Andrea Scanzi, Matteo Renzi, Selvaggia Lucarelli. I tre sono, come si dice oggi, divisivi, o, tecnicamente ma con rispetto parlando, un po’ stronzi. Ti stanno sulle palle o ti piacciono, sono capaci di suscitare l’avversione profonda o l’amore incondizionato che vediamo sui social.
Il primo, anche se la definizione può non piacere, è un intellettuale a tutto tondo. Scrive articoli, libri, è spesso in tv a dire la sua e fa spettacoli teatrali. Magari dopo un po’ è prevedibile ma piace, tanto.
L’altro, non si sa per sua sponte o su commissione, fa cadere governi e si sta costruendo un futuro fuori dalla politica dove è stato sconfitto. Innanzitutto da se stesso. Ma se prima i politici il futuro se lo costruivano quando avevano chiuso con la politica, lui ha iniziato durante. Spregiudicato.
La terza ha un percorso differente. La prima volta che l’ho vista era tanto tempo fa in tv in un programma di gossip. Ho chiesto a mia figlia chi fosse. Poi il cazzeggio di Ballando con le stelle e gli articoli, non di gossip. Storco il naso, sbaglio. Le sue interviste sono interessanti. Quando Salvini monta la panna per il medico di Pavia che cura il Covid con la plasmaterapia lei lo intervista e poi racconta la sua storia. Colpito e affondato. La Boldrini la incoccia e ne porta ancora i segni. E poi racconta una storia diversa sulla diagnosi del paziente uno di Codogno. Quando intervista qualcuno non si prende la scena. Le sue domande spesso sono secche, una riga. Musica per le mie orecchie infastidite da interrogazioni che non finiscono mai. Se scrive un articolo umoristico di solito non arrivo alla quinta riga, ma è un fatto che Tpi.it da quando è arrivata lei ha avuto un balzo di notorietà (e poi anche Francesca Nava, un’altra da tenere d’occhio, ci ha messo del suo).
Lucarelli forse per il suo percorso si muove con libertà, sembra lontana da quelle che in sociologia della comunicazione definiscono routine produttive, modi di lavorare, agire, pensare, cautele ancora troppo presenti in molti giornali e giornalisti.
Questo non la esenta da articoli non efficaci o sbagliati, ma di sicuro non la identifichi con un partito o un giornale. Scrive sul Fatto ma non pare così organica. Si prende anche un programma in radio, ha il fidanzato chef che va in tv, è una donna di successo.
Non è stato però sempre così e non per la normale rude gavetta, ma per molto altro. E lei ora che è stabile, tranquilla, affermata ha deciso che era venuto il momento di raccontare l’altra sua vita dove l’immagine della donna alfa va in pezzi. Proprio a me è il titolo, come fosse ancora sorpresa di ciò che le è capitato, di un podcast disponibile gratuitamente dove Lucarelli racconta il suo e altri amori sfortunati. “Il lato più pericoloso dell’amore” lo ha definito parlando di una storia tossica, di lei come una drogata che alla fine è riuscita a farcela, a uscirne. Il che non le ha risparmiato il violento attacco di Vittorio Feltri e di altri.
Ma che lei non piaccia a molti, e fra questi numerosi sono i giornalisti, lo sappiamo. Dopo il matrimonio con Laerte Pappalardo che evapora in fretta, si ritrova da sola con un figlio. Però tutto sommato la vita va avanti. Fino a quando riceve una mail. La sventurata risponde e si trova impelagata in una storia di quattro anni che è una lenta discesa agli inferi. Sta scalando i gradini del successo e si ritrova in fondo alla scala. E non è sola. Perché in questo percorso è accompagnata dal piccolo Leon che assiste impotente e sofferente al percorso autodistruttivo di una mamma soggiogata non dalla violenza fisica, ma dalla soverchiante potenza psicologica di un uomo ricco, bello e affermato.
Ascoltando il podcast mi è venuta in mente la figura di Giorgio Pellegrini, il personaggio di Massimo Carlotto protagonista di Arrivederci, amore ciao. Quello è un criminale, altra roba, ma anche lui esercita una forte violenza psicologica su una donna (o forse sono due) che si sintetizza in quello “spinning baby” quando le ordina di pedalare per mantenersi in forma. Mi era sembrato un personaggio intrigante ma forzato. Mi sbagliavo.
Lo spinning baby di Selvaggia è la scena della doccia, episodio emblematico che rischia di portarsi dietro negli anni. Quando qualcuno, con la cattiveria che caratterizza i nostri tempi, glielo ricorderà sui social. Un po’ come lo “Stai sereno” rivolto a Letta.
Ma lei lo racconta lo stesso, così come racconta il percorso per uscire da questa storia. Che sarà lungo fino a quando si rende conto che non c’è più nulla da scavare. Il fondo è stato raggiunto. Allora per la prima volta è lei a dire basta e dare seguito con i fatti alle vane promesse fatte fino ad allora alle amiche.
Provate a immaginare Scanzi o Renzi che raccontano di una sconfitta.