Ho trovato su una bancarella un romanzo breve di Germano Lombardi (Lombardi, chi era costui?), La linea che si può vedere, in prima edizione nei Narratori di Feltrinelli nell’aprile del 1967, al costo di tre euro – il prezzo vero purtroppo è stato graffiato via.
Sono così entrato senza alcuna fatica, aiutato dall’esiguità del testo, nella galassia affabulatoria dello scrittore di Oneglia.
Quando si parla di Lombardi – autore di un’opera unica in più titoli legata fin dal primo vagito all’avanguardia del ’63 e chiusa nel 1992 con la morte dello scrittore nella Parigi in cui era di vedetta – si usa sempre il termine “affabulatorio”, anche se la fabula di Lombardi è come qui scarnificata, secca e riempita di choses.
Fin dalla prima riga La linea che si può vedere entra in risonanza con l’école du regard di Alain Robbe-Grillet e la leggendaria littérature objectale ma senza procurare lo sforzo di lettura che di solito essa comporta (almeno a me). Forse perché abbiamo a che fare con una storia divisa in corte scene quasi teatrali e ambientata nel tempo avventuroso della Resistenza.
Giovanni, alter ego abituale di Lombardi, sarà chiamato a giustiziare un prete impazzito, Padre Piero, mentre egli stesso nasconde il suo di padre – il Pà che stava con “le teste di morto” – e la meticolosa scomposizione di ogni azione, la fatica dell’attesa, tocca nelle cento pagine una schiera di personaggi dai nomi evocativi.
Il monco e saggio Berthús, la sconvolta Signora Oranje, il brusco Hajk, per dirne tre, sono tipi che potrebbero possedere una profondità addirittura ottocentesca se l’idea di questa non svanisse nel momento in cui essi entrano nel tempo sospeso – c’è infatti molta suspense – e inchiodato al presente del racconto.
Li ritroveremo (forse) nelle altre parti di una quadrilogia o nell’opera di Lombardi, quando pescheremo su una bancarella, se non l’antecedente Barcelona, uno dei romanzi con Beatrix nel titolo, o quando acquisteremo un volume riedito dal benemerito Il Canneto.
Chiuso il libro con cover (dai colori mimetici) di Noorda Vignelli/Unimark, aggiungo che Lombardi nasce e poi sparisce in un punto nodale, cioè in un momento difficilissimo, per il romanzo italiano. Nella composizione accurata e un po’ “a freddo” dei tableaux che raccolgono i gesti esitanti e ripetuti di Giovanni o il delirio in latino di Padre Piero ci dovrebbe essere l’addio a tutto ciò che abbiamo letto finora, dalla prosa d’arte al neorealismo a… chissà. Il lavoro di un affabulatore (“persona che narra in maniera affascinante e abile o che racconta storie affascinanti ma poco fondate o totalmente infondate”, dal dizionario Treccani) prestato all’avanguardia è proprio questo. Per tradurla in maniera brutale, incantarti mentre ti leva con garbo la sedia da sotto il culo.
- Il libro è stato acquistato alla bancarella di Fabrizio in Piazzale Loreto, a Milano