In campo lungo e con la camera fissa viene inquadrata, per due o tre volte, soltanto la pittoresca strada del divertimento, ma the morning after (dopo la baldoria, non dopo la bomba). Insegne spente di locali cheap, baretti e negozi di stracci, e una marea di spazzatura, cartacce e cocci di bottiglia. Può capitare che attraverso questa inquadratura fissa passi al mattino, ciabattando tristemente, Tara. È una ragazza inglese in vacanza a Creta (ma potremmo essere a Ibiza) con due amiche: ritorna alla sua stanza d’albergo con il cuore pesante e le lacrime agli occhi. Che cosa le è successo durante la notte?
In tutto il resto del film, la camera non sta mai ferma, balla. Le tre ragazze che hanno appena finito la scuola, sono braccate dall’occhio dell’obiettivo, e svelate a poco a poco in una ripresa emozionale e sentimentale che le segue passo passo nell’avventura. Le tre passano giorni fatti di complicità e di divertimento programmaticamente selvaggi (without mums!), ed ecco la frenesia della danza e i crolli dell’hangover, l’alcol ingerito e vomitato a fiumi, l’idiozia dei giochi con gli animatori e la superficialità dei contatti – così tanto sognati: una delle tre ragazze vuole anzi “deve” perdere la verginità – con l’altro sesso. Domina l’afasia: le chiacchiere tra le amiche rispondono a frusti cliché di complicità, i maschi paiono dei vacui idioti dediti a stravolgersi, e il freddo di un bagno di notte finisce con il riassumere l’insoddisfazione, insieme stupita e spaventata, per un rapporto sessuale quasi imposto (ovvero violento) dall’insensibile bello di turno…
How To Have Sex richiama alla mente per l’ambientazione un altro recente debutto britannico, Aftersun di Charlotte Wells, che racconta la vacanza di un padre separato e depresso e di una figlia adolescente in un luogo di divertimento organizzato. Ma Aftersun è un racconto costruito sul ricordo della figlia ed è stratificato e molto sofisticato nella sua costruzione temporale, invece How To Have Sex presenta la sua storia in una sorta di disarmante e apparentemente molto spontanea presa diretta, tant’è che gli attori, davvero credibili, possono sembrare presi lì sul posto per girare un docu di balli e sballi. Al contrario, la protagonista del film, Tara, è una vecchia (quasi vecchia) conoscenza, Mia McKenna-Bruce (Londra, 1997: troppo grande per la parte? Non si nota), che appare nelle serie Tracy Beaker Returns, The Dumping Ground e Get Even.
Presa diretta, tempo reale, falso docu, dicevo. Eppure “ciò che non viene detto in How To Have Sex, ciò che non viene sentito apertamente, è ciò che fa davvero male”, ha scritto – e non si potrebbe fare miglior complimento all’arte della regista – Clarisse Loughrey su The Independent. Molly Manning Walker ha mostrato di avere un’idea molto precisa della sua posizione (e di quella della camera). “Da ricordi personali, ho avuto l’idea di scrivere un film che raccontasse la pressione sociale che spinge i giovani alle prime esperienze sessuali, ma volevo assicurarmi che fosse narrato dal punto di vista delle ragazze e senza un atteggiamento giudicante: un film capace di catturare il momento insieme migliore e peggiore della vita di molte persone”. Operazione riuscita brillantemente. A seconda dell’età e del sesso, a un passo dallo schermo dove avviene o non avviene tutto, lo spettatore ha la possibilità di elaborare molti pensieri durante la proiezione…
Post scriptum. Molly Manning Walker diplomata alla National Film and Television School, ha lavorato per molti anni come direttrice della fotografia, tra gli altri per il film Scrapper di Charlotte Regan e per la serie tv Mood. Il suo primo passo da regista è il cortometraggio Good Thanks, You?, presentato alla Semaine de la Critique a Cannes. Sempre a Cannes nel 2022 vince il premio Next Step con la sceneggiatura di How To Have Sex, che diventerà il suo film d’esordio e vincerà nel 2023 nella sezione Un Certain Regard. Mia McKenna-Bruce è stata premiata ai British Independent Film Awards e ha ricevuto una candidatura agli European Film Awards.
Dopo l’uscita in sala, il film sarà visibile solo sulla piattaforma MUBI, che sta diventando un aggregatore di giovani talenti del cinema dal linguaggio indie e affine.