Mentre per un istante l’estate passava sul pianeta terra, ho trascorso un mese a leggere solo fantasy.
Chi ama il fantasy – io lo amo come la fantascienza, ma per motivi diversi – comprenderà. Il bello del fantasy è il potenziale escapista: ti porta all’estero in un luogo dove non sei rintracciabile, dove non hai notizie dal tuo piano di realtà, dove lo smartphone si è scaricato e chissenefrega.
Il bello del fantasy è che ha un carattere qualitativo ma anche quantitativo: cinque, otto, dodici volumi. Una cosa che ami e che puoi avere in enormi quantità, senza essere arrestato.
Nel mondo delle produzioni seriali qualcuno evidentemente se ne è accorto, perché il materiale più interessante degli ultimi anni arriva proprio da qui.
Cominciando dai venerabili padri, bisogna parlare di Tolkien.
C’è un anno di attesa, ovvero settembre 2022, per i tanti di noi che vogliono immergersi ancora una volta nell’universo del Signore degli Anelli: è la data di presentazione della sontuosa serie annunciata da Amazon Prime (le riprese sono appena terminate in Nuova Zelanda e il budget – solo per la prima stagione – sfiora i 500 milioni di dollari) che si ispira a quel fiume carsico che, nella produzione di Tolkien, è stato Il Silmarillion. È quasi desolante sentir parlare di “prequel del Signore degli Anelli” per l’opera che mette a sistema, dà uno spazio e una collocazione temporale agli eventi della famosa Trilogia, e tra le altre cose narra l’ascesa di Sauron e la successiva creazione degli anelli del potere.
Mentre la prima immagine rilasciata dalla produzione di Amazon viene studiata in ogni dettaglio, proviamo a non consumarci nell’attesa, perché l’autunno e i primi mesi del nuovo anno si preannunciano davvero ricchi di universi fantastici.
In ordine di tempo, la prima che sarà possibile vedere è la seconda stagione di The Witcher, su Netflix il 17 dicembre 2021. Questa saga, nata dalla penna dell’autore Andrzej Sapkowski negli anni Novanta – che cominciò a tratteggiare il suo protagonista, Geralt di Rivia, in una serie di racconti pubblicati sulla rivista polacca Fantastyka – ci giunge in qualche modo “di rimbalzo” dai paesi dell’Est Europa, dove ha riscosso un enorme successo. A The Witcher infatti sono già stati dedicati un film, una precedente serie tv, una trilogia di videogiochi e una serie di graphic novel. Merita la lettura dei sei romanzi? Assolutamente sì, la qualità linguistica è buona e l’intreccio avvincente.
Si è detto però – a mio avviso a torto – che la vera eredità dell’(ancora insuperato) Trono di Spade non vada a The Witcher, bensì al ciclo di romanzi di Tenebre e ossa, della statunitense Leigh Bardugo. La prima stagione della serie spopola su Netflix e piace perché – senza troppo sangue e nessun fremito incestuoso – può essere vista da un pubblico di qualsiasi età. La presenza di un elemento come il “mare oscuro”, ostacolo invalicabile tra due continenti che cita – francamente in modo un po’ spericolato – la Barriera di ghiaccio dei romanzi di Martin, crea ancora maggior vicinanza alla saga di Westeros. Ma finisce tutto qui: la trilogia della Bardugo (che fu pubblicata solo nel primo volume da Piemme nel 2013, e oggi riproposta in pompa magna da Mondadori) è piuttosto facilina. Tutte le regole base sono rispettate: il viaggio dell’eroe, l’affannosa quête, la crescita psicologica. È godibile, certo, ma alla fine così semplice che lo showrunner della serie Netflix (Eric Heisserer, candidato all’Oscar per Arrival) lo ha combinato con altri due romanzi della Bardugo, Sei di corvi e Il regno corrotto, e il risultato è che per una volta la serie tv, nella ricchezza di prospettive e personaggi che presenta, è più affascinante dei libri stessi. Aspettiamo la seconda stagione, già annunciata, anche qui per l’autunno del 2022.
Tutto un altro discorso, invece, va fatto per la trilogia di Deborah Harkness, A Discovery of Witches, che Sky Atlantic dovrebbe concludere, con l’ultima stagione, a gennaio 2022. Qui la lettura dei romanzi merita tantissimo: si coglie, nella trama, la formazione del tutto particolare della Harkness, che è un’accademica (insegna Storia Europea e Storia delle Scienze alla University of Southern California) ed esperta di storia medievale e alchimia. Il punto di partenza del romanzo è la scoperta della protagonista di avere eccezionali doti di magia, che le consentiranno non solo di scoprire che il mondo è abitato da numerose creature non umane (streghe, demoni, vampiri), ma anche che i suoi genitori sono stati assassinati. In questa tensione tra mistero, magia e una travagliata storia d’amore, davvero riuscito è il secondo volume della saga, L’ombra della notte, ambientato interamente nella Londra elisabettiana, con una completezza di dettagli da fare invidia a Hilary Mantel e un’efficace collocazione dei personaggi storici a fianco dei protagonisti del romanzo.
Infine, imperdibile è la produzione targata HBO e BBC, His Dark Materials – Queste oscure materie, la serie tv tratta dall’omonima trilogia letteraria dello scrittore britannico Philip Pullman. La saga fantasy – formata da tre volumi, La bussola d’oro (1995), La lama sottile (1997), e Il cannocchiale d’ambra (2000) – è un classico davvero insuperabile perché, a differenza di tante altre storie, questa riesce a staccare per l’intensità della sua visione del mondo e del destino dell’uomo, per la sontuosità dei mondi e dei personaggi descritti. La serie, trasmessa su Sky Atlantic, si concluderà nel 2022 (le riprese si sono svolte in Galles quest’estate) e ci ristora dal doloroso flop di un film, rimasto monco e piuttosto lacunoso, interpretato da Nicole Kidman nel 2007.
Nella foto di apertura, The Lord of The Rings nuova versione Amazon (credit: Amazon)