Ho conosciuto “la Cherubini” a Piacenza nella Sala dei Teatini. Dove le Prove Pomeridiane (aperte al pubblico) della compagine di giovani musicisti creata e diretta da Riccardo Muti calamitano da sempre, fin dall’inizio nel 2004, la curiosità musicofila sul making of di ciò che si vedrà la sera al Teatro Municipale, luogo deputato alla esecuzione finale del concerto.
Erano adrenalinici quei pomeriggi nella Sala dei Teatini. Vitamine per il cervello. Vibrazioni nell’aria che rapivano anche i non addetti ai lavori, gli spettatori non necessariamente competenti di musica. Gli sguardi degli orchestrali under trenta – i migliori diplomati provenienti dai Conservatori di tutte le regioni italiane – puntati sul maestro. Lo ricordo sul podio, Muti, in pullover. Carisma puro. Spiegava lo spartito nota per nota, ricercando ogni segno lasciato dal compositore, indagando anche su tracce non scritte; dava corpo a qualche nota cantandola pura precisa e ineluttabile, con la bella voce che ha. Nelle pause parlava degli insegnamenti dei suoi antichi maestri, di qualche vezzo dei direttori d’orchestra salisburghesi, lassù, ma anche di fatti quotidiani quaggiù, come la musicalità del dialetto di questo territorio (l’orchestra divide la propria sede tra Piacenza e Ravenna) dove “inciampare” si dice “scapuzzare”, scapusà. Poi di nuovo le prove, lampi fulminanti con quegli occhi mediterranei (Muti è nato a Napoli da madre napoletana e padre pugliese di Molfetta, dove ha compiuto i primi studi musicali) verso uno strumentista, o un gesto quasi impercettibile diretto a un altro. Quell’intesa, un fluido tra il maestro e i “suoi” giovani, coinvolgeva anche chi era lì solo per ascoltare.
L’orchestra Giovanile Luigi Cherubini si chiama così in omaggio al compositore toscano, attivissimo nelle capitali europee del suo tempo (1760-1842) per sottolineare la tendenza a una visione della musica e della cultura che va al di là dei confini. «Inoltre Cherubini è stato un grande architetto della musica. Il suo modo di costruire la melodia è magistrale: non a caso Beethoven si rivolgeva a lui chiamandolo “il più grande musicista”», afferma Muti, impegnato da anni in una sua battaglia per far riportare a Firenze la salma del compositore toscano che si trova al Père–Lachaise di Parigi. Comunque la Cherubini fa da ponte di congiunzione tra il mondo accademico e l’attività professionale: i musicisti restano un solo triennio terminato il quale generalmente trovano collocazione nelle migliori orchestre. La “compagine musicale”, dunque, si rinnova continuamente. Viaggia il mondo portando la musica nei maggiori teatri, ma anche in paesi in guerra o devastati da calamità naturali, in certi “fuori luogo” dove la musica prende ancora più senso, dove significa anche “partecipazione”. Dal 2010 è impegnata, oltre che nelle tournée in cartellone, nel progetto Le vie dell’amicizia che l’ha vista esibirsi a Nairobi, Redipuglia, Tokyo, Teheran, Kiev, Atene.
L’ho ritrovata qualche sera fa a Cervia, “la Cherubini”, in concerto alla Darsena del sale (ex Magazzini del sale, luogo simbolo del prezioso “oro bianco”). Ho assistito al primo “concerto di primavera” della rassegna La Musica che sale: tre serate, una per ognuno dei tre mesi primaverili, che presentano ciascuna ospiti diversi accompagnati dai “Cherubiniani”. La prima serata ha presentato Giovanni Sollima – compositore siciliano eseguitissimo nel mondo, autore di musica per il cinema, il teatro, la danza, per Peter Greenaway e John Turturro, Bob Wilson, Carlos Saura, Marco Tullio Giordana, Carolyn Carlson – alla direzione del Concerto in do maggiore di Haydn, e poi al violoncello con due sue composizioni: When We Were Trees, accompagnato dal violoncello solista Ilario Fantone, in una performance dove è lo strumento a ricordare che una volta lui era un albero, e The N-Ice Cello Concert, concepito per un violoncello di ghiaccio che si scioglie durante l’esecuzione (ma a Cervia era di cartone riciclato).
I prossimi appuntamenti nella Darsena del sale di Cervia: venerdì 14 aprile. Sotto la direzione del giovane Giovanni Conti, la fisarmonica di Simone Zanchini, eclettico sperimentatore che si muove tra i confini della musica contemporanea acustica/elettronica e la tradizione, vincitore con il disco Don’t Try This Anywhere del premio Orpheus Award 2016 come miglior album dell’anno in Italia. Zanchini si esibisce da solista e come direttore in Opale Concerto di Richard Galliano, Bandoneon Concerto di Roberto Di Marino e Tango Suite / Oblivion / Escualo di Astor Piazzolla: una full immersion nella fascinazione del tango.
Mercoledì 17 maggio: serata a tutto jazz con il trombettista Flavio Boltro (già sideman di Freddie Hubbard e Jimmy Cobb, membro del sestetto di Michel Petrucciani, insignito nel 2010 del Jazzit Award) in quartetto con Stefano Senni al contrabbasso, Fabio Giachino al pianoforte ed Enzo Zirilli alla batteria, spalleggiati dal Decimino della Cherubini, composto da tre trombe, due corni, tre tromboni e un bassotuba. Arrangiamenti di Andrea Ravizza.
Gli stessi concerti vengono riproposti nel Teatro Municipale di Ferrara per la rassegna La musica dona emozioni, a sostegno di Ado, fondazione onlus che si occupa di assicurare assistenza e sollievo alle persone con malattie in fase avanzata. Le prossime date a Ferrara: lunedì 17 aprile con Simone Zanchini; giovedì 11 maggio con Flavio Boltro.
Info: per l’Orchestra Cherubini, qui tel. 0544-249244. Teatro di Ferrara, qui tel. 0532-202675. La foto di apertura è di Silvia Lelli
- Jonne Bertola, giornalista milanese. Autrice del romanzo Swinging Giulia, di Piacenza (Morellini) e di Di chi è questo corpo (Luoghinteriori)