Prosegue con la seconda di quattro puntate il racconto di Luca Billi, ispirato a un barbiere speciale, che divenne uno show, anzi un mito. Sweeney Todd: il nome vi dice qualcosa?
E così Sweeney Todd comincia il proprio viaggio, mentre in tutta Europa sta succedendo un “quarantotto” e a Londra due giovani rivoluzionari tedeschi pubblicano un libello di ventitré pagine destinato a cambiare il mondo.
Non sono ancora uscite le ultime puntate di String of Pearls che il Britannia Theatre annuncia che lunedì 22 febbraio andrà in scena un dramma dal titolo The String of Pearls; o The Fiend of Fleet Street, “founded on fact”, come recita la locandina. Il Britannia è un grande teatro di Hoxton, nell’East London. Ha aperto il lunedì di Pasqua del 1841, ma siccome occorre una licenza per rappresentare spettacoli drammatici, l’impresario Samuel Haycraft Lane escogita una scappatoia: l’ingresso a teatro è gratuito, il suo guadagno è rappresentato dalla vendita di cibo e bevande. In sala, durante gli spettacoli, non è affatto vietato consumare.
Il teatro ha una capienza di tremila posti, ma visto che per lo più si sta in piedi, ci possono stare quasi cinquemila spettatori. Charles Dickens è un habitué, ama quel teatro, che paragona alla Scala e ai grandi teatri italiani, anche se per lui il vero spettacolo sono le donne e gli uomini che ogni giorno riempiono quella grande sala. Naturalmente servono sempre nuovi titoli per spingere il pubblico a entrare, e a consumare. In poche settimane George Dibdin Pitt scrive questo fosco melodramma su una storia che il pubblico che affolla il Britannia ormai conosce bene: a Londra non si parla che di Sweeney Todd e dei pasticci di carne di Mrs Lovett.
Dibdin Pitt è attore, direttore di scena, autore: nella sua carriera ha scritto più di duecento spettacoli, di tutti i generi, anche se la sua specialità sono i drammi. E la storia del barbiere di Fleet Street è perfetta per lui. È George che fa di Sweeney il protagonista della storia – è lui che “inventa” l’espressione I’ll polish him off – e il pubblico rimane in qualche modo affascinato da questo personaggio che uccide senza motivo, per pura crudeltà, e senza mostrare alcun rimorso. E sobbalza ogni volta che la poltrona del barbiere si ribalta per far cadere la vittima nella botola che porta alla cucina di Mrs Lovett. E forse qualcuno si chiede di cosa siano fatti i pasticci che servono a teatro.
Intanto la storia sbarca in America. Tra il 1852 e il ’53 esce a puntate negli Stati Uniti un romanzo con il titolo Sweeney Todd: or the Ruffian Barber. A Tale of Terror of the Seas and the Mysteries of the City. L’autore è un tal Captain Merry, che è uno dei molti pseudonimi che usa l’autore Harry Hazel, che in questo caso si limita a mettere il proprio nome su una storia scritta da altri. L’editore inglese è abituato a questo genere di “furti” e ovviamente non se ne cura.
Anche Frederick Hazleton scrive un dramma teatrale basato sul romanzo, che si intitola Sweeney Todd, the Barber of Fleet Street: or the String of Pearls. Debutta nel 1865 all’Old Bower Saloon a Lambeth, nella zona sud di Londra, ma non ottiene lo stesso successo di quello di Dibdin Pitt, che invece continua a essere regolarmente replicato.
Il barbiere assassino di Londra diventa un personaggio popolare, anche fuori dal Regno Unito. Lo scrittore francese Paul HC Féval, autore di romanzi del mistero, lo cita nel capitolo introduttivo di uno dei suoi lavori più famosi e licenziosi, La Vampire del 1865, mentre il poeta australiano Banjo Paterson fa in qualche modo riferimento a Sweeney nella sua poesia del 1892 The Man from Ironbank.
Muore la regina Vittoria e inizia il Novecento. Sono gli anni della Belle époque, in cui il mondo danza sull’orlo del baratro. Sul barbiere di Fleet Street scrive una canzone il celebre autore e umorista inglese Robert Patrick Preston, intitolata Sweeney Todd the Barber. Noi la conosciamo nella versione cantata alla fine degli anni Cinquanta da Stanley Holloway, attore, cantante e monologhista, ma che per noi sarà sempre l’indimenticabile Alfred P. Doolittle in My Fair Lady.
Inizia e finisce la prima guerra mondiale, in Russia scoppia la rivoluzione, tutto sembra cambiare in un mondo che appare sconosciuto. Eppure il dramma sanguinario di Dibdin Pitt continua a venir rappresentato nei teatri del Regno Unito, la poltrona del barbiere continua a “scaricare” i suoi cadaveri e ogni volta fa sobbalzare gli spettatori, che pure hanno visto in azione altri, più terribili, demoni. E nel 1924 debutta anche a Broadway, al Frazee Theatre, al 254 West della 42esima Strada, il teatro dove tre anni prima Lynn Fontanne è diventata una star con la commedia Dulcy. Sweeney Todd è Robert Vivian, un attore inglese che ha recitato in innumerevoli spettacoli di Broadway e Mrs Lovett è Rafaela Ottiano.
Rafaela è nata a Venezia nel 1888 e arriva a Ellis Island con i suoi genitori quando ha già ventidue anni. In poco tempo si fa conoscere a Broadway e anche a Hollywood. Negli anni Trenta diventa famosa per i suoi ruoli da “cattiva”. Recita in As you desire me – dal dramma di Luigi Pirandello – con la Garbo, Melvyn Douglas e Eric von Stroheim. E poi in oltre quaranta film con tutti i grandi. È Suzette, la fedele cameriera di Greta Garbo in Grand Hotel, un ruolo che ha recitato anche nella precedente versione teatrale, tanto che nel musical del 1989 quel personaggio viene ribattezzato proprio Rafaela Ottiano, in suo onore.
Intanto è nata anche una nuova arte, la settima, l’arte del Novecento. E anche il cinema vuole il “suo” Sweeney Todd. Nel 1926 il regista inglese George Dewhurst gira un film di quindici minuti intitolato semplicemente Sweeney Todd. Il protagonista è il caratterista G.A. Baughan, che è conosciuto anche come autore: nel ’21 scrive la sceneggiatura del secondo film tratto da Il Circolo Pickwick. Questo primo film sul barbiere di Fleet Street è andato perduto. Due anni dopo il regista e produttore William West nei suoi studi di Islington gira un nuovo film, intitolato anch’esso Sweeney Todd, che, a differenza del precedente, è conservato. Moore Marriott e Iris Darbyshire sono rispettivamente Sweeney Todd e Mrs Lovett, che qui viene chiamata Amelia. West sorprende gli spettatori con un finale inatteso: la storia è solo un incubo di uno dei personaggi. Un tentativo, non so quanto riuscito, di rassicurare il pubblico.
È una produzione inglese anche il terzo film, del 1936, e quindi sonoro, che si intitola Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street, un titolo che, come sappiamo, avrà una particolare fortuna. Il film è diretto e prodotto da George King, che, nonostante si sia laureato in medicina, ha una grande passione per il cinema. Dirige molti film, commedie romantiche e storie belliche, ma il genere che preferisce e in cui dà il meglio è il poliziesco, con venature horror. Nel suo film d’esordio, Too Many Crocks del 1930, peraltro non memorabile, debutta un giovane attore che farà carriera, un tal Laurence Olivier.
George West è uno dei registi dei cosiddetti quota quickies: la legge del Regno Unito obbliga le case di produzione che vogliono distribuire i film americani a garantire anche una determinata percentuale di film realizzati negli studi del Paese. Bisogna farli e bisogna farli in fretta: agli studi non interessano, e questo paradossalmente garantisce una maggiore libertà ai registi, che nessuno ha il tempo – e la voglia – di controllare. La trama del film non si discosta molto dall’originale. Sweeney Todd uccide per derubare: l’unica sua molla è l’avidità. E questa sarà anche quella che lo perderà, perché lui e Mrs Lovett, non fidandosi l’uno dell’altra e pensando entrambi che il complice li stia raggirando, finiscono per tradirsi. Il film termina con il bacio dei due innamorati e il rogo in cui muore Sweeney Todd. Anzi il film finisce negli anni Trenta: un azzimato ed elegante barbiere racconta a un suo cliente quella storia sanguinaria, mentre lo sta insaponando. Finito il racconto il cliente chiede: “Ma non sente anche lei odore di cucina?” e osserva il barbiere che meticolosamente affila il rasoio; è sempre più preoccupato e con addosso l’asciugamano e con la faccia semicoperta dalla schiuma fugge lungo Fleet Street, scansando un venditore ambulante di pasticci. La scena migliore del film.
I protagonisti sono Tod Slaughter, una colonna dei quota quickies, e Stella Rho.
Tod, nato a Newcastle nel 1885, dopo gli anni della gavetta in giro per i teatri inglesi, crea una propria compagnia, che ha in repertorio i drammi più foschi dell’epoca vittoriana: tra questi naturalmente ci sono anche quelli di Dibdin Pitt, compreso The String of Pearls. Interpreta Sherlock Holmes, D’Artagnan, Long John Silver, ma in breve tempo Sweeney Todd diventa il “suo” personaggio, che impersonerà per più di duemila repliche. E, nel 1932, anche in una registrazione discografica del dramma per la casa di produzione Regal Zonophone Records. Quando comincia a lavorare per il cinema il ruolo di Tod è quasi sempre quello del “cattivo”. Per George West è naturale scritturarlo per il ruolo di Sweeney: ormai il pubblico immagina il barbiere di Fleet Street con il ghigno di Slaughter. Poi Tod torna a teatro e i suoi ruoli sono ormai fissi: Jack lo Squartatore, Landru, il dottor Jekyll e Mr Hyde. La stessa cosa che succede al di là dell’Atlantico a Bela Lugosi. Dopo la guerra, i gusti del pubblico cambiano rapidamente e il famoso Tod Slaughter ottiene solo qualche parte secondaria, nessuno sembra ricordarsi più del suo diabolico barbiere.
Stella Giacinta Annabella Maria Nobili-Vitelleschi nasce a Londra da padre italiano e madre scozzese. A tre anni viene dichiarata morta. Quando gli addetti alle pompe funebri stanno per chiudere la bara si accorgono che la bambina sembra muoversi: non è morta, è caduta in un profondo stato catalettico, che ha ingannato persino i medici. Famosa nell’alta società, con il nome d’arte Stella Rho comincia a recitare, prima in Francia – è una vedette dell’Odéon – e poi nel suo paese natale. Con Tod Slaughter interpreta sia a teatro che al cinema un altro fosco dramma. Maria Marten – è la protagonista uccisa dal fidanzato – ed è appunto Mrs Lovett. Nel 1937 decide di trasferirsi in Italia: è affascinata da Mussolini, l’uomo finalmente capace di rimettere in riga il Bel Paese. Tornerà anche a recitare, alla fine degli anni Cinquanta, quando Hollywood scopre Cinecittà. Nel 1958 Stella Vitelleschi – adesso questo è il suo nome d’arte – fa una piccola parte in La maja desnuda con una conturbante Ava Gardner: Stella è Maria Giuseppina, la sorella zitella di Carlo IV, che è Gino Cervi. L’anno successivo è Amrah, la schiava egiziana della casa di Ben-Hur, nel colossal diretto da William Wyler con protagonista Charlton Heston. E così questa aristocratica cosmopolita dalla lingua tagliente rimane celebre per essere stata la popolana locandiera di Fleet Street.
Un altro essere demoniaco sconvolge l’Europa. Sweeney è il ricordo di un mondo che non esiste più. La puntata dell’8 gennaio 1946 del dramma radiofonico Le nuove avventure di Sherlock Holmes, interpretato da Basil Rathborne e Nigel Bruce, i più celebri interpreti sul grande schermo del detective di Baker Street e del suo fidato assistente e biografo John Watson, si intitola The Strange Case of the Demon Barber. Sherlock Holmes e Sweeney Todd sono ormai, ciascuno a suo modo, relitti di un tempo andato, destinati a essere dimenticati. Forse.
A spectre is haunting the world – the spectre of the demon barber of Fleet Street (continua)
Nella foto di apertura, un’immagine da The String of Pearls
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