Il serial killer, questo conosciuto. Promosso a genere come il western passato di moda, il mafia drama che fa sempre botteghino dalla sua bottega così comodamente anti Stato da essere comodo a ogni Stato e a ogni cantore della facile divisione tra bulletti pittoreschi e integerrimi statisti, ma evitiamo commistioni!, l’horror per adolescenti che devono imparare come stare in società in fila per tre, il thriller che sconvolge e poi ripristina l’ordine costituito con gran sospiro di sollievo per chi delega da sempre ogni pensiero, tanto l’importante è che la cultura lo aiuti a svagarsi. Chi meglio del serial cattivone da serie tv, incarnazione del Male per penne in cerca di semplificazioni, quando non è al colmo geniale del paradosso proprio il poliziotto buono a farsi vendicatore dei serial killer essendo lui stesso killer seriale (così il cerchio è chiuso e il circo è servito) per abborracciare una serie in otto puntate, ma anche nuovissimi documentari in versione extra luxe (vedi The Ripper, ovvio su Netflix) e docu-fiction (presto a scadenza come le autofiction) nei quali ci si affanna a dipingere il babau di turno come lo scherzo della natura, l’uomo nero, l’orco, di fronte al quale non c’è scampo ma solo per chi – senza indagare sulle motivazioni – ha deviato da sé dalla retta via che conduce il gregge dal percorso prestabilito tra casa lavoro chiesa e cimitero (sempre che non si accorga prima mentre anela all’ovile con chiusura dall’interno d’esser salma almeno dalla famosa domenica), con qualche consentita deviazione ai centri commerciali, agli stadi, ai ristoranti, alle discoteche, ma anche ai cinema ai teatri alle librerie dove s’ingabbia il pensiero e da deviante lo si riconduce alla retta via?
Qualsiasi trasgressione, anche un semplice scartare di lato come il bufalo famoso sulla Main Street, è di per sé pericolosa, e per ciò stesso pericolante per chi se ne fa carico. Non c’è spazio per cripple, bastard and broken things. Dietro l’angolo, per puttane, LGBT (che si vorrebbero proteggere per legge, come fossero bestie in via di espansione), predicatori, politici rivoluzionari, cantanti fuori dal coro, hippies e poi chi al prossimo giro? Pastafariani, terrapiattisti, venditori di canapa light… è già nascosto l’assassino teledivizzato, fashionista fascinoso con gli occhiali del sintomatico mistero pronto a punire donne che escono da sole di casa, coppiette in camporella, fannulloni cronici, bombaroli da Baggina, gay da sauna e non da matrimonio, poeti della discarica, filosofi ubriaconi, santoni maestri di arti marziali, spiritualisti spiritisti, ingenui fratelli dell’umanità tutta, anticonsumisti attratti da erbette venefiche into the wild invece che nel nuovo bistrot sui Navigli, comunisti vintage senza Rolex… Mai elzeviristi del buonsenso, influencer parafamiliari, giallisti con la badante, opinionisti senza laurea, europeisti con la laurea plagiata, marchettari del patinato, padri che si caricano le colpe dei figli, avvocate che esultano scambiando sentenze per gol, addestratori di cani, pubblicitari del consumo buono, epidemiologi senza apodissi, ecologisti della salvezza del mondo, matematici dell’algoritmo prodromico, tossici col nitrito di sodio nella zucca, comunicatori che si fanno di popper senza aver studiato la falsificabilità, strateghi del lockdown per sole donne (a Leeds e Manchester, le femministe uscirono di casa con cartelli “Reclaim the Night” trovando semplicemente illogico che le vittime dovessero restare a casa per paura di un uomo mentre agli uomini era consentito uscire), orologiai del coprifuoco.
Perciò se te la vuoi spassare finché sei giovane invece di schiattare il primo giorno di pensione, e girarti il mondo scopando chi ti pare, con quattro soldi e fidando nella sorte, fieramente consapevole d’essere il meno stronzo tra i ricchi della Terra, e pure assumendoti il rischio da te, occhio che da qualche parte ti aspetta il Serpente (The Serpent su Netflix) coi pantaloni a zampa d’elefante a tagliarti con la gola anche le uniche parole che ti portavi appresso. Tanto poi pure per lui c’è una cella e una mamma che sa il segreto di Pulcinella e la ricetta di Ciccirinella.
- Per altri (S)visti di Gabriele Nava, qui