Cosa ci azzecca un tostapane in questo (ir)risolto true crime? Siamo nei Sessanta quando ancora si faceva giornalismo investigativo, e si conciliavano desk e marciapiede, e prima molto prima di diventare (in)consapevoli donne da scrivania dedite a scaricare le proprie frustrazioni marchettare sulle collaboratrici a pezzo pagato poco a sei mesi, le croniste rivendicavano un posto alla Nera in redazioni di soli uomini ponendosi pioniere la domanda che poi sarebbe echeggiata fino ai Novanta: “Come faccio esperienza se non mi dài una possibilità?”, fino a quando cioè non si trovò molto più conveniente legare alla scrivania chi l’esperienza non l’aveva – a gratis con la scusa dello stage – e posporre il problema di come conciliare lavoro e famiglia rimandando i figli dopo la quarantina confidando nel caso nell’aiutino da casa (spalancando ingenue la porta all’Uomo in Verde tornato sulla scena in camice per risolvere problemi) mentre uomini soli finivano a cercare il fantoccio della libertà di parola nella redazione di Moda e Costume.
Un killer dunque compie i suoi strangolamenti firmandosi seriale, come nei desiderata degli editori che puntano al giallista per consegnare la tessera Fidaty al lettore, col doppio nodo di una calza a mo’ di irridente fiocco per sfruculiare intelligenze poliziottesche (ma ovvio già sfiduciate dal caos quantistico se anche osservare al contempo l’assassino e la scena del delitto non ti conduce alla verità) e ansie carrieriste in cerca di cubi rubikiani per arrivare se non a soluzione almeno all’ascensore sociale sempre in fondo al corridoio oscuro dove lo scambio di energia provoca il calore che fibrilla le antenne di ogni bravo investigatore e pure lo sceneggiatore incappa in quella che Einstein chiama “azione spettrale a distanza” che, nello scoprire quanto ogni coppia si formi simile nella differenza, inficia la risoluzione immediata del caso causa fuga a velocità superiore a quella della luce. Così il pezzo è approvato e le donne a lavorare sul caso diventano due perché siamo pur sempre in un mondo maschile dove gli uomini credono di valere il doppio da soli mentre le donne essendone ancora la metà hanno la libertà di travestirsi alla bisogna e diventare altro approfittando dei limiti dei maschi e si fanno forti della sorellanza scartabellando di nascosto tra archivi e ospedali. Più la coppia femminile al lavoro solidarizza emancipandosi cicchettando al bancone dei bar del dopo lavoro americano più la coppia sposata rischia di scoppiare perché il marito ha un lavoro che lo porta fuori città e uno dei due si deve adeguare se non sacrificare (l’eterno ritorno del gioco di coppia che prevede come penalità per salvare la tranquillità sessuale l’assunzione di una baby sitter e la susseguente perdita del beneficio economico immolato alle aspirazioni esistenziali: siamo ancora lì).
Dove vederlo. In Italia, su Star (ST★R), portale interno a Disney+ che offre contenuti per pubblico adulto
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