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Intervista ad Angelo Roma su L’attimo presente, il bene e il male

Due esistenze che più lontane non potrebbero essere, che probabilmente non si sarebbero incrociate mai e che invece diventano parte l’una dell’altra. Sono quelle di Massimo Palazzi, uomo di grande successo e fama, e della bambina migrante Sarah, protagonisti dell’ultimo romanzo di Angelo Roma L’attimo presente (Mondadori).

Roma, docente universitario di Antropologia della narrazione, ha fondato e dirige The Writers Method, prima scuola specialistica a proporre il Metodo Stanislavskij e gli insegnamenti dell’Actors Studio di New York nella costruzione dei personaggi letterari e nel processo creativo di scrittura. Tra i suoi libri, L’angelo ribelle (Marco Tropea), Ancora più vita (Mondadori), I contraccolpi (Mondadori).

Ne L’attimo presente Massimo Palazzi, insegnante di Scienze della Comunicazione con laurea con lode in Business Management, MBA alla Stanford University, lectures nelle più prestigiose università americane, incarna il simbolo del moderno intellettuale pop che ottiene grande popolarità grazie alla tv. Poi la scelta di mollare tutto e la fuga solitaria nell’antica masseria dei nonni nella campagna di Ostuni, in Puglia. Dove ritrova i tempi dilatati, la noia che ritorna salvifica, i cellulari senza più tacche, i domani senza più ansie e scadenze. Sino all’incontro con una bambina che ha sul viso i solchi del deserto d’Africa. Si chiama Sarah e ha un disagio che dà tremore.

L’attimo presente è un libro sul senso della vita in una società – come la nostra – che confonde sempre più il bene con il male. E dell’autore rivela la profonda e apprezzabile sensibilità nei confronti di temi complessi e contrastati.

L'attimo presente Mondadori Angelo Roma
Angelo Roma

Qual è l’attimo presente di Massimo Palazzi, il protagonista del tuo romanzo? Forse la scelta di cambiare vita?

«Anche. Ma è soprattutto quella che nasce in quel momento cruciale dell’esistenza in cui la verità bussa alla porta di ciascuno. E pretende che, abbassando ogni tipo di protezione psicologica, ci si confronti nella maniera più cruda con la propria essenza.

Massimo Palazzi è un uomo che ha la capacità di guardare nell’animo dell’umanità, di comprendere l’unicità di ogni persona con cui ha a che fare. Il suo attimo presente è quello di far coincidere i suoi ideali con l’azione, rinunciando a convenienza e speculazioni intellettuali. Una scelta coraggiosa: la più difficile dell’esistenza umana perché noi spesso siamo chiamati a vivere attimi presenti in cui, per codardia, opportunismo e tanti altri motivi, ci allontaniamo dalla nostra essenza o non facciamo ciò che sarebbe giusto fare ma solo ciò che ci è più comodo e confortevole».

Il protagonista del tuo romanzo ha però anche un lato oscuro.

«Ogni essere umano porta dentro sé una festa e una tragedia. E solo se ci si guarda in profondità, facendo i conti con gli angeli e i demoni della nostra esistenza, si può dare veramente qualcosa a noi stessi e agli altri. L’essere perfetto non esiste, esiste una continua battaglia con la parte nobile e con quella meno nobile di ciascuno. Se continueremo a dividere il mondo in buoni e cattivi rischieremo di costruire una società artefatta e soprattutto non saremo utili a noi né al prossimo».

L'attimo presente Angelo Roma Mondadori

E poi c’è Sarah. E raccontare di Sarah, bambina migrante con una storia che si intuisce perché volutamente non è molto spiegata, è un atto di coraggio in tempi come questi.

«Le cose belle della nostra vita sono quelle che facciamo non razionalmente ma seguendo l’istinto, qualcosa che è nel profondo e nell’inconscio. Io credo che dare fiducia all’immaginazione e all’inconscio sia l’unica possibilità che l’essere umano può avere per migliorare se stesso e l’umanità intera. Lo stesso pensa il protagonista del romanzo. Segue il suo istinto e si avvicina a Sarah. Nel suo occuparsi di lei nasce per lui una vita migliore».

Quanto di te c’è in questo libro?

«In Massimo Palazzi c’è molto di me ovviamente, anche se la sua vita con la mia non ha nulla a che fare. Tante delle sue cose meravigliose io non le ho mai vissute e tante sue problematiche etico identitarie io non le ho. Però in me riconosco moltissimo della sua capacità di guardare la vita in profondità. Quella sensibilità esasperata che ti fa capire quasi sempre come andrà a finire il film mentre il film è ancora in corso. Mentre gli altri si gustano la storia pieni di speranza, tu sai già quale sarà la conclusione e non puoi neppure dirlo. Mi ritrovo molto anche nel personaggio di Angelo, e non è un caso che lo abbia chiamato così. È un bambino a cui viene fatto il complimento in assoluto più triste: “come sei maturo, dimostri molti più anni di quelli che hai”, riconoscendogli di fatto di non vivere la spensieratezza della sua età. Angelo è un bambino che ha sempre fatto tutto sapendo i perché della vita e avendo delle scadenze. Ma il segreto della felicità – lo dice il protagonista del mio romanzo – è fare le cose senza un perché e senza un orologio».

Nel tuo lavoro si ritrova molto della tua Puglia

«Sì. Il cielo azzurro senza nuvole, la luce accecante, la generosità nelle relazioni, la capacità di vivere l’estemporaneità della vita, il non incasellare l’esistenza in recinti striminziti dove si organizza tutto, anche il divertimento. C’è la capacità di perdersi nelle giornate oziando e imparando a gustare il sapore della noia. C’è la possibilità di alzarsi un giorno e scoprire che la vita ti può ancora spiazzare in maniera meravigliosa. Tutto questo me l’ha insegnato la mia terra».

C’è un attimo presente oggi nella vita di di Angelo Roma?

«È il terribile senso di responsabilità di essere all’altezza del ruolo di genitore (Roma ha due figlie di 17 e 14 anni, ndr). Perché in un mondo difficile, complesso, in cui c’è poco silenzio e poco ascolto, è molto più difficile di un tempo trasferire i tuoi valori attraverso l’esempio, attraverso quel fare silenzioso in cui ho sempre creduto».

Credit foto in apertura: Ostuni by Irene Grassi (sun sand & sea)

 

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