Doppio omaggio milanese al fotografo Giovanni Gastel (1955 – 2021) con le mostre in Triennale The people I like, in collaborazione con il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, e I gioielli della fantasia, con il Museo di Fotografia Contemporanea
“E a volte ti sento così vicina, fotografia finale, così a portata di mano, così sfiorata da poterti quasi toccare”. Lo scriveva Giovanni Gastel nel suo memoir Un eterno istante (Mondadori, 2015). Ma ogni volta lo scatto rivelava la sua effimera natura, e Gastel il giorno dopo ricominciava, come un Wile E. Coyote dandy, a inseguire il suo Beep Beep più bello. In testa, aveva le regole che consentono di tendere alla perfezione: “togliere, pulire, eliminare, per arrivare alla natura intima delle cose, e studiare sempre”.
Colto e socievole quanto in fondo era riservato e noncurante del mondo fashion che lo reclamava, battutista dall’agudeza sempre pronta ma serio esegeta della vita vera, Gastel passa adesso all’incasso della sua fama di fotografo senza specifiche, oltre la moda, con i ritratti di celebs che hanno reso lui stesso celeb, e che erano stati presentati, lui vivente e padrone di casa, in una mega mostra al Maxxi di Roma.
Li troviamo ora a Milano (insieme alla sua palpabile e incredibile mancanza) i 200 ritratti con una luce particolare negli occhi, raccolti in più di quarant’anni di lavoro, da Barack Obama a Bianca Balti, da Marco Pannella a Bebe Vio… Ci sono modelle, attrici, artisti, cantanti, musicisti, politici, giornalisti, designer, chef, in ordine assolutamente sparso.
Tutti in grande formato, 130×90, per lo più in bianco e nero, mentre nella parte finale del percorso ammiriamo le immagini della serie dei “colli alti neri”. Spiegava Gastel l’apparente confusione dell’allestimento, il mix quasi capriccioso di personaggi tanto diversi: “The people I like racconta le persone che mi hanno trasmesso qualcosa, insegnato, toccato l’anima… e per me questo non dipende dalla loro origine, estrazione sociale, gruppo di appartenenza o altro. L’anima è qualcosa di unico, indipendente e, come tale, non segue nessuno schema predefinito, come il cuore”.