Casa d’altri è un capolavoro e in sé – nella sua scura e illuminante perfezione – comprende i libri che Ezio Comparoni alias Silvio D’Arzo non ebbe il tempo di scrivere e anche quelli che non riuscì a pubblicare nella sua breve vita. O almeno ce ne dà l’illusione.
Ma nel centenario (più due anni) dalla nascita dello scrittore, dopo il volume dei racconti edito nei tascabili Bompiani, torna in scena anche Penny Whirton e sua madre: unito ad altri tre testi indirizzati ai ragazzi, con Il Pinguino senza frac a seguire, ma a titolare – per ragioni commerciali, crediamo – il volumetto curato dell’italianista Roberto Carnero.
All’immagine della vecchia Zelinda, che rivolge una domanda impossibile, tanto più a un prete senza arte né parte, si aggiunge la figuretta di Penny, il ragazzino segnato dalla morte del padre: immaginato, inventato, braccato con la fantasia dal piccolo scolaro, l’umile sellaio viene promosso eroe di ogni guerra, di tutte le imprese.
Ezio Comparoni (Reggio Emilia, 1920-1953), enfant prodige e autentico figlio di nessuno, cioè lui stesso figlio senza padre, scriveva e si consigliava nella primavera del ’44 con l’editore Vallecchi riguardo il progetto di scrivere per i più giovani. Libri per loro, non libri minori. Vallecchi incoraggiava, verrebbe da dire, paternamente. Ma una volta terminato, Penny Whirton e sua madre rimase al palo. Non si capì quale collana lo avrebbe ospitato meglio: non era forse un racconto senza specifiche, per adulti, “per tutti”? Comparoni morì senza vederlo in stampa, come quasi tutto ciò che scrisse.
Penny Whirton e sua madre è un testo improntato a un humour lieve ma pervasivo, nutrito di forti ascendenze letterarie: ci sono rimandi a Spoon River e a Tempi difficili di Dickens, a Stevenson e a L’altare dei morti di James (così Carnero nella postfazione). E la letteratura, anzi di più, un virtuosistico gioco metaletterario, segna le pagine di Una storia così, tanto da farci pensare a un Comparoni/D’Arzo estraneo oltre che appartato dal suo tempo che si annunciava neorealista. Questioni di poetica, di consapevolezza e rispetto dell’artificio, forse. Tutti e quattro i racconti qui riuniti suggeriscono comunque a chi legge un’evidenza autobiografica – Penny Whirton, Il Pinguino senza frac e Tobby in prigione tematizzano una “mancanza” e in Una storia così figura un’insegnante supplente, quale era Comparoni. Ecco. Di Comparoni misterioso e sfuggente in vita oggi sappiamo, più che qualcosa, tutto e nulla. Come di Silvio D’Arzo: chissà chi sarebbe diventato.
IL LIBRO Silvio D’Arzo, Il Pinguino senza frac e altri racconti, illustrazioni di Franco Matticchio (Bompiani)
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