Dopo 5 libri e 8 anni di irriducibile passione, posso dirlo a voce alta: sono una Cormoran’s girl. L’ho capito da come ho letto le 1.083 pagine di Sangue inquieto (Salani), l’ultimo romanzo di Robert Galbraith aka JK Rowling, che in questa avventura ha costruito per il suo protagonista, il detective Cormoran Strike, un cold case risalente a quarant’anni prima, una storia che viene quasi da mappare prendendo appunti, in un intrico di segreti che ricorda le atmosfere del primo romanzo di Stieg Larsson.
Dal freddo rarefatto del passato prende corpo la vicenda della vittima, una donna che aveva lottato per uscire da una situazione sociale svantaggiata e ce l’aveva fatta: era diventata un medico, aveva un marito e una figlia piccola, era orgogliosa del suo lavoro e difendeva con passione – in un tempo complesso come i Settanta – i diritti femminili.
Dispiace un po’, dunque, leggere che anche su Sangue inquieto è caduta l’ombra del sospetto e dell’ostracismo di cui è stata oggetto la Rowling in questi ultimi mesi: prima dell’uscita del romanzo alcuni blog e giornali hanno riportato la notizia che il libro rischiava il boicottaggio, dal momento che avrebbe contenuto “elementi transfobici”, in particolare il fatto che uno dei personaggi sospettati si travestiva da donna per avvicinare le vittime. Un’accusa talmente ridicola da essere incommentabile: se anche i serial killer devono essere politicamente corretti possiamo mandare al macero buona parte della letteratura (non solo di genere) degli ultimi trent’anni. Via Il Silenzio degli Innocenti, via American Psycho, via tutta la Cornwell, via tutta la Reichs. Mi raccomando, dunque, troviamo psicopatici ma senza fantasie: facciamo in modo che non torturino neanche una zucchina, che non abbiano nessun credo religioso, nessuno status sociale, nessuna preferenza sessuale o alimentare. Se non guardiamo il lato oscuro, il lato oscuro non ci guarderà più. E allora… come faremo?
Ma torniamo a Cormoran Strike. È il personaggio più burbero, timido e legnoso che letteratura gialla abbia mai prodotto: un armadio di uomo, ex militare, ha perso una gamba su una mina in Afghanistan. È nato da una relazione burrascosa tra una rockstar e una modella-groupie (come se nella realtà esistesse un detective che è figlio, chessò, di Keith Richards…) e odia stare nel mirino dei tabloid. Ingrediente interessante di questa ricetta letteraria è una storia d’amore non consumata (per ora, ma tutti noi lettori la stiamo aspettando con religiosa pazienza) con la sua socia, Robin, rossa preraffaellita con fine intelligenza ma numerosi traumi-passati-più-marito-carogna.
Mentre i due si avvicinano al ritmo della tettonica a zolle, l’autrice in questi anni ci ha concesso delle pagine fantastiche, come il ritratto dello spietato serial killer amante dei Blue Oyster Cult ne La via del male o le irresistibili dinamiche da aristocratici decaduti di Bianco letale.
Dopo aver concluso la lettura di Sangue inquieto nei soliti quattro giorni (una di quelle maratone durante le quali si trascurano i figli, non si fa il bucato, si cucinano toast e si risponde a monosillabi), ora non mi resta che aspettare. Cormoran, ti aspetto. E credo che, proprio come era accaduto per la saga di Harry Potter, la Rowling abbia un piano per i suoi beniamini molto più complesso e a lungo termine di ciò che vediamo.
IL LIBRO Robert Galbraith aka JK Rowling, Sangue inquieto (Salani)
P. S.: Altre girls come me mi hanno gentilmente segnalato la serie tv Strike tratta da questa saga di romanzi. Prodotta dalla BBC – da noi è trasmessa da Top Crime – , ha di interessante l’aver azzeccato perfettamente l’immagine dei personaggi – sebbene il ritmo sia piuttosto statico, tipo la serie su Wallander interpretata dal meraviglioso Kenneth Branagh. Se vi capita, sono ore piacevoli.
Nelle foto di apertura, l’attore Tom Burke as Cormoran Strike