Eretici è un libro di Tomaso Montanari uscito nel 2020 di cui abbiamo sentito parlare a La 7 nel corso di qualche talk show in cui è apparso, di recente, l’autore. Ci sembra un modo molto curioso, questo, di fare pubblicità a un prodotto che ha visto, per esempio, Claudio Baglioni reclamizzare di recente un long playing discettando sulle qualità del governo Draghi.
Ma non è di questo che vogliamo parlare, anche perché Baglioni se l’è cavata con garbo, e Montanari, che le capacità e le qualità del polemista ce le ha per competenza ed esperienza, ha sempre fatto (piacciano o non piacciano le sue opinioni) bella
Del resto competenza ed esperienza Montanari ce le ha non solo come storico dell’arte ad alti livelli, bensì come ex responsabile del movimento Giustizia e libertà, promotore insieme ad Anna Falcone dell’Assemblea Popolare per la Democrazia e l’Uguaglianza ribattezzato “percorso del Brancaccio” dal nome del teatro romano ove si riunirono circa 1500 persone all’indomani del no al referendum sulla riforma Renzi-Boschi-Verdini per la formazione di una lista civica (percorso poi naufragato), e scrive
Ora, sia chiaro, Montanari non precisa queste cose per celia. Vuole solo rilevare che non ha snaturato ciò che ha detto nelle trasmissioni. Dunque non solo il libro è senza note, ma con tutto il sapore del discorso e anche le sue ripetizioni e imperfezioni. Chi lo legge, però, scoprirà che la scorrevolezza del testo è straordinaria, ripetizioni e imperfezioni non se ne avvertono, e la mancanza di note non impedisce che i riferimenti culturali siano chiari ed espliciti. Semmai Montanari ritiene di dover anche precisare che i testi sono legati alla loro data (la data della trasmissione su TvLoft): Andrea Camilleri, aggiunge, “…purtroppo fisicamente non è più tra noi, e Matteo Salvini non è più ministro dell’Interno”. Ecco: se riscrivesse adesso questa
Ora, ammettiamolo: c’è stata un po’ di perfidia in ciò che ha scritto in premessa Montanari a proposito di Matteo Salvini. Sinceramente poteva anche non rammentarlo. A nessuno sarebbe venuto in mente il suo nome a fronte degli altri. Per cui, se vi domanderete perché l’ha fatto, datevi subito questa risposta: perché l’autore è nato a Firenze, vive a Firenze, ha studiato alla Normale di Pisa e attualmente insegna Storia dell’arte all’Università per Stranieri di Siena. Toscano fino al midollo è Montanari. E, a un toscano, non può mai mancare il gusto della battuta, persino cattivella, quando il contrasto è così manifesto. Ve lo dice un altro toscano che a Firenze ci è vissuto e ci ha lavorato, in due tempi, per almeno quindici anni.
Della sua fiorentitudine e del concetto proprio di eresia, del resto, Montanari fa mostra per tutto il libro ma, a proposito del significato di eresia, ne precisa la reale consistenza solo nelle ultime pagine, forse perché vuole che nel corso della lettura almeno il suo reale significato resti in dubbio. Se prendete un qualsiasi dizionario, leggerete che dal punto di vista etimologico quel termine, come il latino haeresis da cui direttamente proviene, riproduce il greco αίρεση e significa “scelta” ma, nell’interpretazione comune e per le vicissitudini della storia, si apre a due direttrici di marcia: 1) dottrina considerata come deviante da un movimento religioso appartenente alla stessa tradizione; 2) opinione o dottrina filosofica, politica, scientifica o persino artistica in disaccordo con quelle generalmente accettate come autorevoli. Ecco allora che a pag. 241 Montanari lo dice chiaramente: essere eretico, per lui, vuol dire “scegliere la propria strada”, “pensare con la propria testa”.
Se siete rimasti in sospeso anche sul significato dell’espressione “amore per la verità” che l’autore considera attributo indispensabile per l’eresia, sappiate che con ciò non avalla una visione ortodossa e dogmatica delle ideologie e/o delle religioni tipo le “verità rivelate”, bensì il valore dell’esempio e della testimonianza che, nell’interpretazione di Hannah Arendt, di Simone Weil, don Milani o la Pira (questi ultimi fiorentini come lui), non può e non deve escludere la necessità della verifica in carne (Dio che in Cristo si è fatto uomo) e il ragionamento in dubbio (forse san Pietro) operando, prima di tutto, in atti e comportamenti. Sennò perché mai avrebbe dovuto cominciare il libro proprio partendo da Socrate?
IL LIBRO Tomaso Montanari, Eretici, Paper First
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