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Allonsanfàn
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Il cervello extraterrestre di John Von Neumann

Nell’Olimpo delle menti superiori, pensieri e intuizioni si succedono in modo così impetuoso che, per noi mortali, assistere a quelle tempeste perfette è da capogiro. In quei formidabili percorsi interiori si addentravano i cervelli di Albert Einstein, Werner Heisenberg, Erwin Schrödinger, Paul Dirac, per citare solo alcuni tra i fisici più grandi di tutti tempi. E John Von Neumann, meno famoso, forse, ma ritenuto da molti come l’essere più intelligente  mai vissuto sulla Terra. Per citare Wikipedia: «Matematico, fisico, informatico e ingegnere ungherese, naturalizzato americano, considerato come uno dei principali matematici della storia moderna».

A lui – e che scelta felice – dedica un saggio Adelphi, autore il giornalista e scrittore londinese Ananyo Bhattacharya, titolo L’uomo venuto dal futuro. La vita visionaria di John Von Neumann. Cosa fece di memorabile questa mente suprema? Parecchie cose, in effetti. Con il suo contributo alla Teoria dei giochi cambiò i destini dell’economia, oltre a fornire uno strumento chiave per le scienze politiche, gli studi sull’evoluzione, la psicologia, persino per le strategie militari durante la seconda Guerra mondiale.

Con la sua intelligenza extraterrestre (definizione di Bhattacharya) prese parte al Progetto Manhattan sulla bomba atomica, realizzò il primo calcolatore elettronico digitale programmabile (l’Eniac) mettendo le basi per i computer moderni, e a guerra finita se ne servì per le prime previsioni del tempo automatiche.

Molte delle tecnologie del nostro mondo nacquero, all’origine, dentro la sua testa, profondissima e irrequieta, ed ecco il senso del titolo: sembra davvero che quell’uomo anticipasse, non solo nelle sue invenzioni ma anche nelle sue visioni, ciò che sarebbe accaduto svariati decenni dopo.

Ma è nell’incontro con altri menti che volavano alla stessa altezza che noi, meravigliosamente, ci perdiamo. Così, ecco dispute e duelli interminabili su «infiniti più infiniti di altri» (ma tutti rigorosamente dimostratibili), sui numeri «transfiniti» (termine stupendo, qualsiasi cosa voglia dire), sui movimenti enigmatici degli elettroni che saltano nelle loro orbite da un livello all’altro (come diavolo e perché lo fanno, si chiedevano, sconcertati e deliziati, i fisici del tempo), sulle funzioni d’onda, sulla teoria quantistica, tanto misteriosa nella sua logica quanto granitica nella sue fondamenta e nelle sue ricadute pratiche.

Come tanti geni, Von Neumann offriva, per la gioia dei suoi futuri biografi, e per noi che leggiamo, comportamenti bizzarri ed esilaranti. Quando doveva tenere un seminario, racconta il saggio, riempiva la lavagna di formule che cancellava, una volta piena, per ricominciare a produrre equazioni a mitraglia. «Chi non era veloce come lui, cioè quasi tutti, definiva il suo inimitabile stile “dimostrazione per cancellazione”». Se l’atmosfera poi si scaldava, placava gli animi raccontando barzellette spinte in tre lingue diverse.

Gli piaceva guidare, ma non aveva mai superato l’esame per la patente, finché, su consiglio della moglie, finì per ottenerla corrompendo l’esaminatore. «Il suo stile di guida non migliorò. Zigzagava tra le auto lungo strade affollate, come per calcolare al volo la rotta migliore. Spesso l’impresa non gli riusciva, tanto che un incrocio a Princeton venne ribattezzato “l’angolo Von Neumann” per i molti incidenti che ebbe in quel punto».

Fuori città, annoiato, rallentava e si metteva a cantare dondolandosi e facendo girare il volante a destra e a sinistra. Cambiava auto ogni anno, dopo aver distrutto quella precedente. Incidenti da cui usciva miracolosamete illeso, con scuse degne dei Blues Brothers: «Stavo andando per la mia strada, gli alberi alla mia destra sfrecciavano ordinati a 60 miglia all’ora quando all’improvviso uno di loro mi si è messo di traverso e bum!».

Von Neumann partecipò anche (avevano bisogno del massimo esperto di informatica del tempo) al progetto Rand della United States Air Forces, nato il 1 marzo 1946 avendo come obiettivo la deterrenza nucleare.

Secondo le cronache di allora, i ricercatori della Rand era andati a trovarlo con un problema, per loro, insolubile. Per due ore scarabocchiarono sulle lavagne grafici e tabelle, mentre «il genio» sedeva con la testa tra le mani. Alla fine, scrisse qualcosa su un taccuino e si mise a fissare il vuoto per lunghi minuti. Poi disse «Signori, ho la risposta». Mentre gli scienziati sedevano in attonito silenzio, lui snocciolò i vari passaggi per la soluzione del problema. E concluse: «Adesso andiamo a pranzo».

Ananyo Bhattacharya

Per chi ha passione sincera e conoscenze scientifiche adeguate che funzionano da bussola, risulta affascinante affrontare i capitoli più tesi, quelli in cui si dipanano le descrizioni del «costruttore universale autoreplicante» (termine che pare uscito da un vecchio romanzo di fantascienza Urania) e le controversie sulla neuroanatomia e sui «comportamenti intenzionali» di macchine e cervelli.

Per tutti, risultano toccanti i suoi ultimi momenti, quando, colpito da un tumore con metastasi al cervello (che nemesi, lui che usò così tanto) morì a 53 anni, non prima di essersi riavvicinato, perché alla fine la religione è pur sempre una ciambella di salvataggio, a un Dio più o meno verosimile.

Non per questo, nei suoi deliri finali, la sua mente rinunciò a formulare messaggi da portare «urgentemente» ai vertici militari, chiamando il soldato che piantonava la sua stanza. Alla breve funzione religiosa dell’8 febbraio 1957, un amico e collega dei tempi di Los Alamos (il progetto Mahnattan) scherzò: «se Johnny è dove pensava di andare, in questo momento sta tenendo conversazioni molto interessanti».

Ammesso che in un Aldilà ovviamente quantistico, e dunque molto più divertente e imprevedibile del solito Paradiso, Von Nuemann prosegua le sue dissertazioni con una schiera di intelligenze cosmiche, a noi terrestri basta riflettere su una delle sue memorabili riflessioni: «La gente non crede che la matematica sia semplice solo perché non si rende conto si quanto sia complicata la vita».

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