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Allonsanfàn
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Chita e Gwen: la lunga strada che porta a Chicago

Il 3 giugno 1984 al Gershwin Theatre, al 222 West della 51esima Strada, Julie Andrews e Robert Preston sono i padroni di casa della 38esima edizione dei Tony Awards, uno spettacolo trasmesso in diretta sulla costa orientale dalla CBS. Per il teatro di prosa The Real Thing di Tom Stoppard sbaraglia la concorrenza: miglior opera teatrale, miglior regia a Mike Nichols, miglior attore protagonista, migliore attrice protagonista e non protagonista, rispettivamente Jeremy Irons, Glenn Close e Christine Baranski. È una vittoria annunciata: cinque premi su sette nomination. Per quel che riguarda il musical è invece una sorpresa la vittoria di La Cage aux Folles che, con sei premi, sconfigge Sunday in the Park with George, l’ultima opera di Stephen Sondheim, il re Mida di Broadway.

La regina di quell’edizione è Chita Rivera che vince il suo primo Tony, dopo un gran numero di nomination e tanti successi sul palcoscenico. Per The Rink sono state nominate sia lei che la sua più giovane coprotagonista, Liza Minnelli.

È proprio Liza che annuncia che Chita sta per cantare All That Jazz, il brano più celebre di Chicago, il musical del 1975 che è stato uno dei suoi più grandi successi. Il pubblico applaude mentre Chita tira fuori tutto il suo carattere in quell’interpretazione. Le note della canzone sfumano e iniziano quelle di Nowadays e sul palco appare Gwen Verdon. Velma e Roxy sono tornate, bellissime, la mora e la rossa, le regine dei vaudeville di Chicago. Il pubblico applaude incredulo e probabilmente qualcuno si commuove. Sono meno di tre minuti, Gwen non riesce a fare di più, ma è un momento di storia. Anzi della leggenda di Broadway.

La carriera di Verdon

Gwen Verdon nel 1954

Nonostante quelle splendide gambe e quei capelli rosso fuoco, la carriera di Gwyneth Evelyn – nata il 13 gennaio 1925 a Culver City – non riesce proprio a decollare. Probabilmente rimarrà uno dei tantissimi “lavoratori” di Hollywood, uno di quelli che, nonostante siano indispensabili alla realizzazione dei film, non vedono i loro nomi neppure nei titoli di coda. Come suo padre Joseph Verdon, che ha sempre fatto l’elettricista negli studi della Metro-Goldwyn-Mayer.

Gwyneth è tenace, sa ballare – e in qualche film appare come una ballerina di fila – ma soprattutto sa insegnare a ballare. È una delle migliori assistenti di Jack Cole, il padre della theatrical jazz dance, il coreografo di alcuni grandi successi di Broadway, ma praticamente di tutti i più importanti film musicali degli anni Quaranta. Gwyneth insegna a star come Rita Hayworth, Betty Grable e Lana Turner. È lei che crea le coreografie dei balletti di Gentlemen Prefer Blondes e che insegna a Jane Russell e a Marilyn Monroe come eseguirli: forse gli uomini preferiscono le bionde, e sposano le brune, ma nessuna le fa ballare come quella rossa.

La danza è la sua vita, perché è solo grazie a quei lunghi esercizi che la piccola Gwyneth è guarita da una forma molto grave di rachitismo. E ci sono volute davvero tutta la sua pazienza e la sua tenacia.

Poi un giorno del 1952 il coreografo Micheal Kidd, arrivato da pochissimo a Hollywood per preparare, insieme a Fred Astaire, i numeri di danza di The Bandwagon – in Italia sarà Spettacolo di varietà – nota quella giovane assistente che lavora per il film e le propone un ruolo nel prossimo musical di Broadway di cui sta preparando i balletti, Can-Can, con le canzoni scritte da Cole Porter. Gwyneth – che adesso si fa chiamare Gwen – sarà Claudine, la seconda protagonista femminile, mentre la cantante e ballerina francese Lilo sarà la vedette.

Nelle anteprime che precedono il debutto a Broadway tutti i critici esaltano l’interpretazione di Gwen in uno dei numeri più belli dello spettacolo, il balletto The Garden of Eden. Lilo è furiosa, pretende che tutti gli altri numeri di Gwen siano tagliati: dopo quel balletto quella strega dai capelli rossi non dovrà più tornare in scena. Gwen a quel punto decide di lasciare lo spettacolo, ma non può permetterselo: è solo una ballerina sconosciuta, una delle tante di Broadway.

Il 7 maggio lo spettacolo finalmente debutta allo Shubert Theatre. Gwen fa il suo numero e va in camerino per cambiarsi e tornare in albergo: il pubblico la adora, applaude, la chiama alla ribalta, Gwen arriva con indosso solo un asciugamano. Ottiene un consistente aumento di stipendio e il suo primo Tony.

Dopo il successo di Can-Can, negli anni Cinquanta Gwen diventa una delle più brillanti stelle di Broadway. Nel 1955 è Lola, la seducente e irresistibile diavolessa in Damn Yankees. Nel 1957 è Anna, una ex prostituta in New Girl in Town, un musical scritto apposta per lei da George Abbott e Bob Merrill, basandosi sul soggetto di Anna Christie di Eugene O’Neill. Nel 1959 è Essie in Redhead. E per ciascuno di questi ruoli vince il Tony, perché ormai whatever Gwen wants, Gwen gets.

Gli show di Fosse

Bob Fosse a Broadway in Pal Joey (1963)

Il coreografo di Damn Yankees è un ballerino nato a Chicago nel 1927. Per Broadway è quasi un esordiente. Finora ha fatto solo le coreografie di The Pajama Game. Bob Fosse è ambizioso e ama ballare da quando ha poco più di dieci anni. Prima della guerra si esibisce a Chicago con un suo amico, Charles Grass: si fanno chiamare The Riff Brothers. Dopo la guerra si trasferisce a New York: vuole essere il nuovo Fred Astaire. Jerry Lewis nota quel giovane, che allora balla con sua moglie Mary Ann Niles, in uno spettacolo al Pierre Hotel e lo chiama a Hollywood. La Metro mette subito sotto contratto quel ballerino molto dotato, anche se non ha davvero la faccia per sfondare nel cinema. Certo anche Astaire è stempiato, ma lui è il re e se lo può permettere.

Bob ottiene qualche piccola parte, in cui non riesce a dimostrare quanto sia bravo. È Hortensio, uno dei pretendenti di Bianca, nel film Kiss me Kate. Si tratta di un altro ruolo minore, ma su questo set ha modo di realizzare la coreografia di uno dei numeri di danza. Capisce che quello è il suo lavoro. Bob se ne rende conto osservando Astaire mentre prova, guidato da Micheal Kidd – e con una conturbante Cyd Charisse – il numero Girl Hunt Ballet in The Bandwagon. È su quel set che Gwen e Bob si incontrano per la prima volta.

A Gwen piace lo stile di quel coreografo di Chicago, è qualcosa di nuovo rispetto a quello che le hanno insegnato Cole e Kidd, c’è più sensualità, i gesti sono più stilizzati, più marcati: quella è la danza moderna, è quello che lei vuole fare. E Bob capisce subito che Gwen non è solo una ballerina, è una coreografa come lui. E insieme creano i numeri che lei eseguirà sul palco.

Secondo Bob in New Girl in Town non c’è un numero di danza che esalti davvero le capacità di Gwen e così durante le prove introduce una scena in cui Anna, in sogno, ricorda la vita del bordello. Il balletto è davvero seducente, troppo seducente, tanto che la polizia di New Haven, nel Connecticut, chiude lo spettacolo, durante una delle anteprime in provincia. L’autore e regista George Abbott decide di togliere il numero per il debutto al 46th Street Theatre, ma dopo le prime repliche Bob e Gwen introducono di nuovo il sogno di Anna. Ormai sono una coppia, anche fuori del palcoscenico e Gwen vuole che Bob in Redhead sia non solo il coreografo, ma anche il regista.

Nel 1960 Gwen e Bob si sposano.

All’inizio degli anni Settanta Gwen Verdon e Bob Fosse non sono più una coppia, non abitano più insieme e ciascuno di loro vive altre storie, anche se non divorzieranno mai. Forse tra loro due non c’è più la passione, forse neppure l’amore, ma c’è Nicole, loro figlia, e soprattutto c’è la consapevolezza che insieme possono ancora creare grandi spettacoli, li unisce certamente l’amore per la danza. Bob ha bisogno di Gwen e quando nel 1972 va a Berlino per girare Cabaret, Gwen va con lui: sarà lei a insegnare a Liza Minelli come ballare con una sedia in Mein Herr. E la figlia del regista di The Bandwagon non lo dimenticherà mai.

Liza Minnelli in Cabaret

Nel 1966, durante le prove di Sweet Charity – un altro dei grandi successi della “ditta” Verdon/Fosse – Gwen legge la commedia Chicago di Maurine Dallas Watkins e si rende conto che può diventare uno splendido musical. Ovviamente ne parla con Bob. La scrittrice, ormai settantenne, però non vuole cedere i diritti, non vuole che si raccontino di nuovo quelle storie che ormai sono state dimenticate e che lei vuole rimangano tali. Quella commedia è stata uno dei successi dell’età del jazz e in Anything Goes potete leggere la storia di come è nata.

Dopo l’ennesimo rifiuto, Bob Fosse rinuncia all’idea. Ma quando, nell’estate di tre anni dopo, sa che la drammaturga è morta, pensa si possa ritentare. Gli eredi non hanno gli stessi scrupoli dell’autrice e quindi, all’inizio degli anni Settanta, Bob Fosse, Gwen Verdon e il produttore Richard Fryer diventano i nuovi proprietari dei diritti della commedia.

Bob decide di coinvolgere Fred Ebb e John Kander, gli autori di Cabaret. Anche Bob collabora al libretto, mentre i due autori scrivono le canzoni. Accentuano i caratteri di vaudeville, rendendo ancora più evidente come la giustizia possa diventare uno spettacolo. I personaggi sono ancora più caricaturali di quelli di Watkins e la denuncia ancora più netta.

Chicago: A Musical Vaudeville debutta il 3 giugno 1975 al 46th Street Theatre. Gwen Verdon è Roxie Hart. Per il ruolo di Velma Kelly viene scelta un’altra star di Broadway, una bellezza latina, la cantante e grande ballerina Chita Rivera.

Rivera a Broadway

Chita Rivera (seconda da destra) in Sweet Charity

Dolores Conchita è nata il 23 gennaio 1933 a Washington D.C., la madre lavora al Pentagono, mentre il padre, portoricano, suona il clarinetto e il saxofono nella Banda della Marina. Grazie al suo talento riesce a ottenere una borsa di studio per la prestigiosa School of American Ballet, diretta da George Balanchine. Il padre è morto e con altri quattro figli per sua madre sarebbe stato impossibile continuare a pagare le costose lezioni di danza della ragazza.

Chita, come si fa chiamare, debutta a Broadway agli inizi degli anni Cinquanta, quando viene chiamata a rimpiazzare una ballerina nell’edizione originale di Guys and Dolls. Qualche anno dopo la giovane conosce Gwen Verdon, quando – anche in questo caso si tratta di una sostituzione – entra nella compagnia di Can-Can. Finalmente nel 1957 per questa talentuosa artista arriva il successo: il giovane paroliere Stephen Sondheim pensa che sia perfetta per il ruolo di Anita in West Side Story. E lei non delude le attese. Certo, grazie alla potenza del cinema, Anita sarà per tutti noi Rita Moreno, ma Chita crea quel personaggio con grande passione e determinazione. Mette tutta se stessa e la sua storia quando canta America.

A questo punto la carriera di Chita sembra destinata a decollare: nel 1960 ottiene la prima nomination ai Tony – saranno in tutto dieci, con due vittorie – per il ruolo di Rose in Bye Bye Birdie, accanto a Dick Van Dyke. Ma dopo questo successo non riesce a trovare un proprio spazio a Broadway. Pesa, anche se nessuno ha il coraggio di ammetterlo, la sua origine. Per quasi dieci anni lavora solo in televisione. Gwen e Bob la apprezzano molto e alla fine degli anni Sessanta la vogliono in un tour nazionale di Sweet Charity e quando nel 1969 Fosse dirige l’adattamento cinematografico, Chita è nel cast. Non c’è Gwen. I produttori vogliono nel ruolo della protagonista un nome più noto, un’attrice che sia una garanzia al botteghino. Gwen è felice che sia la sua amica Shirley MacLaine e naturalmente fa per quel film, anche se non è accreditata, quello che ha sempre fatto: insegna alla protagonista le coreografie che lei e Bob hanno ideato.

Chita e Liane Plane in West Side Story

Quando Bob e Gwen decidono finalmente di allestire Chicago Chita è la loro prima scelta. E la sua interpretazione di All That Jazz e i suoi duetti con Gwen entrano nella storia di Broadway.

Al cast si uniscono alcuni comprimari molto noti. Jerry Orbach è l’avvocato Billy Flynn. Jerry ha debuttato off-Broadway nella prima edizione di The Threepenny Opera e poi è stato El Gallo in The Fantasticks. Anche grazie a questo ruolo, ha una lunga e fortunata carriera a teatro, al cinema e in televisione: è il detective Lenny Briscoe in quasi trecento episodi di Law & Order e la voce di Lumière, con quell’incredibile accento francese. Amos Hart e “Mama” Morton sono rispettivamente Barney Martin e Mary McCarty, due grandi caratteristi a teatro e poi in televisione. Il sopranista sudafricano Michael O’Haughey interpreta la garrula giornalista Mary Sunshine.

Jerry Orbach as Billy Flynn con M. O’Haughey in Chicago del 1976

Un grande regista e coreografo, due regine, splendide canzoni, una storia potente: Chicago dovrebbe essere un successo, ma non è così. Quell’anno esce anche A Chorus Line e sia il pubblico che la critica preferiscono decisamente il musical scritto da Marvin Hamlisch e Edward Kleban, che vince ben nove Tony, mentre Chicago nemmeno uno. Un critico definisce lo spettacolo “cinico e sovversivo”, probabilmente ha ragione, ma è anche il motivo per cui poi sarebbe stato così amato negli anni successivi.

Inoltre a fine luglio Gwen deve essere operata alla gola, il produttore pensa che a quel punto sia meglio chiudere lo spettacolo: Liza Minnelli si offre di sostituire l’amica e dall’8 agosto al 13 settembre interpreta Roxie. Le repliche sono in tutto novecentotrentasei: alla fine, grazie anche all’intervento di Minelli, non è un fiasco, ma neppure il successo sperato.

Per Gwen quello di Roxie è l’ultimo ruolo a Broadway. Da quel momento si dedica al cinema e alla televisione: è Tish Dwyer in The Cotton Club di Francis Ford Coppola, la madre di Alice nell’omonimo film di Woody Allen, la zia di Meryl Streep e Diane Keaton in La stanza di Marvin. Sono piccoli ruoli che Gwen illumina con la sua bravura. Gli appassionati della serie Saranno famosi sono sicuro che ricordano il decimo episodio della prima stagione. Fa visita alla scuola una grande attrice che si scopre essere la madre di Montgomery. Ed è proprio Gwen Verdon a interpretare questo personaggio tutt’altro che simpatico, regalandoci una sensazionale scena di ballo con la professoressa Grant, con cui parla dello stile di Cole – e Debbie Allen nella sua bella carriera è stata una convincente Anita e, dopo la serie, sarà la protagonista di una fortunata ripresa di Sweet Charity – e una partita a scacchi e ricordi di gioventù con il professor Shorofsky – e chissà che ricordi, visto Albert Hague è stato l’autore delle musiche di Redhead.

Soprattutto continua a lavorare con Bob. Collabora alle coreografie del musical Dancin’ e del film autobiografico All That Jazz del 1979. In quel film Leland Palmer interpreta un personaggio basato essenzialmente su di lei. E continua a fare quello che ha sempre fatto, insegna a ballare. Anche alla nuova compagna di Bob, Ann Reiking. Quando Bob Fosse muore nel 1987, è Gwen che ne cura l’eredità artistica.

Per Chita Chicago significa il ritorno a Broadway. Dice che lo stile di Fosse le ha fatto scoprire un modo di ballare, così come Bernstein le ha insegnato a cantare. E questa volta nessuno la può più fermare. Nel 1984 è, insieme a Liza Minnelli, la coprotagonista di The Rink di Kander ed Ebb e vince finalmente il suo primo Tony. Due anni dopo è vittima di un incidente d’auto: la gamba sinistra si rompe in dodici punti. Ma Chita resiste, si sottopone a una dura riabilitazione, dimostra un’incredibile forza di volontà, e nel 1993, contro ogni previsione, torna a Broadway con un’altra produzione firmata dagli amici Kander ed Ebb, Kiss of the Spider Woman, per cui ottiene un altro meritato Tony e che porta in tournée per anni tra il West End, Broadway e tanti teatri degli Stati Uniti.

È Aurora e insieme la Donna Ragno in una storia ispirata al romanzo di Manuel Puig. È inarrestabile. Porta a Londra una nuova edizione di Chicago, questa volta nel ruolo di Roxy. Incide dischi, partecipa a programmi televisivi, aiuta giovani artisti. È la prima latina a ricevere il Kennedy Center Honors e la Presidential Medal of Freedom. La sua storia insegna tanto a milioni di giovani americani.

Chita Rivera con Barack Obama nel 2009

Nel 2015 fa la sua ultima apparizione a Broadway in una nuova edizione del musical The Visit. Sono passati cinquantotto anni da West Side Story, ma Chita ha sempre la stessa travolgente passione per la musica e per la danza. Nel 2021 fa un cameo per il film di Lin-Manuel Miranda Tick, Tock… Boom!. Chita, che ha cominciato negli anni Cinquanta con i classici di Loesser e Porter, è a suo agio con tutte le novità della nuova Broadway, perché la sua forza è sempre stata quella di scoprire nuove forme di fare teatro, di cogliere i fermenti più vivi. E ci ha lasciato, giovanissima, a novantun’anni, pochi giorni fa.

Il 14 novembre 1996, al Richard Rodgers Theatre – come si chiama ormai il 46th Street Theatre – va in scena una nuova produzione di Chicago. Gwen e Chita sono nel pubblico di quella première. David Thompson adatta la sceneggiatura, Walter Bobbie cura la regia, mentre Ann Reinking la coreografia, cercando di rimanere il più fedele possibile allo stile di Bob Fosse e Gwen Verdon. La scenografia, scarna ed essenziale, prevede che la band sia al centro della scena, come fosse una giuria, e attorno a essa si muovono gli attori, che, quando non sono coinvolti nell’azione rimangono in scena, seduti in sedie disposte lungo il palco. Ann è Roxie, Bebe Neuwirth Velma, James Naughton Billy Flynn, mentre per la parte di Amos viene ingaggiato il grande Joel Grey, il Maestro di Cerimonie di Cabaret. È finalmente un grande successo: i critici sono entusiasti, lo spettacolo vince sei Tony. Le repliche sono ormai più di novemila e Chicago ha il record per il revival musicale più longevo a Broadway.

Un successo a cui ha contribuito il film del 2002 diretto da Rob Marshall con Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones e Richard Gere. Gwen è morta, ma Marshall chiede a Chita di partecipare al film. In un cameo, è Nickie, la vecchia prostituta che mette in guardia Roxy su “Mama” Morton. E basta un suo sguardo di quei penetranti occhi scuri per raccontare una storia.

Nella foto di apertura, Gwen and Chita in Chicago, ancora una volta Roxy and Welma

Luca Billi ha pubblicato il romanzo Anything Goes (Villaggio Maori Edizioni). Anything Goes è anche uno spettacolo teatrale, per saperne di più qui

(Credits: Chita Rivera and Liane Plane Dancing in a Scene from the Broadway Production of West Side Story” by aeroman3 is marked with Public Domain Mark 1.0)

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