A proposito di lèggere, cosa leggono gli italiani? Con il consueto ritardo sfoglio prima Robinson, supplemento di Repubblica, e poi La lettura del Corriere. Entrambi hanno la pessima abitudine di pubblicare l’elenco dei dieci titoli più venduti. Un calco delle fortunate hit parade radiofoniche di musica leggera. I libri però non sono canzonette. Anche se poi uno legge la classifica e suo malgrado conclude che spesso i libri sono infinitamente peggio delle canzonette. La settimana scorsa al primo posto stava Spare (Mondadori) scritto dal fratello problematico del futuro re d’Inghilterra. Al quarto Nient’altro che la verità (Piemme) il libro di Georg Gänswein, la perpetua del pastore tedesco. Alcuni recensori li definiscono “memoir”; altri più sbrigativamente li inseriscono nella categoria del pettegolezzo.
Naturalmente non ho letto né l’uno né l’altro. I Feltrinelli della Feltrinelli che (mio malgrado) ho eletto a pusher, mi assicurano che in due giorni sono state bruciate più di 60 copie del libro “firmato” dal povero Harry. Gente del quartiere, mi assicurano… Ne concludo che almeno in questo caso le classifiche non mentono. Resterebbe da chiedersi perché mai la “gente” è disposta a pagare per guardare dal buco della serratura, ma questo temo sia un mistero più irresolubile persino della fisica dei buchi neri.
Nel caso di Harry i precedenti sono illustri: per decine di anni i signori Angelo Rizzoli ed Edilio Rusconi fecero denari a palate raccontando con i settimanali Oggi e Gente le storie d’amore e di corna (di corna e d’amore) dei reali d’Europa. Per non parlare di quell’altra testata storica che fu Grand Hotel. Come non cedere alle lusinghe di intrighi, passioni, amori e tradimenti? Non era forse la formula fortunata e felice dei feuilleton?
Più difficile spiegare la motivazione d’acquisto del libro finito sugli scaffali cinque minuti dopo la morte di Joseph Aloisius Ratzinger, l’uomo dalle scarpette rosse; o forse più facile: Jorge Mario Bergoglio, in arte papa Francesco, è oggetto di un odio feroce da parte dei tradizionalisti; quelli che la messa va detta in latino, quelli che la Chiesa conosce solo valori non negoziabili eccetera eccetera. Leggere quanto Francesco abbia fatto soffrire il povero Georg e di converso pure Benedetto XVI, dev’essere per loro eccitante come degustare un rosolio in compagnia del Principe di Salina.
Diamo i numeri? Eccoli. Secondo l’Istat, nel 2020 le famiglie italiane hanno destinato a ricreazione e cultura il 5,9% della spesa per consumi a fronte di una media europea del 7,8%. Nel 2021 “rimane stabile in Italia la quota di lettori di libri, pari al 40,8% della popolazione di 6 anni e più… Tra questi il 44,0% legge fino a 3 libri l’anno, mentre i “lettori forti” (12 o più libri letti in un anno) sono il 15,3%. La lettura di libri è soprattutto prerogativa dei giovani, nella fascia d’età 11-24 anni, e delle donne”.
Insomma, saremo anche un popolo di santi, navigatori e poeti. Però leggiamo poco. E se diamo credito alle classifiche, pure male. Qui mi sa che viene fuori l’amore delle mosche per la merda. Sono miliardi e miliardi e miliardi: non possono sbagliare.