Cosa succede a una ragazza colpita da paralisi cerebrale, che fin da bambina non ha mai potuto parlare? Una ragazza alle soglie della maggiore età, che dice sì e no grazie a un computer, l’unico modo che ha di comunicare? E cosa prova chi cerca di entrare in contatto con lei e si perde nel suo silenzio?
Sono interrogativi complessi, ma trovano una risposta in Senza Parlare, spettacolo della compagnia SPK-Teatro che Fondazione Benedetta D’Intino porta in scena nei teatri di Milano.
La tournée di tredici date, rese possibili grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo e Confcommercio e tutte a ingresso gratuito con prenotazione (per il biglietto registrarsi cliccando qui) è iniziata il 13 settembre al Franco Parenti e si concluderà con le serate del 30 settembre e del 1° ottobre 2021 al Campo Teatrale, passando per il Teatro Filodrammatici (15, 16, 17 e 18 settembre), il Teatro Tertulliano (20 e 21 settembre), il PACTA Salone (23 e 24 settembre) e il Teatro della Cooperativa (27 e 28 settembre).
Senza Parlare è la storia dolce amara di un affetto che non è scontato. Sara e Marco (interpretati da Caterina Bernardi e Alessandro Maione) sono fratelli divisi (e uniti) dalla disabilità della ragazza ma anche delle difficoltà che abbiamo tutti nel farci capire. Sara non parla, non può a causa di una paralisi cerebrale, è smarrita nel suo mondo e non si relaziona con gli altri. Marco intraprende un viaggio alla ricerca della sorella, prigioniera di se stessa.
Sara compie 18 anni, e il giorno in cui dovrebbe di diritto diventare adulta è quello in cui il fratello Marco diventa il suo tutore e decide di organizzarle una festa. Ma Sara non ne ha nessuna voglia. Non vorrebbe la festa o, almeno, non la vorrebbe come suo fratello la sta organizzando, così come sta organizzando tante cose per la sua vita. Sara vorrebbe poter dire qualcosa ma non riesce perché non può parlare, non può usare i gesti e dipende completamente dagli altri. Marco rappresenta uno specchio per lei, libero di scegliere per sé, il riflesso di tutto ciò che lei non può essere.
Sul palco assistiamo alla parabola di un giorno che serve a raccontare una vita in salita in cui i piccoli desideri, le incomprensioni, i bisogni tipici di tutti devono essere affrontati in un contesto di condizione estrema. In cui ogni piccola vittoria è gigantesca e ogni conquista è reale, sudata, voluta. Una storia intensa che mette in scena il rapporto tra due fratelli uniti ma allo stesso tempo divisi da un muro invisibile: l’incomunicabilità. Un muro che alla fine, però, verrà abbattuto. Marco imparerà “ad ascoltare il silenzio” di Sara. Così, in un crescendo d’immagini ed emozioni, Sara uscirà dalla sua prigione distorta ed entrerà in relazione con il fratello.
Senza parlare è liberamente tratto dall’omonima raccolta di testimonianze della Fondazione Benedetta D’Intino che, nata nel 1994, segue ogni anno oltre 400 bambini e ragazzi con grave disabilità comunicativa e con disagio psicologico attraverso i suoi due settori clinici di Comunicazione aumentativa e alternativa e psicoterapia.
Bambini e ragazzi la cui storia si ritrova in quella di Sara. Ecco una testimonianza:
Luca non parla da quando è nato. Non ha mai detto mamma, papà, ho fame, voglio giocare. Non è mai riuscito a sostenere uno sguardo. Il suo silenzio è sempre stato una gabbia. Poi ha conosciuto il Centro Benedetta d’Intino e la Comunicazione aumentativa e alternativa. Adesso Luca ti guarda negli occhi, usa la sua tabella per indicarti ciò che vuole, non si morde più il braccio quando non trova le parole, non scappa più. Non parla, ma ha trovato il modo per farsi ascoltare.
Senza parlare, prodotto dal Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone con il sostegno di Fondazione Friuli e Fondazione Paola Frassi, nasce da un’idea di Lisa Moras, Stefano Zullo e Alberto Biasutti.
SpkTeatro, che lo mette in scena, è il progetto di Associazione culturale Speakeasy, nato nel 2015 da un direttivo femminile under 35. Alla guida Lisa Moras, attrice, regista e drammaturga, e Martina Coral, traduttrice e project manager.