Nell’ufficio di Pangea a Kabul si stanno distruggendo tutti i documenti con i dati sensibili delle donne che la Onlus ha aiutato in questi anni. «Non vogliamo che i talebani possano trovare i loro nomi. Rischierebbero la vita» scrive Silvia Redigolo sulla sua pagina Facebook.
Con la presa di Kabul l’Afghanistan torna sotto il controllo dei talebani, spodestati nel 2001.
«Una delle ragazze del nostro ufficio» dice in diretta a Sky TG24 Luca Lo Presti, presidente di Fondazione Pangea Onlus «mi sta scrivendo che sono già nel quartiere e hanno annunciato che bloccheranno tutti i media».
Dal 2003 Pangea opera col Progetto Jamila nell’area urbana di Kabul, dove ha attivato un circuito di microcredito, integrato con servizi di tipo educativo e sociale, rivolto a donne fortemente motivate nel voler contribuire alla loro vita e a quella del loro nucleo familiare. Con la pandemia la già difficile posizione di donne e bambini si è molto aggravata a causa dei minori aiuti internazionali, per la riduzione degli spazi di socializzazione, per il ritorno a una vita di occultamenti e limitazioni alla quale le donne afghane erano purtroppo già ben abituate in passato.
«Per noi di Pangea sono ore piene di angoscia e preoccupazione. Siamo in stretto contatto con le ragazze afghane del nostro ufficio e ogni whatsapp è pieno di paura. Siamo preoccupati perché sappiamo che le nostre coraggiose colleghe sono in pericolo e rischiano la vita per essersi impegnate con Pangea per i diritti delle donne e delle bambine.
Abbiamo fatto delle promesse ma questo è il momento di attendere. Di mettere al sicuro il nostro staff afghano, di agire in silenzio, di rallentare il nostro lavoro per non mettere ancora più in pericolo le donne e i bambini. Quelle donne e quelle bambine sono amiche, sorelle e figlie. Le conosciamo una ad una. Siamo stati accolti a casa loro, abbiamo riso insieme e gioito delle loro conquiste. Abbiamo giocato a calcio con le bambine sorde, abbiamo negli occhi i loro sorrisi entusiasti, le abbiamo accompagnate a casa dopo gli allenamenti e abbiamo conosciuto i loro genitori. Abbiamo esultato insieme a ogni loro goal. Tutto questo non può finire. Abbiamo fatto delle promesse e faremo di tutto per mantenerle. Non le lasceremo sole. Non lasciateci soli!».