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Allonsanfàn
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Il giardino di Ilde e gli spazi infiniti di Ippolito Pizzetti

Sulle mensole sopra il divano ci sono alcuni libri sempre a portata di mano. Ogni volume ha conquistato questo ambìto posto in una invisibile contesa che si è protratta negli anni. Qualcuno ha guadagnato subito la sua postazione, altri hanno dovuto attendere il loro momento. Ogni libro ha la sua storia e una volta che un volume ha raggiunto il suo posto preferito, si attesta nella sua posizione e rimane lì per anni. Succede che l’entusiasmo che ci inebriava in un determinato periodo svanisca e che quel libro venga dimenticato per mesi, ma succede anche che dopo parecchio tempo quella passione ritorni dirompente, e crei subito un po’ di scompiglio in quell’area degli scaffali. Può anche succedere che, cercando un determinato libro, te ne capiti tra le mani un altro, al quale non pensavi da tempo. Lo sfili, lo apri e attraverso le tue mani i ricordi arrivano alla mente espandendo sensazioni mai sopite. È successo proprio cosi con Pollice Verde di Ippolito Pizzetti.  Mi ha colto di sorpresa, mentre cercavo altro, innescando un turbinio mentale che mi ha subito fatto nascere il desiderio di passare a trovare la Ilde nel suo Giardino Naturale a Fubine.

giardino Ilde
Il giardino di Ilde a Fubine (Alessandria)

Quanti ricordi. Per me questa è una bella storia. Una storia piena di tante storie.

Se per il gioco della sorte ti ritrovi a vivere in una casa in un centro abitato, con un minuscolo pezzetto di terra, che sia in piano o scosceso o a gradoni, prima o poi devi porti una domanda. Che farne di quel pezzetto. Credo che le soluzioni siano sostanzialmente tre.

La prima: non fai nulla, forse vorresti fare… ma sei pigro, un po’ indeciso… e lasci che l’area si autogestisca e dopo un po’ di tempo non ci fai più caso e ti sembra che sia del tutto normale quell’incuria. Anzi, la trovi molto naturale.

La seconda: tutto quello che non è liscio o plastificato o spianato ti turba, ti fa disordine, allora ricopri quella superficie sgradevole con uno strato di cemento o asfalto o nel migliore dei casi con autobloccanti. I meno esasperati arrivano a mettere un tappeto di erba sintetica, “come al calcetto”. Non richiede manutenzione ed è sempre “apposto”.

Infine ci sono quelli che devono assolutamente piantarci qualcosa, in quel pezzetto. Una piantina, un arbusto, qualche varietà floreale. Non hanno le idee chiare, ma sentono il bisogno di piantarci qualcosa. Anche senza possedere un pezzetto di terra, devono piantare qualcosa. A loro basterebbero una dozzina di vecchie latte o qualche mastello dismesso ed ecco fatto un giardino, come si usava fare un tempo nei borghi del Monferrato, creando angoli botanici interessanti, simpaticamente sgarrupati. Quanti ne ho visti di questi giardini, in qualche modo simili a quelli olandesi, dove davanti ad ogni casa è naturale la presenza di un minuscolo angolo verde, in terra o in qualche creativo contenitore. Ed è cosi che a noi è sembrato normale, dopo aver sistemato casa, pensare a un giardino. Non è necessario che sia grande, bastano pochi metri quadri, proprio come il nostro, incastrato tra le case, su minuscoli terrazzamenti, un po’ scomodi, che seguono in modo irregolare il ripido andamento della collina.

giardino ilde paolo scapinello

Iniziammo senza esperienza, visitammo alcuni vivai e capitò quasi subito di conoscere Ilde nel suo vivaio/giardino.

Ilde, che a un certo punto della sua vita aveva lasciato Torino per trasferirsi nella cascina di famiglia a Fubine e trasformare la sua passione nella sua nuova attività, un vivaio appunto. Ci era riuscita grazie all’insegnamento e alla collaborazione con Maria Luisa Sotti, grande botanica, divulgatrice e creatrice del vivaio specializzato Cellarinia, unico in Italia per la notevole varietà di specie aromatiche.

L’entusiasmo di Ilde le ha fatto e le fa tuttora superare le difficoltà e la fatica che questo lavoro comporta e nonostante il passare degli anni la sua passione è rimasta intatta.

Andavamo da lei sicuri di trovare qualcosa di speciale e di avere il suggerimento migliore sulla varietà da inserire nelle nostre aiuole. Il Giardino Naturale a Fubine era ed è ancora, a mio parere, il posto più intrigante per trovare varietà floreali e non solo. Le stesse varietà che adornavano i giardini delle nostre bisnonne e quelli ancora prima di loro, ma anche cultivar più recenti, tutte coltivate naturalmente come si è fatto da sempre in campagna. Da lei, i nuovi virgulti ce la devono fare da soli, senza pompaggio chimico, senza serre. In questo modo le sue piante risultano essere decisamente più resistenti delle piante coltivate in modo intensivo. E poi ci sono l’entusiasmo e l’amore di Ilde, e quelli non li puoi trovare da nessun’altra parte.

Ma c’è dell’altro. Puoi star certo che nel vaso che ti porterai a casa, con la varietà botanica che hai deciso, prima o poi spunterà una nuova piantina. Non saprai subito di che si tratta, ma di sicuro è una delle centinaia di varietà coltivate da Ilde. Insomma, due al prezzo di una. Succede molto di frequente perché il suo compost è il risultato di tutti gli scarti botanici del suo orto/giardino compresi i semi intrappolati nei fiori appassiti. Lei ha il suo metodo per ridurre questo fenomeno, che potrebbe essere anche un po’ invasivo, ma qualche seme riesce sempre a sfuggire al suo singolare trattamento naturale e a germogliare di soppiatto.

Come dicevo, c’è stato un periodo nel quale capitava con una certa frequenza di passare da quel vivaio. Scoprivamo varietà sconosciute e ascoltavamo i consigli di Ilde che, per noi sostanzialmente ignoranti, erano insegnamenti preziosi da inserire nel nostro piccolo quaderno botanico. Tornavamo a casa sempre contenti.

paolo scapinello giardino ilde

È successo molte volte che da una domanda banale scaturissero informazioni impossibili da arginare. Ad esempio una volta ci serviva un piccolo arbusto di ceratostigma da accostare ad un muretto. Mentre mia moglie gironzolava curiosa nel vivaio chiacchierando con Ilde, io interrogavo Pier Carlo, il marito, su un pianta/arbusto alla quale pensavo da tempo. Un alberello che trovavo interessante per come si accende di colori nei mesi autunnali, presente anche nel loro vivaio. «Come si chiama quell’arbusto?» chiesi, indicando un cespuglio cresciuto spontaneamente vicino ad un albero. Pier Carlo mi rispose pacatamente «È una Rustifina, ormai cresce spontaneamente un po’ dappertutto». Bene, avevo ottenuto la mia informazione. Ma era bastato attraversare il giardino che la mia scarsa memoria aveva già cancellato quel nome. Mi avvicinai di nuovo a Pier Carlo e sorridendo imbarazzato confessai, appunto, la mia smemoratezza. Questa volta la spiegazione fu più articolata: «È una rustifina o sommaco maggiore o sommaco americano, r-h-u-s  t-y-p-h-i-n-a. Ippolito Pizzetti la metteva sempre nei suoi giardini».

Tornai a casa con queste parole stranamente incise nella mia mente. Mi succede di rado, molto di rado, di ricordare i nomi in questo modo. Già alla sera mi interrogavo su chi fosse Ippolito Pizzetti. Che strano nome spumeggiante. Ai tempi era per me un emerito sconosciuto. Il personaggio che aveva destato il mio interesse aveva già vissuto i suoi anni migliori e non pubblicava più le sue rubriche sull’Espresso. Se ne andò di li a poco. Indagai comunque. Volevo sapere qualcosa su di lui. Ed è così che scoprii un mondo particolarmente affascinante. Leggendo di lui, a volte mi imbattevo in semplici vocaboli o piccole descrizioni, che mi spalancavano porte su ambiti che non potevo minimamente immaginare.

Prendiamo una parola a caso, ad esempio “nasturzi”. Non sapevo cosa fossero, ma ecco che:

Scopro di quali fiori si trattasse.

Scopro che si possono anche mangiare.

Scopro che hanno uno splendido aspetto, sia per le tinte dei fiori che per la bordura creata dalle bellissime foglie.

Scopro che una goccia d’acqua sulle loro foglie mantiene la sua forma sferica, come se fosse di mercurio.

Scopro che nello scritto di Calvino, Un pomeriggio, Adamo, il racconto inizia con il protagonista che è intento a innaffiare, per l’appunto, dei nasturzi.

Scopro che il racconto non è immaginario, il protagonista esiste davvero ed è il figlio del giardiniere che lavora in un vivaio sperimentale a Sanremo.

Scopro che a dirigere il vivaio sperimentale sono il padre e la madre di Calvino. Scopro che il ragazzo si chiama Libereso, sia nel racconto che nella realtà.

Scopro che con il fratello è ispiratore anche del racconto Il Barone Rampante. Scopro che si chiama Libereso perché i suoi genitori sono anarchici, non violenti, vegetariani e studiano l’esperanto.

Scopro che hanno dato ai loro figli tutti nomi singolari in esperanto, Libereso, Germinal e Omnia, appunto.

Scopro che Libereso è diventato un famoso giardiniere, ha lavorato in un importante orto botanico in Inghilterra, ha scritto e illustrato libri.

Scopro che negli ultimi anni della sua vita ha creato un piccolo e sontuoso giardino davanti casa vicino a Sanremo.

Scopro che…

Scopro che…

Scopro che…

Potrei andare avanti per pagine, ma quello che voglio dire è che Ippolito, anche se ormai dall’aldilà, mi ha fatto scoprire un mare di cose.

il giardino ilde pizzetti

Per esempio, leggendo il suo libro Pollice Verde, un articolo in particolare mi ha molto colpito e completamente spiazzato. Il titolo del racconto è Un giardino tra le case.

La prima volta che lo lessi, pensai: è proprio quello che fa per me. Leggiamo.

Ippolito inizia con questa frase “Io prendo un quadro, voi prendete un quadro. Deve essere un quadro, naturalmente, che vi piace; ma deve essere un quadro come dico io.…” E ti porta per mano nell’esplorazione di un quadro che piace molto a lui. Mi sento disorientato. Cosa c’entra un quadro con il giardino? Ma proseguo, sono comunque curioso. Parla di un quadro di Paolo Uccello, San Giorgio e il drago, (Musée Jacquemart-André Paris). Non conoscevo l’autore, né il quadro, che non mi piace assolutamente. Si vede uno strano drago accanto a una bizzarra grotta di pietra che occupa buona parte del quadro e che mi ricorda le tende dei cavalieri d’antan. Proprio non mi piace. Digito “opere di Paolo Uccello” e scopro scene piene di battaglie, di cavalieri, di lunghe lance, ricche di colori e movimento e anche una coloratissima scena di caccia notturna, in un bosco, datata 1470. Bellissima. Insomma di Paolo Uccello io avrei scelto altro. Però non demordo e seguo stoicamente la mia “guida” nella sua narrazione su San Giorgio, il drago, la dama “con le bellissime mani, la cosa migliore, in verità, di lei tutta”, anche quando si addentra nell’analisi delle specie botaniche che il pittore ha inserito nel quadro. Non si notano subito. Le devi proprio cercare, fanno parte del paesaggio un po’ brullo. Ma lui è terribile, descrive ogni varietà botanica quasi nascosta nel dipinto e poi parte a descrivere la terra, “Molta terra, soprattutto terra, di quel colore che più che un marrone pallido, è un secco con dentro giallo e giallo e polvere” e dopo aver descritto questa terra arida fa notare il paesaggio “In quei paesaggi c’è aria, molta aria, spazio fino all’infinito”.

Qui mi blocco. Questo mi sorprende. Ecco, uno che mi fa notare questa cosa, mi sorprende davvero e mi incuriosisce. Io non avevo mai considerato l’aria come parte di un contesto estetico. Un concetto per me difficile, che mi ha fatto e mi fa ancora riflettere molto.

Posso non condividere il gusto degli altri, la loro opinione, ma uno che esprime un concetto così ampio e nuovo non posso che tenerlo in grande considerazione.

Basterebbe questo a giustificare il mio interesse per Ippolito Pizzetti. Ma lui è andato oltre, aprendomi tante altre porte. Qualcuno l’ha definito “L’uomo che in giardino seminò letteratura”

Sono veramente tante le storie che potrei continuare a raccontare.

scapinello giardino ilde

E pensare che tutto questo, e molto altro, è scaturito dal Giardino Naturale di Ilde, nel profondo Monferrato, in un posto che potremmo definire sperduto, ma dove molti hanno trovato e trovano ancora gli echi botanici di un lontano passato e quella passione straordinaria capace di stimolare la nostra inquieta curiosità.

  • Il giardino di Ilde Ferraris Aimone è a Fubine (Alessandria). Chi volesse contattare Ilde può scrivere a questa mail: domusca@tiscali.it
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