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Allonsanfàn
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Liliana Segre e quel grande nulla che può diventare di tutti

«Ho 92 anni e qualche giorno fa mi hanno chiesto di dire in due parole cosa lascerò ai miei figli e ai miei nipoti. Ho risposto così: siate liberi e senza paura. Io sono stata una bambina impaurita, una ragazzina che non ha conosciuto la libertà. Ma ho dietro di me una vita lunghissima che mi ha insegnato a essere libera e senza paura, nonostante io sia la più vecchia d’Europa obbligata alla scorta per le minacce di morte che mi vengono rivolte anche dai no vax».

Nella sala di palazzo Marino a Milano dove si svolge il primo Forum nazionale delle donne ebree in Italia organizzato dall’associazione ADEI WIZO, il pubblico ascolta in silenzio Liliana Segre. Lei racconta del “grande nulla”. «La mia famiglia era ebraica ma atea. Questo ha fatto sì che si parlasse della morte come del grande nulla. Un grande nulla che mi ha travolto quando, a causa delle leggi razziali, sono stata cacciata da scuola perché ebrea. Quando gli svizzeri mi hanno respinto mentre tentavamo la fuga. Nel tempo lunghissimo ad Auschwitz, dal dicembre ’43 al 1° maggio ’45, dov’ero uno scheletro nel freddo, senza cibo, sola».

Di quel grande nulla Liliana Segre ha taciuto per 45 anni «metà della mia esistenza». Non c’erano parole per spiegare. «Ancora oggi se non avessi il mio numero sul braccio che in ogni momento della giornata mi ricorda chi l’ha fatto, continuerei a chiedermi: ma ho vissuto davvero quelle cose, e come ce l’ho fatta, e perché io, perché io? Non ero eroica e non ero brava in niente. Se non mi hanno ammazzato è stato un caso».

Poi la vita è cambiata. «Ho conosciuto una persona speciale che mi presentò Goti Bauer, altra sopravvissuta, una donna meravigliosa che mi ha preso per mano e mi ha detto: prova a parlare, non puoi non farlo, hai un dovere enorme nei confronti di tutti quelli che devono sapere cosa è accaduto. Ho parlato per la prima volta a un gruppo di donne ebree e si è sciolto così quel grande nulla, quel silenzio profondo che avevo dentro».

Così ha iniziato a raccontare «una storia che può diventare di tutti da un giorno all’altro». E che troppi non sanno, troppi ignorano. «Ho conosciuto un Ministro dell’attuale governo, una persona laureata, non ne dirò il nome o il genere, e gli ho chiesto quanti fossero gli ebrei in Italia. Mi ha risposto 1 milione. Quando gli ho detto il numero reale (30 mila circa ndr) era imbarazzato». Ma a non saperlo non è solo quel ministro, «tante volte, durante gli incontri a cui partecipo, sento professori che insegnano nelle università parlare dei “milioni” di ebrei in Italia».

Oggi il pensiero di Liliana Segre è profondamente pessimista. «Nel 2015 ricorreva il centenario dell’eccidio armeno: un popolo costretto alla marcia della morte, come quella che ho fatto io da Auschwitz fino alla Germania. Eppure, tranne gli armeni, chi è che lo ha ricordato? E chi si ricorderà di noi ebrei tra 100 anni? Io vengo da un grande nulla che non si dimentica mai, e penso che per noi sarà come per gli armeni, presto ci sarà una sola riga nei libri di storia e poi tra 100 anni neppure più quella».

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Forum nazionale delle donne ebree

Liliana Segre ha partecipato al primo Forum nazionale delle donne ebree in Italia insieme ad altre 14 relatrici rappresentanti dell’imprenditoria, della cultura e della scienza: Elisabetta Camussi, Claudia De Benedetti, Diana De Marchi, Sira Fatucci, Anita Friedman, Daniela Hamaui, Francesca Levi-Schaffer, Elena Loewenthal, Gabriella Modiano, Karen Nahum, Raffaella Petraroli Luzzati, Liliana Picciotto, Linda Laura Sabbadini, Noemi Di Segni. Ferruccio De Bortoli, già direttore e oggi editorialista del Corriere della Sera, ha coordinato i lavori. Il forum è stato organizzato da ADEI WIZO che da oltre 95 anni riunisce le donne ebree italiane in un’organizzazione di volontariato, senza fini di lucro, all’interno della Women’s International Zionist Organization. Donne che mettono, accanto al sionismo, la lotta alla violenza e alla discriminazione di genere, contro il razzismo e l’antisemitismo. «La nostra esperienza maturata tra Italia e Israele nella vicinanza alle donne, nell’attenzione all’istruzione come contrasto all’antisemitismo e, non ultimo, nei valori che l’ebraismo può portare alla società, possono diventare un patrimonio collettivo» ha ricordato la presidente nazionale Susanna Sciaky. «Nel giro di pochi anni abbiamo assistito a incredibili cambiamenti a livello globale, che hanno avuto ripercussioni nella nostra vita e che hanno modificato il nostro modo di pensare e di scegliere. Drammi come la pandemia, la guerra, lo spettro di una crisi economica, aprono scenari che sembrano amplificare le crisi di valori dei nostri tempi. Oggi più che mai è imperativo ricordarci che dignità, lavoro, rispetto reciproco vanno difesi. Sempre».

Foto in apertura: Susanna Sciaky, presidente nazionale di ADEI WIZO, con la senatrice Liliana Segre.

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