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L’événement. La scelta di Anne è la nuda cronaca di un aborto

L’unico momento in cui ti distrai dalla storia di La scelta di Anne – giusto un attimo – è quando ritrovi tra gli attori il viso secco e asciugato dagli anni di Sandrine Bonnaire, che era nel secolo breve la “ragazza senza tetto né legge”, la sua irriducibilità resa proverbiale da Agnès Varda.

Anche ora c’è sullo schermo una ragazza a suo modo irriducibile, Anne, sedici anni nel 1963, capelli bon ton e camicette linde, studentessa sveglia di umile estrazione sociale, che dovrebbe abbandonare gli studi poiché si ritrova incinta.

In un formato quadrato un po’ snob e un po’ all’antica ma richiesto dal distacco ostentato con cui viene narrata la vicenda, nel drammatico conto alla rovescia di Anne, trascorrono le settimane di un privato calvario. Anne (la brava Anamaria Vartolomei) si trova sola, solissima, la più sola al mondo – in faccia alla spugnosa fatticità, direbbe Jean-Paul Sartre, di cui a un certo punto compare una copia di Le Mur. Anne che non vuole il bambino si imbatte in ginecologi cattolici e codini, scopre indifferenti le amiche femmine e senza testa né cuore (meno uno) i maschi; non riceve alcun aiuto, neanche comprensione, semmai danno. Ma alza le spalle e prosegue in ciò che sente come un suo diritto (naturale?).

L’ambientazione storica nei Sessanta non è particolarmente evidente e cercata dalla regista Audrey Diwan (buona sceneggiatrice, qui al secondo film): con la semplicità e il rigore della sua opera ci trasmette una posizione radicale, senza se e senza ma, e vuole forse comunicare che, anche se oggi non c’è il carcere per chi abortisce, questa storia è attuale: l’aborto è un diritto delle donne costantemente ostacolato se non messo in discussione.

Anne vuole un figlio ma quando deciderà lei. La serie dei suoi tentativi improvvisati per abortire, fino a bussare alla porta di una mammana, è di una crudezza raggelante: denuncia la disperata determinazione della ragazza e si riverbera come una colpa in chi le sta intorno muto. Nessuna violenza, dice Diwan, appartiene a Anne, violenza è bensì quella che si scatena contro di lei.

Tratto da L’evento di Annie Ernaux, scrittrice alla continua ricerca di definire un’identità, sua e collettiva, con pagine autobiografiche che possono avere il distacco apparente dell’analisi sociologica, La scelta di Anne – L’événement si specchia nello stile della scrittrice e può vantare con più di un merito il Leone d’oro alla 78ª Mostra di Venezia.

A margine, si può notare come il titolo italiano del film introduca, con l’intenzione di mitigare l’oggettività dell’originale, una traccia di decisione/indecisione che in questa storia non esiste.

Nella foto di apertura, Anamaria Vartolomei e Sandrine Bonnaire

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