C’è un mondo che non esiste più in Tre cene (Giunti), ultimo romanzo di Francesco Guccini.
Un mondo fatto di osterie, sbronze, amicizie e risate e anche bestemmie, ambientato nell’Appennino tosco emiliano dove da vent’anni Guccini è tornato a vivere: abita stabilmente a Pavana, borgo di 400 abitanti in provincia di Pistoia.
Tre cene raccoglie tre racconti che si dispiegano nel tempo e che attraversano vite e storia tramite uno dei gesti più semplici del mondo, quello del sedersi a tavola, «tre mangiate» le ha definite lui, usando un termine antico, precisando che potevano durare dall’ora di pranzo fino a notte inoltrata. E infatti il titolo completo del libro è Tre cene, l’ultima invero è un pranzo.
«Sono piccole storie contadine ambientate in epoche diverse per narrare di tre differenti compagnie di amici attorno a tavole imbandite, in una società tipicamente maschile dove le donne restavano in casa». Guccini lo ha presentato così il suo romanzo, con queste parole, al Salone del libro di Torino, seduto sul palco in una sala sold out, guardando stupito la folla e anche l’interprete nella lingua dei segni per i non udenti che aveva accanto. «Come traduce bestemmia?» le ha chiesto facendo ridere il pubblico: tanti “ragazzi” con i capelli bianchi ma anche tanti giovani con i vinili da fargli autografare.
Perché sì, lui, 81 anni, oggi si dedica esclusivamente ai libri: «Ho scritto 8 gialli, 4 romanzi e molti altri racconti, quindi posso tranquillamente definirmi uno scrittore; sto lavorando al nuovo giallo con Loriano Macchiavelli e a una serie di racconti ispirati al mio periodo modenese». Ma per tutti è rimasto prima di ogni altra cosa l’autore e l’interprete di canzoni indimenticabili con Il vecchio e il bambino, Cirano, La locomotiva.
Tre cene si srotola dagli anni Trenta alla fine del Novecento. La prima cena ha luogo nell’Appennino tra Bologna e Pistoia prima della seconda guerra mondiale, la successiva racconta lo stesso mondo quarant’anni dopo, l’ultima – un pranzo di mezza estate che si protrae fino a un grande falò notturno – si svolge nel giorno di un’eclissi di sole.
Un mondo che sembra (è) lontanissimo. «Oggi non ci sono nemmeno più i castagneti e i funghi non crescono perché ci vorrebbe un bosco pulito e sono spariti perfino gli ubriaconi. Continuo a scriverne perché ho avuto la fortuna di crescere in un mulino ad acqua, luogo ideale per chi vuole raccontare storie».
Un libro, Tre cene, da leggere tenendo presenti le parole che Guccini scrive in apertura del primo dei tre racconti: «Non aspettatevi grandi avvenimenti dalle cose che andrò raccontando, fulminanti colpi di scena come agnizioni improvvise o finali drammatici o misteri iniziali che poi, a poco a poco, logicamente sgretolati dalle deduzioni di un abile investigatore, si dipanano e si mostrano in tutta la loro enigmatica chiarezza. È semplicemente la storia di una cena, e di alcuni amici; una storia di quelle quasi come le favole che ci raccontavano da piccoli, già sentita tante volte ma che amavamo ci raccontassero ancora e ancora, per il solo piacere di stare lì ad ascoltare…».
Il libro: Francesco Guccini, Tre cene, l’ultima invero è un pranzo (Giunti)
Credito foto in apertura: “Francesco Guccini” by _Pek_ is licensed under CC BY-SA 2.0