UN BLOG
IN FORMA DI MAGAZINE
E VICEVERSA

Allonsanfàn
{{post_author}}

Quel castello è uno Shit Museum

Vedi alla voce Arte. O forse Storie, News, oppure Ecologia?… Mi chiedo sotto quale voce andrà a finire il pezzo che sto inviando. Perché qui, Ladies and Gentlemen, si tratta di qualcosa che di solito non si nomina, se non in esclamazioni di stizza/collera pronunciate preferibilmente in un idioma diverso da quello nativo, oppure (in teatro) come portafortuna. Insomma, oggi parliamo di merda, merde!, shit! scheisse! Non per fare dell’umorismo scatologico, ma perché questo basico elemento naturale che fa parte degli esseri viventi come il sangue e le lacrime (che invece scorrono a fiumi da che mondo è mondo nelle zone alte della cultura, dalle tragedie greche ai drammi shakespeariani) ha trovato spazio da tempo – senza essere la inscatolata merda d’artista di Piero Manzoni – in un Museo dedicato.

L’azienda agricola di Catelbosco

La storia. Il Museo della Merda – The Shit Museum (doppio titolo: quello inglese prende i like dei visitatori italiani e viceversa) nasce nel 2015 in accordo col tema di Expo Milano (ricordate?) Nutrire il pianeta: tema che diventa molto molto urgente nell’anno 2023. L’idea è di Gianantonio Locatelli, proprietario di un’azienda agricola di Castelbosco (Pc) dove si allevano migliaia di bovini che producono un tot di ettolitri di latte per il Grana Padano e un quasi altrettanto tot di quintali di sterco (numeri grossi comunque). Appassionato della pop art che ha conosciuto nel momento di massima auge durante un soggiorno a New York, Locatelli, per il quale l’arte è “vedere oggi quello che sarà domani” coinvolge nel suo progetto l’amico Massimo Valsecchi, collezionista d’arte, l’architetto milanese Luca Cipelletti e Gaspare Luigi Marcone co-curatore della mostra. Nel 2016 il Milano Design Award gli assegna il primo premio per il progetto Merdacotta, una linea di suppellettili d’arredo simili alla terracotta fatti con lo sterco delle mucche mescolato ad argilla e cotto alla temperatura di mille gradi: prodotti (assolutamente inodori) che sono stati esposti al Victoria & Albert Museum in una mostra sul Food Design.

Il salotto dedicato al Fantasma della libertà

Il percorso. La visita inizia all’esterno dell’azienda agricola, con gli interventi artistici dell’inglese David Tremlett (noto per i disegni sui muri della scalinata della Tate Britain) e quelli di land art di Anne e Patrick Poirier. All’interno del museo, ospitato nel castello medievale attiguo all’azienda agricola, si attraversano dodici stanze (compresa una Wunderkammer che ci meraviglia persino con delle piante carnivore) dove si trovano antichi reperti, manufatti e opere d’arte d’interesse estetico e scientifico, dallo scarabeo stercorario sacro agli Egizi (e logo del Museo) alle illustrazioni di passi della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio che ci racconta come dallo sterco animale si ricavassero decotti curativi e relative ricette. Il prezioso materiale viene utilizzato anche per il riscaldamento dello stesso museo. Particolarmente interessante la stanza completamente arredata con suppellettili di Merdacotta: un accogliente salotto con tavolo, sedie, tazzine per il caffè, e un video alla parete dove scorrono immagini ad hoc, come la famosa sequenza del Fantasma della libertà di Buñuel nella quale i borghesissimi convitati conversano a tavola seduti su water di ceramica in posizione defecatoria mentre se qualcuno ha il bisogno urgente di mangiare
qualcosa si ritira nel “posticino” in fondo a destra per ingozzarsi di cibo in intima solitudine. Ci si imbatte poi nel Gigabrickshit, il mattone gigante di brevettata Merdacotta che è finito come panchina nel parco più importante di Stoccolma.

La piastrella con il logo del museo

The Shit Shop. Molti dei prodotti esposti come piatti, bicchieri, vasi, mattoni, piastrelle rigorosamente realizzati in Merdacotta a marchio registrato, si possono acquistare sul posto, come anche le confezioni di Merdame, concime accettato nelle colture bio.

La visita al Museo richiede poco più di un’ora, ma suscita ben più lunghe riflessioni su un possibile futuro meglio inserito nel ciclo rigenerativo della merda, materia essenziale che, sublimata in arte, diventa Bellezza. Sarà lei a salvare il pianeta?

Per il calendario delle visite, su prenotazione (costo 5€ a persona, gratuito per i minori di 18 anni), consultare il link L’indirizzo: Museo della Merda – Castelbosco di Gragnano Trebbiense (Pc). Per informazioni e booking: booking@museodellamerda.org

Nella foto grande, il castello sede del museo. Credit foto: Henrik Blomqvist

* Jonne Bertola, giornalista milanese. Autrice del romanzo Swinging Giulia e di Piacenza (Morellini) e di Di chi è questo corpo (Luoghinteriori)

 

I social: