Essendo un romanzo ambientato in una immaginaria cittadina del Texas, chiamata Olympus; raccontando una storia tesa, che corre al disastro, dopo che più disastri si sono verificati; presentando una famiglia i cui caratteri richiamano quelli di dei, semidei ed eroi dell’antichità, e tutti assai poco propensi o capaci di cambiare la loro natura e il loro destino; ecco: fossi stato in Stacey Swann, debuttante nel romanzo con Infelici gli dei (titolo originale Olympus, Texas, Bompiani) nei grandi cieli (regionali) della letteratura statunitense, non avrei appesantito ogni capitolo della settimana in cui si svolge l’azione con scheggiate e spesso difficilmente decifrabili citazioni dalle Metamorfosi di Ovidio. Un po’ too much, forse.
Ho scritto impropriamente “regionale” poco sopra non per ridurre la portata dello sforzo di Swann nel delineare la sua “piccola città”, anzi la sua grande e variegata famiglia, i Briscoe: semplicemente avvertivo che la scrittrice si muove in un “somewhere” molto preciso, e si confronta quasi in automatico con un patrimonio immaginario formatosi sui romanzi dei quattro moschettieri del Texas e poi su conterranei puri o d’adozione come Larry McMurtry (Voglia di tenerezza docet) o, perché no, il Cormac McCarthy degli esordi.
Comunque. La scena si apre con un improvviso ritorno a Olympus. Il fuggiasco March Briscoe scappato anni prima perché traditore della sua stessa carne – è andato a letto con l’enigmatica Vera, moglie del fratello buonista Hap e si è dato alla macchia oltre il border; March piomba in città con nel cassone del pick-up i suoi due cani (Romolus e Remus), sperando di ritrovare perdono e pace dai genitori prima di tutto, l’atmosferica June (Giunone?) e il quasi saggio (o menefreghista) Peter, che è una sorta di Zeus debole in controllo economico della città con la sua agenzia immobiliare ma incapace da sempre di tener a freno i suoi desideri carnali.
Oltre ai tre figli con June, Peter ne ha tre illegittimi, tra cui spicca la coppia di gemelli Arlo e Artie. Pace. Sembra che tutto possa risolversi tra March e Hap a colpi di mazza da baseball, ma sarà uno sparo in una inprobabile battuta di caccia, in riva al fiume Brazos, a costruire il centro del romanzo dove si svolge la resa dei conti, maturata in tempi di lunghi rancori, di tutti contro tutti.
Non stupisce che il romanzo di Swann, ben tradotto da Monica Pareschi, sia piaciuto al premio Pulitzer Richard Russo, anche lui scrittore di famiglie (Il declino dell’impero Whiting) e aggiungiamo noi che piacerà al lettore per la capacità di Swann di costruire una ben congeniata storia a incastro che affronta i grandi sentimenti (amore e odio in primis) su cui poggia la vita di umani e pseudodei di Olympus – pure se a tratti, e come è perfettamente naturale per chi legge appassionandosi, è ininfluente identificare, che so, Dioniso nell’ombroso songwriter Arlo o l’algida Atena nell’avvocato Thea. La scrittrice ha il cv giusto per piacerci: ex commessa in un negozio di libri usati, coltiva da sempre il gusto della short story (e si avverte per come narra le peripezie dei singoli Briscoe), insegna scrittura creativa e vive tra Austin e Lampasas, dove la sua famiglia alleva bestiame. Sentiremo presto parlare di lei.
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Il romanzo fa parte del Book Club Bompiani, un progetto che unisce editori, librai e lettori. L’appuntamento del 14 luglio, alle 18, dedicato a Infelici gli dei vede la partecipazione di Beatrice Masini e Lavinia Manfrotto. L’incontro si terrà come sempre su zoom ma sarà trasmesso in diretta live dalla libreria Palazzo Roberti di Bassano del Grappa, Via Jacopo da Ponte 34. Per info, bompianibookclub@giunti.it
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