Nel giorno fatidico dell’elezione, La moglie del Presidente – presidente francese, che no, non è Carlà, qui siamo nel 1995 – non sa dove mettersi, è d’ingombro ovunque.
Ed ecco che per noi, alla luce della telecamera si animano personaggi che sembrano appartenere a un altro evo politico, chiusi in una bolla di memoria, che spande sulle vicende in cui sono coinvolti la leggerezza, tenera e quasi comica, della commedia – commedia francese, se significa qualcosa.
Ciò vuol dire per esempio che la figura del dominus Jacques Chirac, dipinto dispotico e imbranato secondo l’estro della giovane regista Léa Domenach, travalica qualsiasi idea realistica, finendo spesso con l’essere, nella palla di vetro d’antan agitata con perizia, una stilizzata e un po’ fumettistica creatura.
Ma La moglie del Presidente è il palcoscenico di Bernadette Chirac, prima dama negletta e svillaneggiata che, di scenetta in scenetta (detto in un’accezione gentilmente rétro), si metterà in tasca la politica di Francia e insieme tutto il film. Anche perché ha il viso e il passo e i tempi di recitazione di Catherine Deneuve, gran protagonista, di volta in volta spaesata e sorniona, imbarazzata e travolgente, sempre inseguita dall’aura delle sue più famose incarnazioni cinematografiche. Cioè: Deneuve affascina pure se il film a tratti può sembrare, per povertà di mezzi, una sobria rappresentazione teatrale; in lei ottantenne rivediamo tutt’ora uno dei più luminosi archetipi di femminilità da pellicola, quello che si lega per l’eternità al titolo di Belle de Jour. Sono da lodare molto le costumiste Caroline De Vivaise e Catherine Leterrier: Deneuve parla col suo carisma pure ai vestiti scelti, che aiutano Bernadette a trasformarsi da prima signora austera – Bernadette è pur sempre appartenente a una famiglia di origine aristocratica – a first lady di tendenza. Dopo la trasformazione psicologica – e questo divertirà i modaioli al pari della comparsata di un sosia nervoso di Karl Lagerfeld – è stato deciso che Deneuve mantenesse gli abiti di inizio film e li indossasse via via in un modo più spigliato.
Rubiamo pezzi di itw dal booklet per la stampa. Dice Catherine Deneuve: “Il film si propone di ritrovare il tono delle grandi commedie che amiamo, ma allo stesso tempo vuole essere moderno […] Siamo in un’epoca passata che Léa è stata così intelligente da rendere contemporanea; ha trovato un modo di mostrare questi personaggi, di farli parlare, di renderli simpatici, dandoci però la percezione che tutto questo non sarebbe possibile oggi”.
Léa Domenach risponde sul perché abbia deciso di scrivere e dirigere un film su Bernadette Chirac: “Provengo da una famiglia di giornalisti, e mio padre ha scritto molto su Chirac ma, sebbene mi sembrasse di conoscerlo, sapevo poco di sua moglie. Avevo un’immagine piuttosto negativa di lei: austera, conservatrice, persino antiquata. Questa immagine è cambiata quando ho visto il docu Bernadette Chirac, mémoire d’une femme libre, diretto da Anne Barrère, che ne era stata consulente per la comunicazione. Mi ha sorpreso la sua libertà di parola, all’età di 80 anni… Ho scoperto che era una donna divertente e libera… La vita di Bernadette è simile a quella di molte donne, che sono istruite quanto i loro mariti e che finiscono per passare in secondo piano per far posto a loro”.
Sul rapporto con Deneuve: “Ha accettato di incontrarmi molto rapidamente, perché lo script l’aveva fatta ridere. Abbiamo fatto molte letture prima delle riprese e ho scoperto che ha una concezione integrale del cinema. Per esempio, guardava tutti i giornalieri e me ne parlava, non solo per vedere il suo lavoro ma per farsi un’idea del film nel complesso. È una persona appassionata, che investe tutto in una ripresa e in un ruolo, che ama fare cose che non ha mai fatto prima… Non ha mai avuto paura del personaggio o del rapporto con la sua immagine, lo ha affrontato con molto umorismo, ammiro il suo coraggio e la sua bravura nella recitazione. Per me era il primo film, ma allo stesso tempo interpretare Bernadette deve essere stata una sfida per lei, per questo credo che sia stato un lavoro importante per entrambe”.
Nel film vengono utilizzati molti filmati d’archivio, che ruolo hanno e perché è stato scelto di riproporne alcuni con gli attori: “Vengo da una formazione documentaristica, il che forse spiega il mio desiderio di giocare con le immagini reali. Io e tutta la mia squadra abbiamo riflettuto a lungo sui diversi modi di inserirle nel film. Per alcuni personaggi abbiamo utilizzato gli archivi dell’epoca e li abbiamo realizzati con le comparse e i nostri attori, in modo che si integrassero al meglio. Per altri, abbiamo adoperato sfondi verdi, come in Forrest Gump, per integrare i nostri attori in archivi reali. È così che Catherine Deneuve ha incontrato Hillary Clinton a Corrèze!”.