Giuseppe Verdi in tour, superstar di quattordici serate in giro per l’Italia. A cominciare dal 10 febbraio con la prova generale dell’Aida all’Arena di Verona, fino al 15 giugno 2023 con la prova aperta di Macbeth al Teatro alla Scala. La kermesse verdiana avrà il suo evento clou a Bologna il 26 febbraio: la serata di gala (in diretta su Rai5 e poi in replica su Rai3) con il concerto diretto da Daniel Oren per l’inaugurazione dello spazio nel Bologna Congress Center che ospiterà fino al 2026 gli spettacoli dello storico Teatro Comunale (chiuso fino a quella data per ristrutturazione).
Fanno parte della “tournée”, la serata di sinfonie, cori e ballabili verdiani diretti dal maestro Daniele Gatti al Maggio Fiorentino (il 10 maggio), e la conferenza-concerto di Corrado Augias Verdi, la Traviata e l’identità nazionale, il 28 maggio al Santa Cecilia di Roma. (Per il calendario completo degli eventi, qui). Ancora da definire, invece, la data dell’annunciata trasmissione su Rai Storia della puntata su Villa Verdi.
La vasta operazione ha uno scopo. Raccogliere fondi, in collaborazione con i teatri lirico-sinfonici italiani, da aggiungere a quelli già stanziati dallo Stato per acquisire e rivalutare la villa di Sant’Agata nella tenuta di Villanova sull’Arda (a una trentina di chilometri da Piacenza) acquistata nel 1851 da Verdi. Che visse lì fino alla morte, dopo aver fatto ricostruire la preesistente casa padronale disegnando egli stesso gli schizzi della nuova dimora: Villa Verdi, diventata poi la sua casa-museo (visitatissima da melomani e non) fino al 2022 quando è stata chiusa. Destinata a finire in vendita all’asta per irrisolte questioni giuridiche tra gli eredi.
La visita. Ho visitato Villa Verdi nel 2020, poco prima che il lockdown per il covid bloccasse le visite temporaneamente, senza sapere che sarebbe poi stata chiusa “definitivamente”. Avevo visto il pianoforte (“che andrebbe almeno accordato”, secondo il verdianissimo visitatore Marco Castoldi in arte Morgan) dove Verdi ha composto le opere della maturità, Rigoletto, La Traviata, Falstaff eccetera; i papillon bianchi delle sue serate a teatro, il suo cappello a cilindro; la copia de I promessi sposi donatagli dall’amico Alessandro Manzoni; il letto dove il maestro dormiva solo perché era uno di quegli artisti che hanno l’ispirazione notturna e non voleva disturbare con il suo estro creativo il sonno della soprano Giuseppina Strepponi, la seconda moglie, sposata nel 1859. Per lei, per sottrarla alle chiacchiere delle pie donne e dei benpensanti di Busseto – dove i due avevano vissuto insieme senza essere ancora sposati – Verdi si era trasferito in terra piacentina (della “piacentinità” del maestro sempre contestata da “quelli di Parma”, ha scritto la studiosa americana Mary Jane Phillips-Matz in Verdi: A Biography – 900 pagine – pubblicata da Oxford University Press nel 1992 e tradotta in varie lingue). Nelle stanze della villa, davanti a quei fragili cimeli che avevano ancora tanto di “vivo” come se avessero spazzato via la polvere del tempo, avevo pensato che dev’essere vero: dev’essere vero che le case, le pareti, gli abiti e certi mobili trattengono in sé qualcosa di quelli che li hanno abitati.
Il parco. Intorno alla Villa, il parco. Si estende nella tenuta di Sant’Agata di Villanova sull’Arda (“il paese delle ciliegie” che organizza in primavera spettacolari passeggiate, hanami padani tra i ciliegi in fiore) fino alla riva del torrente Ongina che delimita il confine tra la provincia di Parma e quella di Piacenza. Nel parco avevo visto le piante che lo stesso Verdi aveva scelto e fatto arrivare anche da paesi lontani, i banani, una maestosa magnolia sempreverde, i cespugli delle sue amate rose. Gli piaceva prendersene cura. Amava gli alberi, la terra, si definiva “musicista e contadino”. Amava gli animali: nel parco avevo visto la voliera e la tomba del suo cane Lulù, con la scritta ”In memoria di un vero amico”. E amava gli uomini: generoso con i bisognosi aveva contribuito con consistenti donazioni, utilizzando i proventi della tenuta agricola di Villanova, alla costruzione dell’ospedale donato alla cittadinanza.
Fa parte del progetto “Villa Verdi da salvare” l’idea di utilizzare il parco per concerti verdiani, nella stagione estiva. E quella di un itinerario ancora da definire, di cui la villa-museo del maestro sarebbe l’epicentro, una tappa importante. Insomma una sorta di Grand Tour 2.0 sul modello dei viaggi ottocenteschi che portavano in Italia un buon numero di visitatori. Sembra una bella idea. C’è del nuovo, talvolta, nelle vecchie usanze.
Dove Villa Verdi (al momento chiusa) si trova in Via Giuseppe Verdi 22, Sant’Agata di Villanova sull’Arda (Pc).
- Jonne Bertola, giornalista milanese. Autrice del romanzo Swinging Giulia, di Piacenza (Morellini) e di Di chi è questo corpo (Luoghinteriori)