La storia che Angela Terzani Staude racconta nel libro L’età dell’entusiasmo. La mia vita con Tiziano (Longanesi) inizia a Firenze nel 1957, in un giorno di fine estate, ed è proprio una bella storia. Angela, allora diciottenne, incontra a casa di un’amica un ragazzo della sua stessa età che comincia a parlarle di un suo viaggio in autostop e di quando ha lavorato in un albergo di Losanna per pagarsi un soggiorno a Parigi. Da allora Angela e quel ragazzo (che si chiama Tiziano Terzani e diventerà uno straordinario giornalista e scrittore) non si lasceranno più. Coraggiosi e ribelli, animati dalla passione per la politica, vivranno insieme, prima in Italia, poi in un continuo viaggiare dall’Europa agli Stati Uniti all’Asia, inseguendo i grandi avvenimenti della Storia.
«L’età dell’entusiasmo è un pezzo del mosaico della vita dei Terzani, dove la loro vita privata diventa molto pubblica» ha detto lo scrittore Paolo Cognetti presentando Angela Terzani Staude al Teatro Parenti a Milano. «Uno scritto sulla giovinezza. Sono arrivato a scoprire Tiziano quando aveva i capelli bianchi, la veste bianca, l’aria un po’ da guru, da vecchio maestro, ed è stato commovente scoprirlo ragazzo. Alto, bello, fiorentino, ancora prima di diventare se stesso, prima di diventare Tiziano Terzani».
In un’intensa chiacchierata con Cognetti, Angela Terzani Staude ha fatto conoscere un Terzani sconosciuto.
«Era uno che già da giovane guardava lontano, che vedeva una meta che io non vedevo. Un ragazzo con una curiosità grande e una enorme passione per la vita. Figlio di un meccanico, nato in una casa di operai dove non c’era neanche un libro, ha voluto riempire quel “buco” studiando, leggendo e capendo il più possibile del mondo. Anche se un “cane nero”, la depressione, gli camminava accanto. Ma nei primi anni quell’ombra invisibile era più che altro consapevolezza della morte».
Dopo la laurea in legge «avrebbe voluto fare l’avvocato dei poveri. Ma non c’erano soldi. Vince una borsa di studio a Leeds, in Inghilterra, ma era così minuscola e noi così senza risorse economiche che abbiamo dovuto tornare in Italia».
A questo punto entra in scena la Olivetti, «che assumeva tutti i migliori». Tiziano Terzani inizia a lavorare per l’azienda di Ivrea, per cinque anni gira l’Europa con il compito di vendere macchine da scrivere. «Un giorno mi dice: io non voglio vendere macchine da scrivere, io voglio scrivere con le macchine da scrivere. Si candida, lui comunista e antiamericano, per una borsa di studio negli Stati Uniti. “Perché ce l’ha così tanto con l’America”? gli chiedono al colloquio. “Forse perché non la conosco” risponde. Decidono che valga la pena che la conosca. Così partiamo per gli Usa, dove restiamo dal 1967 al 1969, anni interessanti, di rivolte per i diritti civili e contro la discriminazione di quelli che allora chiamavano “negri”, e contro la guerra in Vietnam». Poi l’assassinio di Robert Kennedy, la popolazione sempre più impaurita dalle rivolte, «quando ce ne siamo andati gli hippies cominciavano a trasferirsi in India e a Katmandu».
Qui finisce l’esperienza americana ma non il racconto di Angela Terzani Staude a una sala che la ascolta attenta.
La ascolta mentre racconta della sua famiglia, lei nata a Firenze dove il padre, nato a Port-au-Prince, Haiti, si era trasferito per fare il pittore, mentre la mamma era originaria di Amburgo. «Il fatto che fossi straniera ha contribuito a rendermi interessante per Tiziano».
La sala la ascolta mentre spiega la passione di Tiziano Terzani per l’Asia dove ha vissuto moltissimi anni («aveva un’appartenenza con l’Oriente») e per il comunismo. E i loro litigi: «Io gli dicevo che i tedeschi dell’est del comunismo non erano contenti affatto, che stavamo malissimo. Lui rispondeva “Se pensi così non si può vivere insieme”. Ma poi ha visto il Vietnam liberato diventato comunista e la Cina dove la vita era di povertà e paura… Ecco, Tiziano era un anarchico convinto di essere comunista, non amava alcuna autorità».
È stata una “grande vita” quella che Angela Terzani Staude ha trascorso con un uomo «che continuamente ne faceva succedere una». E lei cosa ha fatto, le ha chiesto Paolo Cognetti. «Ho sempre scritto un diario per raccontare tutta la nostra storia. Un appiglio per me, e alla fine della mia vita posso dire che c’è stato un senso».
L’età dell’entusiasmo racconta gli anni della gioventù di Tiziano Terzani, ma al Teatro Parenti Angela Terzani Staude ha ricordato anche cosa è stato dopo, «quando lui inizia a vestirsi di bianco perché gli dicono che è malato, che ha un cancro a 58 anni. Tiziano, così attaccato alla vita, alla parola cancro dice “Ora mi preparo alla fine”. Che voleva vivere come aveva vissuto la vita. Con consapevolezza e con la stessa fierezza. Senza farsi compatire. Si fa crescere la barba, per far capire che è invecchiato. Indossa abiti bianchi, i sandali. Smette di lavorare e scrive quei libri con cui è diventato famoso». Tra questi, Un indovino mi disse; In Asia; Lettere contro la guerra; Un altro giro di giostra.
La fine è il mio inizio, nel quale Terzani – sapendo di essere arrivato alla conclusione del suo percorso – parla al figlio Folco di cos’è stata la sua vita e di cos’è la vita, uscirà postumo.
Tiziano Terzani se ne va per sempre, il 28 luglio 2004, nella sua casa di Orsigna, in Toscana. «Il paese dove i genitori lo mandarono bambino, malato di una leggera forma di tubercolosi. Là, sull’appennino tosco emiliano, sentì per la prima volta quella spiritualità che l’avrebbe accompagnato durante la sua esistenza. La casa a Orsigna è stata una scelta che ho fatto fatica a capire, ma è stata una sua preveggenza. Non tutto si esauriva nella vita di città, nella politica, nel lavoro, nella carriera, occorreva un posto dove ritirarsi. Presto è diventata la casa delle nostre estati, dove tornavamo dall’Asia ogni anno. È la casa che più ha garantito il suo equilibrio. Oggi ci vivono i nostri figli. E dove noi tutti ci sentiamo forti, come se Tiziano ci proteggesse da lontano».
Credit foto in apertura: “La vita come un’avventura, di Tiziano Terzani” by ViaggioRoutard is licensed under CC BY 2.0.