Questa è la storia vera di un cane, cioè di una persona (non umana) ma un’autentica persona, che ci viene presentata nonostante i quasi, circa, probabilmente che le corrono attorno dalla nascita, quando Cara – si chiamerà così e il nome, due sillabe, avrà un senso e più di uno – vede la luce nel 2010, dalle parti di Grosseto.
Questa è anche la storia vera di una malattia e del suo imprevedibile superamento: Cara, ormai più che decenne, passa dall’artrosi a un guaio neurovegetativo che le blocca gli arti posteriori. Basterà (facile dirlo ora!) un piccolo carrello, un mini cart, a mantenere alta la voglia di vivere di Cara cagnetta a rotelle, e a riportarla sulle note dell’Eroica di Beethoven nel prediletto Parco delle Basiliche…
Ecco qui due righe per parlare del libro del giornalista e scrittore Carlo Zanda, Abile, disabile, formidabile (Marcos y Marcos) e per precisare: non è affatto la favola di un simil Snoopy – anche se Cara assomiglia molto a Snoopy! – né tratta di un can pupazzo o di un cane toy da borsetta, né usa le lunghe corse sull’erba o le scorribande sull’asfalto di Cara per esibire al the end qualche sorta di sdolcinata morale, anche se una morale c’è e non è diversa da quelle che possiamo trarre dalle gioie e dai dolori delle nostre esistenze di bipedi. Efficace il claim di copertina come fosse una bell’abbaiata: “Con l’aiuto di un carrellino [Cara] sfida un verdetto impietoso e le piccolezze degli umani”.
Zanda, che insieme a Chicca Gagliardo (cui spetta la postfazione) ha vissuto gli anni con Cara, anzi gli “anni Cara”, le ha dedicato questo breve saggio anche per darle un sacrosanto status. Un’identità, in salute e in malattia.
Ma che cosa è poi un cane, si chiede? Da dove nasce la sua “misteriosa devozione” (titolo tra l’altro di un precedente libro del giornalista)?
Di certo, un cane è un nostro parente da inserire nello stato di famiglia (lo dice a Zanda l’etologo Mainardi), un alter ego che si fonde con noi in uno scambio continuo (il “canuomo” secondo il professor Asor Rosa), è un animale che ha dei diritti – leggiamo allora brani dei saggi di Tom Regan o Peter Singer, dopo aver sfogliato il buon vecchio Konrad Lorenz e tenendo a disposizione il romanzo Timbuctù di Paul Auster. Quest’ultimo perché dà il nome alla “oasi dello spirito” dove per colpa di un’incidente finisce Mr. Bones, senza dimenticare che ogni parco di Milano (e pure del resto del mondo) è una sorta di Spoon River canina.
La seconda parte del libro di Zanda, con i disegni di Ilaria Voghera ricavati da fotografie reali, narra quasi a vignette le avventure di Cara con le rotelline e il sorriso che regala, nella sua vita di quartiere, a chi ogni giorno la incontra. In copertina, spicca il macellaio che le consegna il quotidiano assaggio di carne.
Cara oggi non c’è più, ma il sorriso, leggendo di lei, riaffiora alle labbra. Grazie Carlo per queste pagine, credo di poterlo dire anche da parte di Snap, di Bughi e di Scout.