Kennedy finisce quando lei scopre che i costosi regali che lui le fa sono pagati dalla casa di produzione.
Gloria Swanson ottiene ancora qualche parte, anche una nomination per la sua interpretazione in The Trespasser – in Italia L’intrusa – un film sonoro in cui lei, oltre a recitare, canta. Ma ormai la sua stella non brilla più. È un’attrice sul viale del tramonto, anche se questa metafora nascerà vent’anni dopo.
Nella foto in alto, Swanson e Valentino
- La prossima puntata, tra sette giorni
- Luca Billi è noto sul web anche con il nome di Protagoras Abderites. Trovate un intero vocabolario delle sue storie, qui. Ha da poco pubblicato il romanzo Una mucca alla finestra (Villaggio Maori Edizioni)