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Allonsanfàn
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Mostruosamente Villaggio e il giardino di Gerlando

Stava venendo giù il cinema, né più né meno. Quando a Natale 1975 uscì Fantozzi, con Paolo Villaggio nei panni del ragioner Ugo, allo spettacolo delle venti al Corso di Milano – la sala enorme al cui posto ora c’è un negozio di moda – la gente, stipata nei loggioni forse oltre il numero dei posti disponibili, rideva a folate così violente, rideva a raffica, tanto che dava l’impressione di poter cadere giù in platea, piombando sulla testa di altri spettatori ululanti dal ridere a ogni battuta o salva di battute…

Ritrovo sugli scaffali il libro d’esordio Fantozzi, i racconti usciti per Rizzoli nel 1971, prova indubitabile che Villaggio era uno scrittore, credendo di avere in mano una prima edizione, e invece è già una …esima.

Mi ricordo così l’esplosione del ragionier Ugo, nato da una costola tv di Giandomenico Fracchia, nel cielo delle immortali maschere italiane. In quei giorni apprenderemo e cominceremo a adoperare il catastrofico linguaggio di Villaggio: linguaggio a due facce, iperrealista e aggressivo per via dell’enfasi aggettivale (craniate pazzesche, megadirettori galattici, spigati siberiani), impacciato e prudente, nella mimesi balbettante della nostra infinita ignoranza incarnata nei congiuntivi sbagliati.

Racconta il prima e il dopo di questo boom, e un Paolo Villaggio umano troppo umano (“ma come è umano lei!”), il bel docu Mostruosamente Villaggio, regia di Valeria Parisi, che ha per conduttore e narratore, come fosse in diretta dalla poetica Boccadasse degli anni Cinquanta, il genovese Luca Bizzarri. Lo potete vedere su RaiPlay.

La porzione più interessante, meno risaputa, si deve (credo) a Elisabetta Villaggio, la figlia che, nello scrivere il docu con Paola Jacobbi e Fabrizio Corallonon è stata mai banalmente accondiscendente verso un padre geniale, ma ha saputo raccontarne le sfaccettature e ripescare, insieme alla madre Maura Albites, vecchi filmati di famiglia.

Un appunto a lato. Maura Albites, convinta giustamente che il marito fosse prima di tutto uno scrittore, dice di non sentirsela di frugare tra gli infiniti quaderni di Villaggio che le sono rimasti in casa… Elisabetta in un’intervista recente ha raccontato di un quaderno inedito, vergato con la consueta calligrafia illeggibile, che conterrebbe parte di un romanzo sentimentale, Il giardino di Gerlando, dedicato da Paolo a Maura.

Ho un po’ di memoria: Villaggio parlava de Il giardino di Gerlando come di un progetto già ai tempi dell’esplosione del Fantozzi rizzoliano, quasi volesse avvertirci di non essere “solo” un comico – dirà poi: “I miei libri sono un oceano di tragicità”. Quel romanzo fantasma, eternamente incompiuto, secondo alcuni sarebbe confluito ne Il profumo delle lucciole, testo e regia teatrale di Villaggio, che nel 2009 porta in palcoscenico Genova trasformata nel suo “posto delle fragole” – di lucciole e di felicità, si parla anche in una felice sequenza di Mostruosamente Villaggio. Comunque. Sarebbe molto bello che si potesse leggere prima o poi qualche pagina de Il giardino di Gerlando

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