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Olimpiadi 1968. Il salto rivoluzionario di Dick Fosbury

Cosa sia un salto lo sapete tutti. Tanti per tirare avanti devono fare i salti mortali. A noi ragazzini di campagna piaceva il sabato pomeriggio fare un salto in centro. Immagino che qualcuno di voi si diverta a fare quattro salti in pista. Certo conoscete qualcuno che ha fa il salto della quaglia. E che dire dei bellissimi scatti di Philippe Halsman, quello che faceva fare un salto a tutti i suoi modelli.

Salvador Dalì salta per Halsman

Io però voglio raccontarvi una piccola storia di sport, da cui spero di ricavare una morale. Quando Richard Douglas Fosbury, detto Dick, nella seconda metà degli anni Sessanta cominciò ad allenarsi nel salto in alto, tutti gli atleti usavano lo stile ventrale. In questa tecnica il busto è rivolto verso il basso e rimane quasi parallelo all’asticella. Il più grande campione di salto in alto con questo stile è stato il sovietico Valerij Brumel’, che vinse la medaglia d’oro nelle Olimpiadi di Tokyo del ’64, con il record olimpico di 2,18 metri. La corsa di Valerij era molto elegante, tanto che si meritò il soprannome di Lord Brummel.

Gli allenatori degli Stati Uniti andarono in Unione Sovietica per cercare di capire qual era il segreto di Brumel’. Se Dick Fosbury avesse continuato a fare come facevano tutti gli altri probabilmente sarebbe diventato un buon saltatore, forse avrebbe anche vinto molte gare, però non sarebbe entrato nella storia. Così, nel campus dell’università dell’Oregon non continuò ad allenarsi come facevano tutti, ma cambiò modo di saltare.

Aggiunse una rotazione al salto, in modo da avere la schiena rivolta all’asticella. Con quel salto “strano” Dick Fosbury vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Città del Messico, con il nuovo record olimpico di 2,24 metri. Da allora, anche se con qualche iniziale resistenza, tutti i saltatori in alto adottarono lo stile Fosbury.

Forse non è un caso che Fosbury rivoluzionò il salto in alto proprio in quelle storiche olimpiadi, di cui ci rimane l’immagine del podio dei 200 metri maschili, con i pugni chiusi di Tommie Smith e John Carlos.

Ci capita spesso di provare a fare una cosa a cui teniamo, tentando sempre la stessa strada. A volte riusciamo, molte volte no. Ecco dovremmo imparare a pensare che le cose si possono cambiare.

Nella foto, uno dei primi esempi del cosiddetto “Fosbury flop

Sulle Olimpiadi del 1968, leggete anche qui

Nella foto in alto, il Fosbury flop agli U.S. Olympic trials del 1968

  • Luca Billi ha pubblicato il romanzo Anything Goes (Villaggio Maori Edizioni). Anything Goes è anche uno spettacolo teatrale. Per tenersi informati, qui
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