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Polvere di stelle. In un libro le foto di cinema de La Notte

C’è stato un tempo, erano i frizzanti Cinquanta, gli anni del boom, in cui a Milano c’erano Il Giorno e La Notte.

Il primo, figlio dell’Eni di Enrico Mattei e del direttore Gaetano Baldacci, rivoluzionario, innovativo, d’ispirazione per tutti i quotidiani a venire.

L’omino in pigiama disegnato da Raymond Savignac, protagonista del manifesto che lanciava il quotidiano, l’iconica finestra la spalancava per tutti gli italiani, e le sue braccia facevano coppia con quelle di Domenico Modugno mentre cantava Nel blu dipinto di blu, profumavano d’aria nuova, energia, creatività.

Fondata da Carlo Pesenti nel 1952, La Notte, che usciva di pomeriggio, spesso e volentieri distribuita per strada dagli strilloni, era il suo opposto solo in apparenza.

In realtà, speculare al “fratello” che si svegliava presto, proponeva anch’essa un taglio modernissimo, immagini di grande formato, notizie scritte con piglio asciutto, da leggere in fretta, antesignane di quelle che sarebbero poi apparse, senza lo stesso lussureggiante corredo fotografico e professionale, sui giornali free press distribuiti in metropolitana.

Michelangelo Antonioni e Monica Vitti

Il bellissimo volume Edizioni ETS, Polvere di stellea cura di Andrea Chimento, Cristina Formenti, Elena Mosconi e Stefania Parigi, ci restituisce proprio 41 immagini provenienti dall’archivio fotografico del quotidiano La Notte, ora proprietà del Centro Apice dell’Università degli Studi di Milano, commentate per raccontarci un pezzo di storia d’Italia.

Sono una gioia soprattutto per i cinefili, visto che molte di queste foto riguardano i veri divi del cinema, quelli che in assenza di cellulari e social ci venivano dipinti solo dai fotografi con macchine fotografiche al collo, appostati per ore davanti a un locale a complottare con lo stesso proprietario del locale per sapere a che ora la preda sarebbe uscita. E se usciva un po’ brilla, tanto meglio, la foto era più croccante.

Sulla copertina del libro, una giovanissima Catherine Spaak sulle nevi del Sestrière, con la figlia Sabrina, quella che di lì a poco le sarebbe stata sottratta dall’ex marito Fabrizio Capucci. Lo scatto appartiene al genere famigliare, atto a redimere Spaak dall’immagine di jeune fille en fleur troppo trasgressiva.

De Sica con Valentina Cortese

Ma c’è anche Ingrid Bergman, altra pietra dello scandalo negli Usa, quando per amare il nostro Roberto Rossellini aveva lasciato il marito dentista Petter Lindström dal quale aveva avuto una figlia, Pia. La Notte la immortala più avanti, quando anche Rossellini sentimentalmente parlando era ormai il passato, dopo aver avuto da lui altri tre figli, le gemelle Isabella e Isotta e Robertino. Siamo nel 1963: “Ingrid Bergman è a Milano” è l’incipit dell’articolo, per sintesi ed effetto degno del famoso “Entrò Carla”, di moraviana memoria. “La celebre attrice svedese, in questo periodo occupata a Roma nella lavorazione di un film, è giunta nella nostra città stamattina”. Ed ecco una meravigliosa fotografia che ci racconta l’unicità di Ingrid, quello sguardo bellissimo da meravigliosa perdente sentimentale, da donna che anche dopo delusioni di cuore – Rossellini non gliene aveva negate – mantiene intatta la sua dignità. Il corpo alto da nordica, la tenera goffaggine, gli occhi febbrili che chiedono e promettono amore, Bergman è seduta su una dormeuse del teatro Nuovo, guarda il fotografo, incorniciata da Delia Scala, Mario Carotenuto, Lola Braccini, Cesare Bettarini e Gianni Marzocchi.

Alberto Sordi

Nel 1966, arriva Ava Gardner, la amiamo da quando ha avuto il flirt con Walter Chiari. Per l’italiano medio è una sorta di Coppa del Mondo di calcio portata a casa, ecco una bellezza siderale che ha ceduto al fascino nostrano! Quando La Notte la fotografa, non sono più i suoi anni d’oro. In abito da sera bianco, fuma una sigaretta – chi non fumava negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta? – appare un po’ appesantita. Massimo Locatelli ci informa che nella stessa pagina del quotidiano c’è un servizio su una nuova diva, Barbra Streisand. Completamente diversa, Streisand in America bazzica anche la televisione. È la fine della mitopoiesi delle stelle irraggiungibili, da raccontare con una narrazione epica, fatta di drammi, amori, cadute e risalite.

Charlie Chaplin

Nel 1972, Charlie Chaplin, invitato dal Comune di Milano, compare seduto su una sedia della Piccola Scala, sguardo severo. È arrivato con la moglie Oona O’Neill, molto più giovane di lui, croce e delizia di J.D. Salinger, da lei mollato proprio per sposare Chaplin, come preconizzato a suo tempo da Orson Welles (“Sposerai un uomo importante, famoso: uno come Charlie Chaplin, per intenderci, o come me”). Insomma, l’Olimpo da toccare con mano. Eppure a Milano per questo celebre ospite si è discusso, Guido Aristarco e Giovanni Grazzini, critici engagés, non apprezzano il disimpegno politico del regista.

Non di solo cinema, vive Polvere di stelle. Nel libro c’è spazio anche per scampoli di cronaca, soprattutto nera, fotografie che raccontano il quotidiano della gente comune. Per esempio, quello della signora Ines Berni, che nella calda estate del 1971 ha visto cadere dalla finestra tal Maddalena Jodice. L’ha spinta il marito, è stato un omicidio. La signora Berni, professione droghiera, è fotografata nel suo negozio, tra scatoloni di Dixan, pile di saponi Sole e detersivo Last. Sulla sessantina, robusta, indossa uno smanicato estivo, non si è neppure rassettata i capelli grigi, non si è messa in posa come avrebbe fatto oggi. Il marito compare sullo sfondo, dalla porta in fondo al locale, maglia della salute, occhiali, piccolino. È un attimo e siamo entrati in un romanzo di Georges Simenon.

Polvere di stelle Cinema e cronaca in 41 immagini del quotidiano La Notte (Edizioni ETS), a cura di Andrea Chimento, Cristina Formenti, Elena Mosconi e Stefania Parigi

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