È il 10 agosto 1946. Alla Conferenza di Pace di Parigi interviene Alcide De Gasperi (fondatore del partito della Democrazia Cristiana e Presidente del Consiglio di otto governi di coalizione dal 1945 al 1953). «Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me» dice. E aggiunge: «Chi si fa interprete oggi del popolo italiano è combattuto da doveri apertamente contrastanti. Da una parte egli deve esprimere l’ansia, il dolore, l’angosciosa preoccupazione per le conseguenze del trattato, dall’altra riaffermare la fede della nuova democrazia italiana nel superamento della crisi della guerra e nel rinnovamento del mondo operato con validi strumenti di pace».
Al politico in cerca di soluzioni razionali, concrete, pragmatiche, è dedicato lo spettacolo De Gasperi: l’Europa brucia di Angela Demattè, al Teatro Carcano di Milano fino al 25 febbraio. In scena la statura e la complessità, le luci e le ombre di un uomo di altri tempi, che aderisce totalmente al suo compito politico tanto da non vedere più i confini tra sé e la nazione, diventandone poi, inevitabilmente, artefice e vittima. De Gasperi, «l’uomo che era ed è antifascista, imprigionato per due anni a Regina Coeli» scrive il regista Carmelo Rifici «si carica di tutto il peso della storia fascista italiana per poterla traghettare verso altre possibilità, per poterla riscattare. Il suo linguaggio appare schietto, solido ed emotivo, più che politico».
De Gasperi: l’Europa brucia racconta un percorso interiore e, insieme, approfondisce un importante frammento di storia italiana: gli anni della formazione del Patto Atlantico e della nascita dell’Europa che oggi conosciamo e viviamo.
«È un momento che determina tutta la nostra storia successiva» spiega l’autrice Angela Dematté. «Il linguaggio politico di De Gasperi ci dice quali saranno gli sviluppi successivi. Con la creazione del Patto Atlantico e la nostra adesione si determina quello che saremo».
«Parlare di De Gasperi per me significa guardare dal tempo presente, – attraverso una lente sul passato – a un possibile futuro» dice il regista Carmelo Rifici, direttore artistico di LAC Lugano Arte e Cultura. «Per quanto tempo ancora reggeranno i pilastri della nostra democrazia? Il testo di Demattè, per quanto non possa restituirci del tutto la complessità della nascita dell’Europa postbellica, mi permette comunque di porre al pubblico alcune domande che ritengo essere fondamentali: è mai esistito un progetto europeo? C’è mai stato un momento della storia in cui la parola democrazia sia riuscita a manifestarsi negli apparati statali, senza dover fare fin troppi compromessi con i giochi di potere e le espansioni commerciali?».
Sul palco l’indagine si struttura attraverso i dialoghi tra De Gasperi, interpretato da un potentissimo Paolo Pierobon, e quattro personaggi: la figlia Maria Romana (Livia Rossi), il presidente del Partito Comunista Palmiro Togliatti (Emiliano Masala), l’ambasciatore americano in Italia James Clement Dunn (Giovanni Crippa) e un ragazzo di Matera (Francesco Maruccia).
Aggiunge ancora Dematté: «De Gasperi è un uomo solo così come lo descrive anche la figlia Maria Romana sin dal titolo del libro che gli dedicherà (De Gasperi uomo solo, Mondadori, 1964). Un uomo solo che prende decisioni che cercano di essere non populiste. Il rapporto con la sua coscienza lo costringe proprio alla solitudine. È l’uomo che arriva a dire di no al Papa che voleva indurlo ad appoggiare una giunta di destra».
La conclusione della rappresentazione è amara e richiama (drammaticamente) ciò che sta accadendo in questo nostro tempo.
De Gasperi: l’Europa brucia, di Angela Dematté con Paolo Pierobon e con Francesco Maruccia, Emiliano Masala, Livia Rossi, Giovanni Crippa, regia di Carmelo Rifici. Coproduzione tra Teatro Stabile di Bolzano, LAC Lugano Arte e Cultura, La Fabbrica dell’attore/Teatro Vascello e Centro Servizi Culturali Santa Chiara. In collaborazione con Fondazione Trentina Alcide De Gasperi e CTB – Centro Teatrale Bresciano.
Credit foto di apertura @LePera