UN BLOG
IN FORMA DI MAGAZINE
E VICEVERSA

Allonsanfàn
{{post_author}}

Billie Piper in I Hate Suzie. L’humour nero non basta contro il revenge porn

È stata Rose Tyler nel Doctor Who (prima e seconda stagione, poi guest star), Belle in Diario di una squillo perbene (il flusso di coscienza della prostituzione londinese fatta serie tv), Brona Croft/Lily Frankenstein in Penny Dreadful (horror in salsa vittoriana, passando per Alan Moore).

Billie Piper (Swindon, 1982) è l’attrice e cantante pop inglese col cv giusto per I Hate Suzie, serie britannica svelta ma per nulla superficiale firmata da lei con la showrunner Lucy Prebble: nutrita di humour nero e disincanto, narra di un’attrice da serial – robaccia di nazi-zombie – che al momento di firmare la riscossa (un ruolo principesco per Disney quando pensava ormai di poter recitare solo le “cattive”) finisce sul web in una serie di foto porno hackerate. Lui ha il membro pixelato, ma lei lo prende in bocca. Cambia tutto.

Nascono da questo incidente le puntate di I Hate Suzie – ciascuna la stazione di una eccentrica via crucis tra caduta e riscatto per le terre del revenge porn, chiamato ormai così anche se non compare il fattore della vendetta – ogni episodio focalizzato su “una delle otto fasi del trauma” della donna, da Shock ad Accettazione passando per Senso di colpa e Rabbia

I Hate Suzie è una serie tv inglese, una commedia nera creata da Lucy Prebble e Billie Piper. È prodotta da Bad Wolf con Sky Studios, mentre Prebble è la showrunner. È prevista una seconda stagione. In Italia, è su Sky da luglio ’21

Sorpresa, però: non ci sono risvolti moralistici o patetici, ma una maturità di approccio all’argomento, nella scrittura della serie, che va oltre scontati j’accuse e imbalsamate neo-correttezze in un dribbling continuo dei luoghi comuni. C’è invece l’ironia, veloce e cattiva, che lega e da un’impronta forte a una storia ben scandita e ritmata. Insomma: manca tutto ciò che risulterebbe difficile evitare in un prodotto americano (o italiano?) sul revenge porn.

Resta il credibile disagio di Billi-Suzie intriso di vulnerabilità che si intreccia alle gesta di uomini cialtroni o supponenti, a episodi famigliari quasi satirici nella loro stupidità – il padre di Billi-Suzie cerca di monetizzare il disastro con un’intervista a The Sun, la madre da la colpa alle Kardashian – e a scene visivamente riuscite: per esempio Billi-Suzie uccisa, che resta con le viscere sanguinanti a vista, in bella e pornografica mostra, durante la puntata finale del suo horror show (soundtrack Under The Ivy di Kate Bush).

Piper in Doctor Who

Insomma. Billie-Suzie è più che simpatica, fragile e travolgente, ironica e disinibita come un’autentica quarantenne con uso di mondo, che non perde la testa nel trionfo e (forse) non si inabissa nello squallore. All’ottavo atto (il migliore insieme al settimo) abbiamo l’impressione di non sapere più chi è nel momento stesso in cui non lo sa più nemmeno lei stessa… Così l’attrice Billie Piper, per un attimo senza la battuta pronta, segna nel campo dei serial tv il punto di un’altra parte azzeccata.

I social: