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Allonsanfàn
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Abbiamo ritrovato Goldrake (ma si chiama Goldorak)

Il bello di avere 50 anni è che invece di passare il tempo a rimpiangere i ricordi della giovinezza puoi ricomprarteli. Il marketing lo ha scoperto 15 anni fa vendendo alla generazione degli attuali 60-70enni la Volkswagen Maggiolino con il lifting.  Per noi arrivati un po’ dopo al mezzo secolo basta molto meno e, dato che si ostinano a negarci una nuova versione della Panda con gli spigoli vivi, abbiamo riversato tutta la nostra voglia di tornare giovani su Goldrake.

Sono un po’ di anni che la creatura di Go Nagai è al centro dei nostri pensieri, insieme alle Aquile di Spazio 1999 e al modellino della Ford pomodoro di Starsky e Hutch. Per gli italiani l’imprinting culturale è più potente: Goldrake è stato il primo robottone giapponese mai visto dai piccoli abitanti della Penisola che prima si dovevano accontentare di una mezz’oretta di cartoni firmati Hanna-Barbera il sabato sera, dopo le estrazioni del lotto svizzero. Le ore 18,45 del 4 aprile 1978 saranno eternate nella nostra memoria. Maria Giovanna Elmi, per cui provavo una indefinita attrazione preadolescenziale, annunciava su Rai 2 Atlas Ufo Robot. Venti minuti dopo l’avevo dimenticata, vittima della mia prima vera botta ormonale che non era per i suoi occhioni da barbie, ma per magli perforanti e alabarda spaziale. Nella vita non poteva esserci niente di meglio di Goldrake.

Certo, lo pensavo io e altri 15 milioni di adolescenti italiani di allora. Ma oggi rispetto alla maggior parte di loro ho un vantaggio. Cari miei supponenti e anglofoni coetanei, che siete invecchiati aspettando il film su Goldrake promessovi da due decenni, ho una notizia per voi: Actarus, Venusia, Alcor, Rigel sono tornati e sono più belli e combattivi che mai. Solo che parlano in francese.

Goldrake Goldorak
Il maglio perforante

Per anni mi sono chiesto a cosa servisse essere francofono se a ogni colloquio pretendevano la perfetta padronanza della lingua di Albione. In una fumetteria di Bordeaux ho avuto la risposta: una copertina con un maturo Actarus con barba e capello lungo in guardia sulla mano del suo robottone al tramonto. Potevo comprarmi l’equivalente fumettistico della riedizione del maggiolino. E a un prezzo conveniente per di più: 24 euro per un volume di 135 pagine, più altre 40 di contenuti extra, nel classico, gigantesco, formato francese 30×20. In quarta di copertina un maglio perforante, sporco e scheggiato, tristemente conficcato nel lago che contorna la base del doctor Procton. A ogni boomer che si sente un vecchio combattente (cioè praticamente tutti) spunta la lacrimuccia.

Ed è chiaro loro lo sanno. Loro: il team di autori, non proprio di primo pelo, che a pagina 167 si fa fotografare tra modellini e action figure del nostro robottone. Hanno realizzato un’opera immensa ad altissimo tasso di epicità, lavorandoci ogni giorno dal 2016 al 2021. Xavier Dorison ha curato concept e sceneggiatura, poi Denis Bajram, Brice Cossu e Alexis Sentenac hanno fatto il lavoro di disegno e studio dei personaggi, rifinito dai coloristi Yoann Guillo e Anais Blanchard. Infine, la Kana edizioni ce l’ha messa tutta per regalare all’albo una veste grafica di altissima qualità.  Il titolo è… Goldorak.  Va beh, a ognuno il suo Goldrake, anche perché il nostro robottone preferito in originale si chiamerebbe Gurendaizā e alla TV italiana ci è arrivato solo dopo il successo oltralpe, quindi in certo senso hanno ragione loro.

Le tavole sono qualcosa che solo i fumettisti francesi riescono a fare, e, anzi, oggi c’è una generazione che riesce persino a superarsi fondendo il dinamismo del fumetto supereroistico, con la loro cura maniacale dei dettagli. E in questo caso il tutto riesce a essere anche estremamente fedele all’estetica giapponese originale, con personaggi che, pur non essendo completamente manga, ne hanno tutto il vero repertorio espressivo.

Goldrake Goldorak

Ma il vero trip è la trama. Vi ricordate come finiva la serie di Goldrake, vero? Ora il tempo è passato, siamo sulla Terra contemporanea. Venusia fa l’infermiera, Alcor è un tycoon spocchioso alla Tony Stark.  E gli eterni nemici di Vega ritornano attraverso un’entrata in scena degna del miglior disaster movie con alieni di Hoollywood.  Bisogna ritrovare Actarus, rimettere in sesto sia il combattente di carne, sia quello di metallo. Ed è una ricerca che comporta un nuovo tipo di consapevolezza, che nasce dal vivere questo nostro presente, così come la battaglia richiederà una nuova forma di sacrificio.

C’è una storia dentro la storia, poche pagine virate seppia, ma indimenticabili. È un flash back dedicato a Rigel. Sì, l’inutile Rigel che ogni puntata saliva sul tetto della fattoria per salutare gli alieni convinto che venissero in pace e quelli a ogni puntata gli sparavano. Per i giapponesi era il personaggio comico, per noi un idiota che sarebbe stato meglio schiattasse lasciando spazio al mostro di turno. In Goldorak Rigel racconta il suo passato di soldato nella Seconda guerra mondiale. E scopriamo che abbiamo sempre sbagliato: è lui l’eroe saggio. In un mondo confuso non ha mai avuto dubbi su quale fosse la mossa giusta. Gli stupidi, semmai siamo noi per non averlo mai ascoltato.

Ed è qui che ci si rende conto che abbiamo sbagliato anche a giudicare Goldrake. Se ora possiamo capire Rigel è perché ci sta parlando da adulto a noi adulti. Ed è per lo stesso motivo che ora comprendono il suo messaggio anche Actarus, Algor, Venusia. Anche loro non sono più i ragazzini che si trasformano in razzo missile. Come tutti i nostri coetanei sono chiamati ad affrontare la storia in modo più maturo, tenendo conto della sua complessità.  E quando si rimettono a fatica le tute e i loro ridicoli caschi per affrontare un nuovo mostro è evidente che non siamo noi i nostalgici, ma loro. Non siamo noi ad essere andati a cercarli, per questo sarebbe bastato un clic sulle puntate delle loro vecchie imprese. No, sono loro ad aver bussato alla nostra porta per chiederci “E allora? Che cosa avete fatto in tutto questo tempo?”

Potete trovarlo facilmente Goldorak sul mercato on line, se non sapete il francese non c’è problema: è stato tradotto anche in Giapponese, se no guardate i disegni. Meritano.

  • Le immagini di questo articolo sono tratte dalla copertina e dalla quarta di copertina del libro Goldorak
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