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The Staircase (HBO): Firth e Collette ai piedi della scala maledetta

Che cosa si adatta meglio ai tempi e alla scansione a puntate di un serial se non un caso giudiziario per di più controverso? Se c’è il fattaccio, partono le indagini, si apre una dotazione pressoché infinita di flashback, e poi il tutto confluisce in una bella battaglia in tribunale – se come da noi ci sono tre gradi di giudizio, che pacchia.

Comunque, oggi siamo nel 2001 a Durham, North Carolina, e lodiamo The Staircase-Una morte sospetta (HBO Max, da noi su Sky e NOW) che ha nella scalinata del titolo – da cui si schianta o su cui viene schiantata a botte o a colpi di un misterioso oggetto contundente Toni Collette – il punto focale, e presenta in primo piano appena a lato, fingendo reticenza a prendersi tutta la scena, il volto stanco ed esasperato di Colin Firth, alias Michael Peterson, un ex marine quasi coraggioso e oggi scrittore di storia e velleitario politico.

Bene. Fosse invece che un serial di trial una favola con Cip e Ciop, Firth giganteggerebbe lo stesso – chi ha recitato con lui questa volta si è detto spaventato dalla sua totale immersione nel personaggio. Pur non potendo arrischiare un’interpretazione mimetica – il protagonista del dramma, tratto da un fatto di cronaca, è più magro e strepennato – Firth concentra su di sé tutta la grammatica della storia, che diventerà la sintassi della serie al primo giro di manovella.

Austero e furbo, piagnone e sarcastico, womanizer presunto e gay celato di stampo dannunziano, padre padrone e tenerone, attento solo a sé, ma con un penchant per disprezzare i figli che lo amano e amare quelli che lo disprezzano, The Staircase potrebbe intitolarsi The Colin Firth Show.

L’unico interprete che può sperare in un pareggio o in un verdetto di no contest confrontandosi con lui è Toni Collette, cioè la consorte Kathleen, vittima scontrosa e sgarbata, di cui all’inizio vediamo più le foto (raccapriccianti) da morgue che i duetti col marito o i rapporti con figli e figliastri – ce ne sono così tanti e diversi che potrebbero venire buoni per uno spin off.

Colpevole, innocente, così così. La vicenda, riportata sotto i riflettori per via del serial, non può che farci navigare e approdare a uno stato di incertezza: assistiamo infatti a una storia nera ma vera e tuttora aperta.

È interessante notare come questa versione di The Staircase, attorno al caso del vedovo Peterson, nasca da una costola di The StaircaseSoupçons, serie docu francese di Netflix, diretta da Jean-Xavier de Lestrade, che in un gioco di specchi compare in questa (impersonato da un attore). Si tratta di uno stupendo corto circuito nel campo dell’infotainment per un mondo troppo o troppo spettacolarmente informato: gli autori del docu francese si sono tra l’altro molto imbizzarriti per la descrizione nel serial USA del rapporto ben poco professionale che si sarebbe creato tra Sophie Brunet, editor del docu (un’imbiancata Juliette Binoche), e l’ambiguo Mr Peterson. Noto solo di passaggio che si tratta di una troupe di veri giornalisti francesi, di calibratura da Oscar, e non dei pagliacci nostrani alla Chi l’ha visto?, Le Iene o La vita in diretta.

Comunque. Lo showrunner della serie o Firth stesso una loro idea sul caso Peterson indipendentemente dai giudici ce l’hanno e per otto puntate tergiversano (fino a sfinirci: nel lotto che va dalla quarta alla sesta puntata avremmo tagliato volentieri mezz’ora). Ma dicevamo: il regista Antonio Campos (già produttore di The Sinner) ha di sicuro detto al suo mattatore qualcosa del tipo: “sulla colpevolezza o innocenza di Peterson, alla fine fai tu. Più che nel verdetto del tribunale gli spettatori crederanno a una sfumatura del tuo sguardo”. Per curiosità, nella prima incarnazione del progetto, che risale al 2008, Peterson avrebbe dovuto essere Harrison Ford (sarebbe stata una buona soluzione!).

Ultimo suggerimento, ma solo per scrupolo (e per i maniaci): se siete rimasti delusi del serial, o vi è rimasta qualche curiosità, avete su Netflix la possibilità di infotainmentarvi con lo sterminato lavoro dei segugi francesi.

Nella foto, Colin Firth e Toni Collette

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