Noi uomini abbiamo paura di morire. Se non l’avessimo, non esisterebbero le religioni e la filosofia. E la poesia. Abbiamo così paura della morte che siamo disposti a ogni bassezza pur di evitarla: possiamo mentire, spergiurare, tradire, pur di aver salva la vita. Questo è vero per la stragrande maggioranza di noi. Poi esistono alcune persone che, pur avendo paura della morte – perché non esiste qualcuno che non l’abbia – decide che c’è qualcosa che è più importante di questa paura. Sono gli eroi.
Ettore e Achille sanno che devono morire, potrebbero fuggire – e in qualche momento provano anche a farlo – ma poi accettano il loro destino e lo affrontano con un coraggio che ci lascia ogni volta esterrefatti. E gli eroi rendono in qualche modo sopportabile anche la nostra vita, perché noi abbiamo bisogno di poesia, abbiamo bisogno di storie e di sogni. Abbiamo bisogno di leggende.
Il Novecento è il secolo delle leggende raccontate attraverso le immagini in movimento. È il secolo anche di molte altre cose, di illusorie e utopiche speranze e di tragiche e terribili atrocità, è il secolo del fascismo e del comunismo, però è soprattutto il secolo del cinema. E il cinema ha i suoi eroi, che, in quanto tali, si devono confrontare con la morte. In maniera più drammatica – perché lo devono fare quotidianamente, tutte le volte che si guardano allo specchio – di quanto lo dovessero fare Ettore e Achille. E le leggende devono morire giovani. Noi vigliacchi possiamo permetterci il lusso di diventare vecchi, ma questo per un eroe non è possibile. E il cinema è finzione, e la finzione consente dei trucchi: se indossi una maschera, tu sotto di essa puoi invecchiare, mentre lei rimane sempre uguale a se stessa. Ma se non la indossi, se di fronte alla cinepresa ci sei solo e soltanto tu, non puoi diventare vecchio.
Quando, il 5 agosto 1962, Norma Jean Mortenson ha deciso che Marilyn Monroe sarebbe diventata una leggenda, un eroe del secolo del cinema, sapeva che c’era un solo modo per farlo. Marilyn non poteva diventare vecchia, ma Marilyn – e questa è la sua forza, è il motivo per cui tutti noi l’amiamo in maniera così struggente ancora oggi – non è mai stata una maschera, Marilyn è vera, è l’unica leggenda vera che noi abbiamo avuto la fortuna di vedere. Ettore e Achille sono l’invenzione di un poeta geniale, ma Marilyn no. Lei è vera: Norma Jean è diventata Marilyn e quando si è resa conto che il processo non era più reversibile, che cosa altro rimaneva da fare?
Poi ci sono naturalmente tutte le meschinerie che noi possiamo dire su di lei e sulla sua morte, perché se è vero che abbiamo bisogno di eroi, è anche vero che ne siamo invidiosi, perché sono quello che noi non saremo mai, c’è la fragilità, c’è la solitudine, c’è la depressione, c’è tutto quello che spiega ogni suicidio – o meglio tenta di spiegarlo, perché è un atto essenzialmente inspiegabile. Però quel 5 agosto si è consumato un rito sacrificale, Norma Jean ha ucciso se stessa affinché il mondo avesse per sempre Marilyn.
- Luca Billi ha appena pubblicato il romanzoAnything Goes (Villaggio Maori Edizioni)
Credit: Marilyn Monroe, la reina de Hollywood by Antonio Marín Segovia is licensed under CC BY-NC-ND 2.0.